martedì 9 febbraio 2010

Nota sui mercati n. 3/2010

Data: 08/02/2010

Gentili investitori e cari amici,

IL FOCUS

Mentre l’avversione al rischio riprende il sopravvento su mercati attanagliati perennemente tra l’ingordigia e la paura, ci si accorge che ad oggi ci si protegge molto di più sul debito sovrano (comprando CDS) di non quanto ci si proteggeva nel 2008 sul debito corporate finanziario.
Non è un segnale da sottovalutare nelle sfere finanziarie. Quella che nelle note dei primi mesi del 2009 definivo la più grossa operazione di esproprio mai ordita ai danni dei cittadini, finiva inevitabilmente per riproporre quelle che erano le criticità e le difficoltà (l’eccessivo indebitamento) delle imprese finanziarie sui bilanci pubblici. Il debito non è stato eliminato, anzi, è stato ingigantito e “trasferito”, passato di livello, togliendolo dai bilanci delle banche e caricandolo su quelli statali e quindi distribuendolo sulle tasche di tutti. Questi potenti fenomeni di distribuzione, come facile intuire, modificano le ricchezze a livello di singoli e di aggregati. Qualche grande banca è molto più ricca (o forse molto meno povera) e tutti noi, sicuramente un po’ più poveri (alcuni forse molto più poveri). Già da tempo andavo avvisando che l’attenzione, finito questo “esproprio” doveva necessariamente passare dal debito corporate a quello governativo. E come per tutte le crisi, come già più volte ripetuto, i primi scricchiolii importanti sarebbero partiti dalla periferia. Non ci voleva Nostradamus! I primi scricchiolii si sono fatti sentire (per il vero si tratta già di cigolii discretamente forti) proprio dalla periferia. Da quello che gli anglosassoni, nella loro mania per gli acronimi (si prendono le iniziali delle parole e si crea un neologismo o si evoca una parola vecchia) e denotando una nota e risaputa avversione alla “mediterranei” chiamano i Pigs (alla lettera MAIALI), come iniziali di Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. Forse oggi (a malincuore, anche se inglesi di seri B, o i più italiani tra gli anglosassoni) hanno dovuto sostituire la I di Italia con la I di Irlanda. Qualcuno ha proposto Piigs, ma la parola perde il suo potere blasfemo ed irriverente. Meglio Pigs con qualche incognita. Ognuno ci metta la nazione che più odia.
Che il gioco sottile per cui qualcuno compri ancora debito pubblico (magari pensando che gli stati non falliscano!!!!) a rendimenti irrisori e rischi via via crescenti (di fatto sta comprando il debito del Santander o della Goldman) prima o poi debba finire non ci sono, per me, grossi dubbi. L’unica via possibile, l’ago regolatore finale, sarà un aumento dei tassi tali da rispecchiare il vero rischio intrinseco e aiutare le risorse ad allocarsi per il meglio. Dopo aver scoperto che la Grecia (e scopriremo tra qualche anno non essere stata l’unica…) ha taroccato i dati contabili, dopo aver assistito alla prima asta pubblica del dopo Lehman andata deserta (Portogallo che ha dovuto annullare 200 ML di euro di emissioni su 500 programmati per evitare che i tassi si alzassero troppo) consci che quest’anno la UE deve collocare 2,2 trilioni di euro (1 trilione = mille miliardi di euro) tra debito in scadenza e quello nuovo, tassi a livelli da”fiducia assoluta” spariranno. Il CDS sul Portogallo sono schizzati a 400 punti (per assicurare ad un anno 10.000.000,00 di debito sovrano ci vogliono 400.000,00 euro!!!), i rendimenti sui debito sono schizzati in una sola asta di oltre il 50%. A livelli record anche i CDS su Grecia e Spagna. I deficit annuali tutti sopra il 9% o giù di lì (contro un patto di stabilità che imponeva il 3%). Che resta da fare? I soldi non ci sono più e la fiducia incondizionata inizia a venire meno, non restano che le parole. Proclami, dichiarazioni di intenti, programmi di risanamento. Tanto furiosi quanto poco credibili. Staremo a vedere…
In tutto questo, Moody’s per la prima volta mette in dubbio la AAA USA, scatenando l’indignazione e l’incredulità della FED, ma qualcosa sta cambiando dal profondo dentro i mercati e Bernanke dovrà farsene una ragione…
Il ridicolo in tutto questo è che signori come il CEO di Goldman Sachs, tale Lloyd Blankfein, stia smanettando per avere una liquidazione da circa 100 ML di dollari. Questo signore è lo stesso che in Financial Crisis Inquiry Commission (la commissione che indaga sulla crisi) solo 25 gg fa dichiarava, ovviamente per togliersi ogni qualsivoglia responsabilità, che le crisi sono come i tornado o i terremoti. Impossibile prevederle ed evitarle. Accadono perché devono accadere. Certo, peccato che la sua richiesta di 100 ML di dollari cozzi contro la realtà: a salvare dalla crisi accaduta per volere divino non è stato proprio questo Lloyd, ma i contribuenti americani che ora perdono il posto di lavoro.
Roubinì, che grossa popolarità ha avuto per aver previsto e analizzato la crisi attuale parla dei mercati di oggi, come percorsi dalla più grande bolla mai vista dall’umanità, destinata a scoppiare e creare il più grande crac borsistico della storia. Speriamo solo che stavolta si sbagli di grosso…


AZIONI
Che il rally partito a marzo 2009 e conclusosi a metà gennaio 2010 fosse fisiologico e così duraturo e potente per effetto dell’immensa liquidità portata sui mercati, oggi è discretamente appurato e accettato. La crisi esiste ancora e produce il suo triste bollettino finale di fallimenti e disoccupazione. Per l’ennesima volta assistiamo alla farsa dei dati sulla disoccupazione americana, che come da copione sforna dati “consolanti” e poi li rivede al peggio qualche tempo dopo a notizia “vecchia”. Il dato della disoccupazione di dicembre passa da un -85.000 posti persi ad a -150.000! Nel frattempo si dichiara a -20.000 quella di gennaio (chissà quale sarà quella reale… ma li terremo d’occhio e vi informerò!) e si dichiara addirittura che il tasso di disoccupazione migliora arrivando da oltre il -10% a -9.7%. Come possibile? È la tristezza delle statistiche. Studi accurati dicono che un lavoratore dopo 12 mesi che è a spasso perde fiducia e inizia a sentirsi “inutile” e pian piano smette anche di cercare un nuovo posto. Quando smette di cercare un posto in maniera attiva, esce dalle liste dei disoccupati. Grazie a questi “sfiduciati cronici” quindi si può dichiarare ai mercati un dato drogato, l’ennesimo, che sottostima il fenomeno sociale e manipola il sentiment sull’economia.
Dall’estate 2007, quando la crisi è partita, gli USA hanno perso circa 8.400.000 posti di lavoro arrivando ad avere 129.500.000 di lavoratori attivi (come nel 1999).
Per il resto, borse sempre giù per la quarta settimana consecutiva e dollaro sempre più forte. L’immensa liquidità finita nei carry trade (quella che spaventa Roubinì) sta velocemente rientrando, spingendo ad acquistare dollari e vendere asset azionari. A mio avviso siamo entrati in quel trand discendente previsto già dalle note di settembre e ottobre con primo obiettivo di S&P 980/970 da raggiungere in uno o due mesi. Nel durante bisogna guardare con molta attenzione a due cose:
la correlazione dollaro/borsa: la sua rottura rappresenterà una svolta importante.
La seconda è la fiducia sui mercati e la relativa possibilità, per uno stato sovrano periferico di andare in default. Se si dovesse verificare un default di qualche stato europeo periferico (penso a Grecia, Irlanda o qualche paesino baltico, oppure alla Romania) o di qualche stato periferico americano, con scene di assalti e file alle banche allora, la trasposizione dei buchi, dai bilanci privati a quelli pubblici non ha funzionato e inizia una potente catena di sfiducia che travolgerà qualunque asset ritenuto rischioso, dalle azioni che andranno sotto i minimi di 667 tracciati a marzo 2009, alle obbligazioni dei paesi meno solidi (Italia compresa) che vedranno i rendimenti schizzare in alto modello Grecia. Si salverà solo l’oro, destinato a rivalutarsi e a svolgere la sua funzione di bene rifugio ultimo e forse qualche titolo di stato particolarmente solido (Germania)
Se non si dovesse (come mi auspico ma non posso garantire) verificare il temuto default statale, allora molto dipenderà dall’inflazionamento. Il ribasso potrebbe estendersi intorno ad un -20%, -25% (quindi verso quota 900/860 di S&P 500, poi stabilizzarsi e assistere a fenomeni inflativi. Per ottimismo intrinseco ritengo questa ipotesi la più plausibile.
Nel breve, probabile un piccolo rimbalzo fino in area 1070/1080 poi nuova ricaduta verso area 1.000.
I nostri portafogli sono da fine novembre e inizi di dicembre sottopesati in azioni come da suggerimenti in precedenti note. Attendiamo proseguo dello storno per cercare opportunità di acquisto, che potrebbero scattare a seconda degli scenari intorno ad un -20% circa rispetto ai massimi di fine anno 2009, oppure su un -50% da massimi relativi in caso di crisi di fiducia pesante. Finora abbiamo “battezzato” storni e rimbalzi con una discreta precisione ma con qualche tempo di anticipo. Vedremo…

Previsioni di breve: laterale – ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
La decisione consigliata a fine dicembre di liberarsi di emergenti e corporate si è rivelata appropriata. Adesso iniziamo a consigliare di abbassare la duration, portando, come sui nostri portafogli, gli asset in obbligazioni governative con rating medio AA e con duration max intorno ai 1 – 2 anni. Le tensioni sui tassi dei paesi periferici porteranno a competizioni sui tassi per rifinanziare il debito sovrano, che dopo un breve periodo porteranno ad aumenti anche sui tassi dei più virtuosi. Le nubi arrivano.
Nel frattempo, la curva dei tassi americani si è leggermente inasprita, con ribassi sui tassi a breve (fly to quality) e rialzi (Vendite) sui tassi a 10 anni. O si percepisce maggiore convinzione sulle prospettive economiche future americane o, più probabile, si percepisce potenziale inflazione.
Come da copione, nelle crisi di fiducia, si appiattisce in eurozona la curva dei tassi. Con i distinguo.
La crisi sulla periferia in un primo momento porta a vendere titoli a rischio (Grecia Portogallo e Spagna) e a comprare Bund tedeschi. Tassi in ribasso su tutta la curva su quest’ultimo e in rialzo sugli altri
In lieve rialzo i tassi sui corporate e sugli emergenti

Scenario di breve governativi euro: laterale sui tassi
Scenario di medio governativi euro: laterale rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: fortemente rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: rialzista sui tassi
Scenario di medio corporate: rialzista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Commodities in rosso come da correlazione con borse (positiva) e dollaro (negativa). Soprattutto il petrolio e il rame ritenuti a buon ragione gli anticipatori principe del economia. Soprattutto quest’ultimo, rientra in quasi tutte le produzioni e viene appunto chiamato “il dottore” per la sua capacità di “diagnosticare” lo stato di salute dell’economia. Da inizio anno a -15%, -10.3% il petrolio e -9% indice generale CRB.
L’oro in lieve calo (-2.8% da inizio anno) toccando in settimana 1045 $ l’oncia. Molto vicino al limite massimo di questo ribasso fissato sui 1000 $ oncia. A questi prezzi potrebbe essere una ottima opportunità di acquisto nei portafogli più speculativi (non scordate mai che l’oro ha natura SPECULATIVA). Personalmente, nei portafogli di alto grado di rischio iniziamo a ricomprarlo.


Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Dollar index sopra quota 80, in forte recupero su sterlina e euro e in perdita su yen, moneta storica del carry trade e che rimbalza, storicamente, nei momenti di paura per i riacquisti di chiusura sulle operazioni speculative.
Da inizio dicembre 2009 con dollaro al minimo di 1.51 si è arrivati al massimo di 1.358 rintracciando oltre il 50% dell’intero movimento ribassista partito da 1.24 e arrivato a 1.51
Potrebbe essere che ben presto, come quanto scritto nelle azioni, si rompa la correlazione inversa borsa/materie prime e dollaro. Con borse in discesa e dollaro in svalutazione. Allora avremo oro in grande spolvero.

DATI MACRO ENTRANTI

PORTAFOGLI

I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

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