Data: 29/06/2009
Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
Ben ritrovati al nostro appuntamento bisettimanale con i mercati. Rispondo subito ai coloro che mi scrivono chiedendo note settimanali come nei mesi di gennaio febbraio e marzo. Probabilmente vi ho abituato bene. Purtroppo il mio tempo è dato e il lavoro è sempre più feroce e assetato. In momenti di relativa tranquillità finanziaria (tranquillità sibillina e foriera di possibili tempeste future) tendo a fare le note con commenti e previsioni su base bisettimanale. Il vostro entusiasmo genuino, le vostre critiche sempre costruttive e il vostro sostegno mi incentiva a fare meglio e di più. Vedrò cosa potrò fare e cercherò per il possibile di accontentarvi. State sintonizzati.
Chi cerca di rimanere informato sulle vicende economiche e finanziarie avrà certamente colto il riacutizzarsi in queste settimane di antiche paure e lo sfiorire di quei “germogli” così intensamente sostenuto solo pochi mesi fa. Qualche irrimediabile parla ancora di il “peggio è passato ma la crisi rimane”; frase di dubbia interpretazione. Ci dice tutto e niente e si parano il sedere da errori (visto l’abbondanza di previsioni sbagliate in passato). Decisamente preferiremmo il silenzio. Il nostro Premier continua ad incolpare della crisi i giornalisti e l’informazione in generale, arrivando a sostenere che la crisi è soprattutto psicologica e che bisognerebbe dare dati falsi pur di far percepire un reale diverso.
Il problema purtroppo, temiamo essere notevolmente più serio:
la disoccupazione in Europa e negli Usa inizia a sfiorare (e ben presto passerà) il 10% con un incremento solo negli Stati Uniti da dicembre 2007 di ben 7.000.000 di nuovi disoccupati. I sussidi alla disoccupazione del secondo trimestre hanno superato ancora i 600.000. Su base annuale il PIL USA del 1 trimestre è calato del -5.5% mentre le stime per l’Europa e in particolare per l’Italia non sono certamente rosee. A livello globale le stime della Banca Mondiale per la crescita nel 2009 sono state portate da un -1.7% ad un -2.9%. In Italia il fatturato dell’industria ad aprile è calato del -22% (su aprile 2008) e gli ordinativi del -31%. Unici indici in controtendenza sono quelli sulla fiducia, che dopo mesi di debacle negli ultimi tempi sembrano riprendersi. Si tratta comunque di indici psicologici, se non addirittura emotivi ed evanescienti. Dopo forti storni e in concomitanza con un rimbalzo borsistico molto mediatico e che ha ridato fiato ai portafogli massacrati dei risparmiatori è una cosa discretamente normale. Ben presto sui prossimi venturi storni di borsa, l’umore inizierà di nuovo a cambiare.
Purtroppo a ben vedere, le cifre date rappresentano numeri a cui ci si inizia pian piano ad abituare mentre nella loro freddezza sono terribili.
L’unico modo per rilanciare questo tipo di economia e tornare a crescere sarebbe quello di rilanciare i consumi, soprattutto privati (negli USA il 70% del PIL). E qui arrivano le note dolenti. Negli Stati Uniti, nonostante un aumento dei soldini in busta paga (dovuti per altro alle misure fiscali una tantum e non riproducibili) questi non si sono tramutati in maggiori consumi come ci si aspettava, ma in un più alto tasso di risparmio, tornato al 6.9% livello che non vedeva da 17 anni. In ottica di lungo periodo è panacea, in quanto il risparmio reale permetterà il ricostituirsi di quei capitali “reali” che ora mancano all’economia. Nel breve periodo vuol però dire, che nonostante gli interventi, i consumi non decolleranno e la crisi mostrerà la sua virulenza correttrice. Probabilmente il modello stesso di consumi ad oltranza sostenuti da debiti inesigibili che ha dominato gli ultimi 20/30 anni è definitivamente stato messo in crisi e sicuramente non sarà riproponibile né nel breve né nel lungo periodo. La stessa sostenibilità ambientale di questi consumi, oltre che quella economico finanziaria sarebbe problematica e di fatto inaccessibile. Se si aggiunge che la disoccupazione con un certo gap temporale (un disoccupato prima di calare il proprio tenore di vita impiega un discreto asso temporale) si rifletterà sui consumi, deprimendoli, il quadro diventa ben delineato. Nel contempo il sistema sta sempre più prepotentemente scivolando da un economia di mercato verso un economia pubblica o statale per lo più inflazionistica. Fuori da ogni considerazione di stampo politico la cosa ha un solo significato. L’annientamento dell’efficienza dell’allocazione dei fattori produttivi che solo un libero mercato potrebbe garantire (e forse che ne rappresenta l’unico vantaggio di medio lungo termine). Questa forza propulsiva che nel lungo periodo permetterebbe il miglioramento delle condizioni generali viene a mancare. Al suo posto ci saranno maree di soldi pubblici che risponderanno a logiche di difficile interpretazione, più o meno condivisibili che siano, e che sposteranno gradatamente il sistema economico verso equilibri più bassi. Ci saranno maggiori tasse e minori risorse per scegliere liberamente cosa cosumare e cosa no. La faccenda straordinaria è che queste ultime righe non sono propriamente mie, ma di un certo A. Greenspan in un suo artico sul WSJ datato 26 giugno. L’artefice maggiore di questa bolla speculativa sui mutui a basso rating e sulle strutture costruiti su questi lancia i suoi moniti sinistri. Certo non dovevamo aspettare lui con i suoi goffi tentativi di pulirsi il viso e di scaricare i suoi errori per le disgrazie future che arriveranno sui nuovi decisori per cogliere il significato delle sue affermazioni, che per una volta ci trovano in accordo. Le abbiamo dette e scritte più volte. Non è neanche un mistero che il deficit pubblico americano abbia in pochissimo tempo raggiunto la cifra monstre di 2 trilioni di dollari pari al 10% del PIL. Purtroppo si manterrà su questi livelli elevati (e anche più) per molto tempo. Le stesse politiche di espansione della base monetaria verranno potenziate; questo cocktail micidiale di disoccupazione crescente (anche se a tassi decrescenti), di sostituzione del mercato con la burocrazia, di bassi consumi e di iniezione di inflazione disegna il quadro di riferimento almeno dei prossimi 12 / 18 mesi.
E non è un quadro d’autore. Decisamente!
Lo scenario evolutivo della crisi seguirà le seguenti tappe nei prossimi 12/24 mesi:
1. calo sostenuto della disoccupazione (è il dato più importante per i prossimi 12 o 18 mesi- dalla crisi si uscirà solo con quattro mesi di occupazione cresente!);
2. calo dei consumi a livello globale
3. calo degli investimenti industriali
4. crescita degli investimenti pubblici improduttivi (copertura di buchi altrui – per la cronaca mancano all’appello degli asset tossici solo in Europa più di 1.000 miliardi di euro)
5. cali borsistici
6. calo del PIL
7. aumento dell’inflazione soprattutto in USA e Inghilterra
8. aumento dei tassi di interesse sui titoli di stato e sui prestiti (soprattutto nei paesi anglosassoni)
9. lenta e progressiva svalutazione del dollaro e successiva perdita dello status di moneta mondiale.
10. rivalutazione di metalli preziosi e oro
11. nascita di nuova moneta mondiale
Una buona notizia che arriva è che B. Madoff rischia 150 anni di galera e sequestro globale del suo patrimonio personale (e probabilmente se li prederà tutti); il tutto in meno di 8 mesi! non ci provo neanche ad entrare in un confronto con l’Italia dove tutti i banditi finanziari sono liberi, nella piena disponibilità finanziaria e festaioli e dove un processo se va bene si conclude con la morte naturale dell’imputato (quindi dopo decenni!). L’unico rammarico è che negli Usa non sia stato usato lo stesso metro per i creatori di questa nefandezza che coinvolgerà buona parte del nostro prossimo futuro e che in termini qualitativi e quantitativi è enormemente maggiore di quella perpetuata da B. Madoff. Anzi BoA ha annunciato seguita da altri, di aver aumentato gli stipendi dei proprio manager del 50% per ricompensarli della perdita dei bonus dovuti agli aiuti pubblici….
Dopo le considerazioni fatte sorge spontanea una domanda: dove sono finiti quei ciarlatani compromessi con tutto e tutti che dicevano che la crisi sarebbe già passata con il secondo semestre del 2009? Ora che ci stiamo entrando e la crisi sembra sempre presente? la stanno rinviando al primo semestre del 2010 o al secondo (i più ravveduti). Probabilmente ha ragione il Premier. Sarebbe meglio tappargli la bocca, ma non perché i dati veri deprimono l’umore, ma perché contrabbandano dati mistificati! Chiedetelo a quei 25 milioni di nuovi disoccupati a livello mondiale che la crisi e i banditi finanziari hanno provocato!
AZIONI
Anche in queste due settimane previsioni azzeccate quasi su tutti i settori di investimento trattati in queste note. Lo S&P500 ha rotto la media 21 e si è appoggiato sulla media a 50 dove ha fatto un piccolo rimbalzo arrivando dai massimi a perdere 67 punti e recuperando circa il 50% (33). Ora le borse dopo qualche giorno positivo (fino probabilmente a mercoledì ove escono dati macro importanti) dovrebbero rintracciare in movimento laterale – rialzista, per poi chiudere la settimana in territorio negativo. Il trend rialzista partito il 9 di marzo in ogni caso non si può ancora dire concluso. Soltanto la rottura di 905 /904 porterebbe lo storno borsistico a livelli più profondi con primo targhet a 975. La rottura di questo supporto porterebbe quasi sicuramente alla partenza della terza ondata ribassista. Quella più grossa e devastante. Al contrario il superamento di quota 935 e della media mobile a 200 gg porterebbe un allungamento inatteso del trend rialzista con obiettivo 1000/1020. Molto dipende dai dati macro veramente intensi e significavi che usciranno questa settimana e in particolar modo quello di giovedì sulla disoccupazione. La nostra sensazione è che il rimbalzo abbia il fiato corto. Potrebbe ancora avere qualche sussulto di orgoglio ma è sicuramente a fine corsa. Con prospettive di guadagni piccoli e prospettive di perdite sostanziose abbiamo iniziato coi nostri portafogli ad allontanarci (consci di essere un filino in anticipo) dagli assets rischiosi. Venduti tutti gli azionari sui rialzi di oggi della LOW e della HIGH volatility.
Le previsioni sono le seguenti:
Previsioni di breve: laterale ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista
OBBLIGAZIONI
Come previsto negli USA, in concomitanza con il ribasso borsistico si è assistito ad un notevole rintracciamento dei tassi su tutta la curva. I Bills a 3 mesi sono allo 0.18%, i bonds a 2 anni all’ 1.03% (-16cts) a 5 anni al 2.51% (-27cts) e a 10 anni 3.53% dal 4% sfiorato due settimane fa raggiungendo l’obiettivo che avevamo posto del rendimento al 3.50%. Probabile una ulteriore discesa con stabilizzazione del decennale intorno ad area 3 -3,5% a seguito dei nuovi afflussi di capitali in fuga dall’azionario (i volumi sono sulle borse americane nelle ultime 2 settimane sono fortemente decresenti) e in virtù della boccata di ossigeno presa dopo il collocamento senza problemi (inaspettato) di più di 100 MLD di dollari di titoli di stato. Non è un bel segnale. Soprattutto se incrociato coi tassi sui mutui i quali non sono affatto calati. Semplicemente sta tornando una certa avversione al rischio che apre potenzialmente le porte ad un ribasso borsistico. Il debito pubblico americano (su chi presto dedicheremo un focus) è estero dipendente. Una sorta di enorme schema Ponzi o Madoff. Le nuove emissioni sono sottoscritte dai paesi esteri (in primis Cina) e servono per rimborsare le emissioni in scadenza. Sono gli stessi compratori che versano i soldi per i propri rimborsi. Il malumore aumenta e la Cina sempre più insistentemente chiede al FMI di utilizzare una valuta internazionale che non sia dollaro dipendente. Qualcuno in Cina inizia ad avere seriamente paura per tutti i crediti concessi al governo americano.
In Europa sono partite le operazioni di iniziane di moneta e subito i tassi ne hanno risentito abbassandosi su tutta la curva. Previsto un taglio (inimmaginabile fino a 2 settimane fa) di 0,25% con probabilità del 50% (e forse qualcosa in più). La situazione è peggiore di quello che pensavano.
Le previsioni sono le seguenti:
Scenario di breve governativi euro: laterale - ribassista
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi
Scenario di breve governativi USA: laterale ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi
Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi
COMMODITIES
Nonostante la Cina continui a riempire i suoi magazzini di materie prime, quasi fossero una riserva migliore dei treasury in dollari le materie prime, rispettando la correlazione con le borse, hanno leggermente stornato a livello di CRB. Come da previsioni di due settimane fa, oro leggermente rialzista e CRB leggermente ribassista. Contrastati gli agricoli, ancora in recupero il rame.
Le previsioni sono le seguenti
Previsioni Oro di breve: laterale rialzista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista
VALUTE
Dollaro leggermente in difficoltà con le principali valute. E’ destinato a svalutarsi lentamente e progressivamente, ma nel breve, mantenendo la sua correlazione inversa con le borse e le materie prime, probabilmente si rafforzerà sugli storni bosrsistici più che probabili e lo troveremo più facilmente verso 1.38 che 1.42 (range naturale per le due settimane a venire). Previste in indebolimento le valute commodities.
Euro sugli scudi per la decisione in settimana della BCE. Come detto ci si aspetta un taglio di 0.25% o tassi stabili contro un probabile rialzo atteso fino a 2 settimane fa. Il sistema bancario europeo si scopre ancora fortemente vulnerabile e la crisi economica non sembra dare segni di ripresa ma solo di rallentamento (che è cosa ben diversa). Sarebbe praticamente impossibile una crisi con ritmi di caduta simili a quelli dei primi tre trimestri.
I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.
Un cordiale saluto
Claudio Bonilauri
martedì 30 giugno 2009
martedì 16 giugno 2009
Nota sui mercati n. 28 del 15/06/2009
Data: 15/06/2009
Per scaricare in PDF
Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
Dopo un paio di settimane eccoci qui! La notizia di questi tempi che pone serie riflessioni è il raggiungimento nella settimana uscente da parte dei tassi sul decennale americano della quota 4% (dal 3% di un mese fa) e di quelli ipotecari oltre il 5% (al 5.12% , ben un 1,15% in più rispetto a 20/25 giorni fa!). Non si tratta di tassi astronomici di per se stessi, ma in una situazione DICHIARATA di politica di tassi a zero (zirp) sembrano alquanto bizzarri e in controtendenza. Soprattutto vanificano in 20 giorni tutti gli sforzi della FED di trasmettere l’abbassamento dei tassi sulle scadenze medio lunghe al fine di rilanciare seriamente l’economia. La cosa grave è che questo avviene nonostante la FED abbia già “speso” metà (circa 150 MLD di dollari) del pacchetto di 300 MLD di dollari freschi freschi di stampa immessi in esecuzione delle poltiche “easy quantitative”.
Ora per definizione, i tassi a 10 anni dovrebbero rispecchiare la somma della crescita prevista media del PIL nel decennio più il tasso di inflazione atteso nello stesso periodo. Qualche inguaribile ottimista (o qualche compromesso col sistema) potrebbe pensare che sia una cosa più che naturale e che non testimoni altro che le attese del mercato per un veloce e prossima uscita dalla crisi e quindi semplicemente un ritornato appetito per il rischio.
Preferiamo vedere il bicchiere mezzo vuoto. La verità secondo noi è che le attese inflazionistiche iniziano, come più volte ricordato, a concretizzarsi negli incubi degli investitori; non tarderà molto che la FED si troverà nel dilemma di dover continuare a stampare moneta all’impazzata per comprare debito pubblico americano nel goffo e deleterio tentativo di mantenere i tassi a lungo americani sufficientemente bassi da non uccidere l’economia. Questo nuova creazione di moneta (inflazionamento) non farà altro che spingere successivamente i tassi ad un maggiore rialzo (in quanto “incorporano” l’inflazione) e nello svalutare il dollaro (con ulteriore creazione di inflazione importata) nel classico gioco senza uscita del gatto che si morde la coda! E allora scoprirà suo (e nostro) malgrado che l’inflazione è un virus resistente, velocissimo e auto replicante. Una volta introdotto nell’organismo, anche solo con una piccola iniezione diventa difficilmente controllabile e potenzialmente mortale (vedere Weimar e recentemente Zimbabwe – dove l’inflazione annua ha un tasso ad 21 zeri! Circa il 5,000,000,000,000,000,000,000% annuo e il governo ha già tagliato 25 zeri dalla moneta locale, il dollaro dello Zimbabwe, con la disoccupazione schizzata all’80% -
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/africa/article5645441.ece -); Ben venga anche se tardiva e fragile la sana concezione monetarista tedesca che si sta riproponendo all’interno della BCE (ha bloccato il ribasso dei tassi) e per bocca di Angela Merkel. Temiamo non ci salverà, di fatto, ma ci ammorbidirà la caduta.
Una situazione di inflazione porterà poi necessariamente a svalutazioni della moneta (dollaro) come succedeva per la lira negli anni 80 e primi 90. Il problema è che il dollaro non è la lira, ma la moneta ufficiale dell’impero, la moneta di scambio internazionale per antonomasia. Una perdita di valore (e quindi di fiducia) su questa avrà conseguenze difficili da immaginare ed effetti lunghi e profondi. Metterà sicuramente in crisi il debito pubblico USA (e le proteste di Cina e Russia su esigenze di maggior protezione dei loro crediti in dollari verso gli USA ne sono i primi sintomi). Sposterà le ricchezze dagli Stati Uniti verso la periferia, soprattutto verso i paesi produttori di materie prime e fonti energetiche i cui prezzi in dollari saliranno. Alla lunga imporrà al mondo una moneta di riferimento nuova. Se la leggete così, né più ne meno è la storia della caduta dell’impero romano!
Bernanke e il suo codazzo hanno una sola possibilità. Dolorosa ed oggi più difficile di ieri. Smettere di battere moneta, alzare i tassi di interesse per difendere creditori e dollaro, inasprire la politica fiscale USA al fine di cercare di rimediare gli squilibri profondi della sua economia (debiti privati, debito pubblico e deficit della bilancia dei pagamenti). Questo comporterà sacrifici enormi per il consumatore americano e nuova povertà. Riteniamo che questa scelta sia di fatto inapplicabile. Gli Usa sono una democrazia multietnica basata sul consenso economico. Se lo stato cede o perde consenso succedono cose sgradevoli, molto più sgradevoli che in altri paesi (vedere rivolta di Los Angeles e il caos di New Orleans dopo l’uragno Katrina, con sciacallaggi e stupri e confrontatelo con la dignità del terremoto in Umbria). Inoltre il consenso economico, unico vero collante del sistema USA è di breve se non immediato periodo. Le scelte devono produrre effetti subito e con vantaggi tangibili nel breve. Non c’è spazio per progetti di lungo respiro. Rimediare a 20/30 di mala economia e di distorsioni strutturali nel tempo di una legislatura è di fatto utopia. La realtà dura e cruda e che per troppi anni il cittadino americano medio ha vissuto sopra le sue possibilità. Ora è arrivato il conto. Non ci sono pasti gratis!
La via più facile (e alla fine più deleteria) sarà quella di stampare moneta e quindi finta ricchezza. Non stupisce che sia proprio quella imboccata e pensiamo senza ritorno.
A dire il vero ci sarebbe anche una terza via, indolore e lodevole, ma difficilissima e alla fine quasi miracolosa. Potenziare la ricerca scientifica e creare surplus di ricchezza reale con questa da usare integralmente per risanare i pasticci passati. Purtroppo la ricerca scientifica non risponde a tempi e modi cari agli economisti e spesso quello che si vede oggi è il frutto di scelte lungimiranti passate!
AZIONI
Sostanzialmente si sono avute due settimane di movimenti laterali. All’ottimismo dei piccoli risparmiatori incentivati dai mass media e da dichiarazioni sempre più ottimistiche (quanto interessate e fallaci) si è tenacemente opposto il realismo degli istituzionali. Questi ultimi posizionati come da manuale sulla media mobile a 200 gg hanno sempre ricacciato (spesso sul finire delle sedute) indietro lo S&P500 mantenendolo nello strettissimo canale compreso tra la media a 200 e la media a 21 giorni. Tecnicamente si stà configurando un triangolo, figura che normalmente rompe a ¾ del proprio tracciamento (e quindi questa settimana o al massimo la prossima); a seconda che rompa al rialzo (media a 200) o al ribasso (media a 21) determinerà l’onda rialzista o ribassista. I dati macro (sussidi di disoccupazione intorno a 600 mila, previsioni di PIL europeo al ribasso, deficit USA in costante e perenne peggioramento) non fanno presagire nulla di buona anche se in questi mesi fortemente ignorati dagli investitori. E tra poco arrivano le trimestrali…. Sostanzialmente il canale è il seguente. Resistenza a 961 e supporto a 924 (con altro supporto decisivo a 875). Riteniamo molto probabile una rottura del supporto con una prima ondata ribassista che indicativamente riporti l’indice intorno a 800 basso. In ogni caso eventuali posizioni short si aprono solo con la rottura di un supporto. Evitare in ogni caso di prendere posizioni al rialzo. Il rimbalzo ci sembra a fine corsa e potrebbe, nella migliore delle ipotesi posizionarsi in area 1000 con rischi di storni molto più probabili e pressanti.
Previsioni di breve: laterale ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista
OBBLIGAZIONI
Come detto qualcosa si è inceppato nella FED. Suo malgrado ha scoperto che la liquidità iniettata in un mercato altamente speculativo non va dove programmato (distribuzione su tutta la curva dei rendimenti con relativo abbassamento) ma si concentra sui mercati più promettenti in base alle attese di inflazione. In primis le materie prime e le piazze finanziarie dei paesi produttori di queste (gli emergenti). Riteniamo che comunque dopo il violento rialzo, magari in concomitanza con uno storno borsistico i tassi possano tornate vicino al 3% o comunque intorno sotto il 3.5% in via momentanea prima di vedere nuove e potente azioni di easy quantitative e riassistere ad una impennata severa ben oltre il 4% mettendo in difficoltà la FED e/o il dollaro. Tassi stabili in settimana sull’euro su tutta la curva o anche qui in leggero calo se si verifica il calo delle borse con la rottura del supporto che noi riteniamo più probabile. Corporate ancora interessanti nonostante le massicce emissioni che sono partite e dureranno per tutto l’anno, ma con problemi seri sui bancari. È notizia che le banche europee portano in pancia ancora asset tossici per circa 283 MLD di dollari come divulgato dalla BCE. Questi asset tossici prima o poi dovranno essere oggetto di “write down”, cioè di perdite a bilancio! La BCE inoltre ci avverte (in momento di stranissima lucidità) che il ciclo del credito non ha ancora raggiunto il suo minimo. Non osiamo pensare cosa si nasconde sotto frasi così sibilline… Su buona parte del sistema inoltre aleggia il tetro fantasma, orami in via di materializzazione, del default di qualche economia dell’est europeo.
Le previsioni sono le seguenti:
Scenario di breve governativi euro: laterale sui tassi
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi
Scenario di breve governativi USA: laterale ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi
Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi
COMMODITIES
Industriali ancora in rialzo, con il rame a +4% in settimana e a +70% da inizio anno. Il petrolio arriva probabilmente a fine corsa, raddoppiando i prezzo in poco più di un mese e mettendo a segno un +60% da inizio anno.
Oro e preziosi in storno su voci che le banche occidentali stiano vendendo le proprie scorte. Probabile un rintracciamento dell’oro (che ha rotto il supporto rappresentato dalla media a 20 giorni) in area 900 basso o addirittura 800 alto. Nell’ottica dell’inflazionamento delle economie, una sua discesa sotto i 900 dollari all’oncia rappresenterebbe un ottima occasione per incrementare. Non a caso, mentre le banche centrali occidentali vendono oro la Cina lo compra. Probabile in queste settimane un rintracciamento di petrolio, rame e CRB (che hanno corso molto), magari in concomitanza con lo storno delle borse. Lo scenario di fondo rimane comunque rialzista nel medio periodo.
Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista
VALUTE
Dollaro in leggera perdita su tutte le moneta e sull’euro oramai entrato nella fascia 1.38 -1.42. A evitare una svalutazione più potente del dollaro sono stati i paesi BRIC (Crasile, Russia, India e Cina) che al fine di salvare il loro cambio e le loro esportazione, per impedire una svalutazione di questo ne hanno comprato per 60 MLD arrivando a detenerne una quota orami superiore al 40% dei dollari totali in circolazione. Il dollar index che sembrava stabilmente ancorato a quota 90, ora si è posizionato a quota 80. Di concerto con il probabile rintracciamento di materie prime e borse potrebbe leggermente rivalutarsi riportandosi in area 1.35 contro euro. Lo scenario di base però rimane fortemente inflativo (e quindi svalutativo) del dollaro contro quasi tutte le monete e in particolare contro euro. Su quest’ultimo influiranno notevolmente i dati sui prezzi, in quanto potrebbero convincere la BCE ad azioni più aggressive di espansione della base monetaria, soprattutto a seguito delle rinnovate difficoltà dei paesi baltici (Lettonia in primis) che rischiano di riaccendere fari sinistri sui sistemi bancari di Austria, Svezia e Italia. Alto in questo momento il rischio di una svalutazione monetaria della lat lettone in cambio con euro intorno ad 1.40; una decisione drastica in questo senso oltre che a rappresentare il grido di disperazione di questi paesi, di fatto in default, rischierebbe di destabilizzare le economie dell’est (le 3 repubbliche baltiche, Ungheria e Polonia) con riflessi difficilmente immaginabili sull’euro e sull’intera eurozona. Il tempo dell’ottimismo del rimbalzo stà arrivando al capolinea.
PORTAFOGLI
aperta posizione su ETF natural gas comprato a 0.49 euro
Aggiornamento in settimana
I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.
Un cordiale saluto
Claudio Bonilauri
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Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
Dopo un paio di settimane eccoci qui! La notizia di questi tempi che pone serie riflessioni è il raggiungimento nella settimana uscente da parte dei tassi sul decennale americano della quota 4% (dal 3% di un mese fa) e di quelli ipotecari oltre il 5% (al 5.12% , ben un 1,15% in più rispetto a 20/25 giorni fa!). Non si tratta di tassi astronomici di per se stessi, ma in una situazione DICHIARATA di politica di tassi a zero (zirp) sembrano alquanto bizzarri e in controtendenza. Soprattutto vanificano in 20 giorni tutti gli sforzi della FED di trasmettere l’abbassamento dei tassi sulle scadenze medio lunghe al fine di rilanciare seriamente l’economia. La cosa grave è che questo avviene nonostante la FED abbia già “speso” metà (circa 150 MLD di dollari) del pacchetto di 300 MLD di dollari freschi freschi di stampa immessi in esecuzione delle poltiche “easy quantitative”.
Ora per definizione, i tassi a 10 anni dovrebbero rispecchiare la somma della crescita prevista media del PIL nel decennio più il tasso di inflazione atteso nello stesso periodo. Qualche inguaribile ottimista (o qualche compromesso col sistema) potrebbe pensare che sia una cosa più che naturale e che non testimoni altro che le attese del mercato per un veloce e prossima uscita dalla crisi e quindi semplicemente un ritornato appetito per il rischio.
Preferiamo vedere il bicchiere mezzo vuoto. La verità secondo noi è che le attese inflazionistiche iniziano, come più volte ricordato, a concretizzarsi negli incubi degli investitori; non tarderà molto che la FED si troverà nel dilemma di dover continuare a stampare moneta all’impazzata per comprare debito pubblico americano nel goffo e deleterio tentativo di mantenere i tassi a lungo americani sufficientemente bassi da non uccidere l’economia. Questo nuova creazione di moneta (inflazionamento) non farà altro che spingere successivamente i tassi ad un maggiore rialzo (in quanto “incorporano” l’inflazione) e nello svalutare il dollaro (con ulteriore creazione di inflazione importata) nel classico gioco senza uscita del gatto che si morde la coda! E allora scoprirà suo (e nostro) malgrado che l’inflazione è un virus resistente, velocissimo e auto replicante. Una volta introdotto nell’organismo, anche solo con una piccola iniezione diventa difficilmente controllabile e potenzialmente mortale (vedere Weimar e recentemente Zimbabwe – dove l’inflazione annua ha un tasso ad 21 zeri! Circa il 5,000,000,000,000,000,000,000% annuo e il governo ha già tagliato 25 zeri dalla moneta locale, il dollaro dello Zimbabwe, con la disoccupazione schizzata all’80% -
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/africa/article5645441.ece -); Ben venga anche se tardiva e fragile la sana concezione monetarista tedesca che si sta riproponendo all’interno della BCE (ha bloccato il ribasso dei tassi) e per bocca di Angela Merkel. Temiamo non ci salverà, di fatto, ma ci ammorbidirà la caduta.
Una situazione di inflazione porterà poi necessariamente a svalutazioni della moneta (dollaro) come succedeva per la lira negli anni 80 e primi 90. Il problema è che il dollaro non è la lira, ma la moneta ufficiale dell’impero, la moneta di scambio internazionale per antonomasia. Una perdita di valore (e quindi di fiducia) su questa avrà conseguenze difficili da immaginare ed effetti lunghi e profondi. Metterà sicuramente in crisi il debito pubblico USA (e le proteste di Cina e Russia su esigenze di maggior protezione dei loro crediti in dollari verso gli USA ne sono i primi sintomi). Sposterà le ricchezze dagli Stati Uniti verso la periferia, soprattutto verso i paesi produttori di materie prime e fonti energetiche i cui prezzi in dollari saliranno. Alla lunga imporrà al mondo una moneta di riferimento nuova. Se la leggete così, né più ne meno è la storia della caduta dell’impero romano!
Bernanke e il suo codazzo hanno una sola possibilità. Dolorosa ed oggi più difficile di ieri. Smettere di battere moneta, alzare i tassi di interesse per difendere creditori e dollaro, inasprire la politica fiscale USA al fine di cercare di rimediare gli squilibri profondi della sua economia (debiti privati, debito pubblico e deficit della bilancia dei pagamenti). Questo comporterà sacrifici enormi per il consumatore americano e nuova povertà. Riteniamo che questa scelta sia di fatto inapplicabile. Gli Usa sono una democrazia multietnica basata sul consenso economico. Se lo stato cede o perde consenso succedono cose sgradevoli, molto più sgradevoli che in altri paesi (vedere rivolta di Los Angeles e il caos di New Orleans dopo l’uragno Katrina, con sciacallaggi e stupri e confrontatelo con la dignità del terremoto in Umbria). Inoltre il consenso economico, unico vero collante del sistema USA è di breve se non immediato periodo. Le scelte devono produrre effetti subito e con vantaggi tangibili nel breve. Non c’è spazio per progetti di lungo respiro. Rimediare a 20/30 di mala economia e di distorsioni strutturali nel tempo di una legislatura è di fatto utopia. La realtà dura e cruda e che per troppi anni il cittadino americano medio ha vissuto sopra le sue possibilità. Ora è arrivato il conto. Non ci sono pasti gratis!
La via più facile (e alla fine più deleteria) sarà quella di stampare moneta e quindi finta ricchezza. Non stupisce che sia proprio quella imboccata e pensiamo senza ritorno.
A dire il vero ci sarebbe anche una terza via, indolore e lodevole, ma difficilissima e alla fine quasi miracolosa. Potenziare la ricerca scientifica e creare surplus di ricchezza reale con questa da usare integralmente per risanare i pasticci passati. Purtroppo la ricerca scientifica non risponde a tempi e modi cari agli economisti e spesso quello che si vede oggi è il frutto di scelte lungimiranti passate!
AZIONI
Sostanzialmente si sono avute due settimane di movimenti laterali. All’ottimismo dei piccoli risparmiatori incentivati dai mass media e da dichiarazioni sempre più ottimistiche (quanto interessate e fallaci) si è tenacemente opposto il realismo degli istituzionali. Questi ultimi posizionati come da manuale sulla media mobile a 200 gg hanno sempre ricacciato (spesso sul finire delle sedute) indietro lo S&P500 mantenendolo nello strettissimo canale compreso tra la media a 200 e la media a 21 giorni. Tecnicamente si stà configurando un triangolo, figura che normalmente rompe a ¾ del proprio tracciamento (e quindi questa settimana o al massimo la prossima); a seconda che rompa al rialzo (media a 200) o al ribasso (media a 21) determinerà l’onda rialzista o ribassista. I dati macro (sussidi di disoccupazione intorno a 600 mila, previsioni di PIL europeo al ribasso, deficit USA in costante e perenne peggioramento) non fanno presagire nulla di buona anche se in questi mesi fortemente ignorati dagli investitori. E tra poco arrivano le trimestrali…. Sostanzialmente il canale è il seguente. Resistenza a 961 e supporto a 924 (con altro supporto decisivo a 875). Riteniamo molto probabile una rottura del supporto con una prima ondata ribassista che indicativamente riporti l’indice intorno a 800 basso. In ogni caso eventuali posizioni short si aprono solo con la rottura di un supporto. Evitare in ogni caso di prendere posizioni al rialzo. Il rimbalzo ci sembra a fine corsa e potrebbe, nella migliore delle ipotesi posizionarsi in area 1000 con rischi di storni molto più probabili e pressanti.
Previsioni di breve: laterale ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista
OBBLIGAZIONI
Come detto qualcosa si è inceppato nella FED. Suo malgrado ha scoperto che la liquidità iniettata in un mercato altamente speculativo non va dove programmato (distribuzione su tutta la curva dei rendimenti con relativo abbassamento) ma si concentra sui mercati più promettenti in base alle attese di inflazione. In primis le materie prime e le piazze finanziarie dei paesi produttori di queste (gli emergenti). Riteniamo che comunque dopo il violento rialzo, magari in concomitanza con uno storno borsistico i tassi possano tornate vicino al 3% o comunque intorno sotto il 3.5% in via momentanea prima di vedere nuove e potente azioni di easy quantitative e riassistere ad una impennata severa ben oltre il 4% mettendo in difficoltà la FED e/o il dollaro. Tassi stabili in settimana sull’euro su tutta la curva o anche qui in leggero calo se si verifica il calo delle borse con la rottura del supporto che noi riteniamo più probabile. Corporate ancora interessanti nonostante le massicce emissioni che sono partite e dureranno per tutto l’anno, ma con problemi seri sui bancari. È notizia che le banche europee portano in pancia ancora asset tossici per circa 283 MLD di dollari come divulgato dalla BCE. Questi asset tossici prima o poi dovranno essere oggetto di “write down”, cioè di perdite a bilancio! La BCE inoltre ci avverte (in momento di stranissima lucidità) che il ciclo del credito non ha ancora raggiunto il suo minimo. Non osiamo pensare cosa si nasconde sotto frasi così sibilline… Su buona parte del sistema inoltre aleggia il tetro fantasma, orami in via di materializzazione, del default di qualche economia dell’est europeo.
Le previsioni sono le seguenti:
Scenario di breve governativi euro: laterale sui tassi
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi
Scenario di breve governativi USA: laterale ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi
Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi
COMMODITIES
Industriali ancora in rialzo, con il rame a +4% in settimana e a +70% da inizio anno. Il petrolio arriva probabilmente a fine corsa, raddoppiando i prezzo in poco più di un mese e mettendo a segno un +60% da inizio anno.
Oro e preziosi in storno su voci che le banche occidentali stiano vendendo le proprie scorte. Probabile un rintracciamento dell’oro (che ha rotto il supporto rappresentato dalla media a 20 giorni) in area 900 basso o addirittura 800 alto. Nell’ottica dell’inflazionamento delle economie, una sua discesa sotto i 900 dollari all’oncia rappresenterebbe un ottima occasione per incrementare. Non a caso, mentre le banche centrali occidentali vendono oro la Cina lo compra. Probabile in queste settimane un rintracciamento di petrolio, rame e CRB (che hanno corso molto), magari in concomitanza con lo storno delle borse. Lo scenario di fondo rimane comunque rialzista nel medio periodo.
Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista
VALUTE
Dollaro in leggera perdita su tutte le moneta e sull’euro oramai entrato nella fascia 1.38 -1.42. A evitare una svalutazione più potente del dollaro sono stati i paesi BRIC (Crasile, Russia, India e Cina) che al fine di salvare il loro cambio e le loro esportazione, per impedire una svalutazione di questo ne hanno comprato per 60 MLD arrivando a detenerne una quota orami superiore al 40% dei dollari totali in circolazione. Il dollar index che sembrava stabilmente ancorato a quota 90, ora si è posizionato a quota 80. Di concerto con il probabile rintracciamento di materie prime e borse potrebbe leggermente rivalutarsi riportandosi in area 1.35 contro euro. Lo scenario di base però rimane fortemente inflativo (e quindi svalutativo) del dollaro contro quasi tutte le monete e in particolare contro euro. Su quest’ultimo influiranno notevolmente i dati sui prezzi, in quanto potrebbero convincere la BCE ad azioni più aggressive di espansione della base monetaria, soprattutto a seguito delle rinnovate difficoltà dei paesi baltici (Lettonia in primis) che rischiano di riaccendere fari sinistri sui sistemi bancari di Austria, Svezia e Italia. Alto in questo momento il rischio di una svalutazione monetaria della lat lettone in cambio con euro intorno ad 1.40; una decisione drastica in questo senso oltre che a rappresentare il grido di disperazione di questi paesi, di fatto in default, rischierebbe di destabilizzare le economie dell’est (le 3 repubbliche baltiche, Ungheria e Polonia) con riflessi difficilmente immaginabili sull’euro e sull’intera eurozona. Il tempo dell’ottimismo del rimbalzo stà arrivando al capolinea.
PORTAFOGLI
aperta posizione su ETF natural gas comprato a 0.49 euro
Aggiornamento in settimana
I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.
Un cordiale saluto
Claudio Bonilauri
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