martedì 16 giugno 2009

Nota sui mercati n. 28 del 15/06/2009

Data: 15/06/2009

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Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
Dopo un paio di settimane eccoci qui! La notizia di questi tempi che pone serie riflessioni è il raggiungimento nella settimana uscente da parte dei tassi sul decennale americano della quota 4% (dal 3% di un mese fa) e di quelli ipotecari oltre il 5% (al 5.12% , ben un 1,15% in più rispetto a 20/25 giorni fa!). Non si tratta di tassi astronomici di per se stessi, ma in una situazione DICHIARATA di politica di tassi a zero (zirp) sembrano alquanto bizzarri e in controtendenza. Soprattutto vanificano in 20 giorni tutti gli sforzi della FED di trasmettere l’abbassamento dei tassi sulle scadenze medio lunghe al fine di rilanciare seriamente l’economia. La cosa grave è che questo avviene nonostante la FED abbia già “speso” metà (circa 150 MLD di dollari) del pacchetto di 300 MLD di dollari freschi freschi di stampa immessi in esecuzione delle poltiche “easy quantitative”.
Ora per definizione, i tassi a 10 anni dovrebbero rispecchiare la somma della crescita prevista media del PIL nel decennio più il tasso di inflazione atteso nello stesso periodo. Qualche inguaribile ottimista (o qualche compromesso col sistema) potrebbe pensare che sia una cosa più che naturale e che non testimoni altro che le attese del mercato per un veloce e prossima uscita dalla crisi e quindi semplicemente un ritornato appetito per il rischio.
Preferiamo vedere il bicchiere mezzo vuoto. La verità secondo noi è che le attese inflazionistiche iniziano, come più volte ricordato, a concretizzarsi negli incubi degli investitori; non tarderà molto che la FED si troverà nel dilemma di dover continuare a stampare moneta all’impazzata per comprare debito pubblico americano nel goffo e deleterio tentativo di mantenere i tassi a lungo americani sufficientemente bassi da non uccidere l’economia. Questo nuova creazione di moneta (inflazionamento) non farà altro che spingere successivamente i tassi ad un maggiore rialzo (in quanto “incorporano” l’inflazione) e nello svalutare il dollaro (con ulteriore creazione di inflazione importata) nel classico gioco senza uscita del gatto che si morde la coda! E allora scoprirà suo (e nostro) malgrado che l’inflazione è un virus resistente, velocissimo e auto replicante. Una volta introdotto nell’organismo, anche solo con una piccola iniezione diventa difficilmente controllabile e potenzialmente mortale (vedere Weimar e recentemente Zimbabwe – dove l’inflazione annua ha un tasso ad 21 zeri! Circa il 5,000,000,000,000,000,000,000% annuo e il governo ha già tagliato 25 zeri dalla moneta locale, il dollaro dello Zimbabwe, con la disoccupazione schizzata all’80% -
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/africa/article5645441.ece -); Ben venga anche se tardiva e fragile la sana concezione monetarista tedesca che si sta riproponendo all’interno della BCE (ha bloccato il ribasso dei tassi) e per bocca di Angela Merkel. Temiamo non ci salverà, di fatto, ma ci ammorbidirà la caduta.
Una situazione di inflazione porterà poi necessariamente a svalutazioni della moneta (dollaro) come succedeva per la lira negli anni 80 e primi 90. Il problema è che il dollaro non è la lira, ma la moneta ufficiale dell’impero, la moneta di scambio internazionale per antonomasia. Una perdita di valore (e quindi di fiducia) su questa avrà conseguenze difficili da immaginare ed effetti lunghi e profondi. Metterà sicuramente in crisi il debito pubblico USA (e le proteste di Cina e Russia su esigenze di maggior protezione dei loro crediti in dollari verso gli USA ne sono i primi sintomi). Sposterà le ricchezze dagli Stati Uniti verso la periferia, soprattutto verso i paesi produttori di materie prime e fonti energetiche i cui prezzi in dollari saliranno. Alla lunga imporrà al mondo una moneta di riferimento nuova. Se la leggete così, né più ne meno è la storia della caduta dell’impero romano!
Bernanke e il suo codazzo hanno una sola possibilità. Dolorosa ed oggi più difficile di ieri. Smettere di battere moneta, alzare i tassi di interesse per difendere creditori e dollaro, inasprire la politica fiscale USA al fine di cercare di rimediare gli squilibri profondi della sua economia (debiti privati, debito pubblico e deficit della bilancia dei pagamenti). Questo comporterà sacrifici enormi per il consumatore americano e nuova povertà. Riteniamo che questa scelta sia di fatto inapplicabile. Gli Usa sono una democrazia multietnica basata sul consenso economico. Se lo stato cede o perde consenso succedono cose sgradevoli, molto più sgradevoli che in altri paesi (vedere rivolta di Los Angeles e il caos di New Orleans dopo l’uragno Katrina, con sciacallaggi e stupri e confrontatelo con la dignità del terremoto in Umbria). Inoltre il consenso economico, unico vero collante del sistema USA è di breve se non immediato periodo. Le scelte devono produrre effetti subito e con vantaggi tangibili nel breve. Non c’è spazio per progetti di lungo respiro. Rimediare a 20/30 di mala economia e di distorsioni strutturali nel tempo di una legislatura è di fatto utopia. La realtà dura e cruda e che per troppi anni il cittadino americano medio ha vissuto sopra le sue possibilità. Ora è arrivato il conto. Non ci sono pasti gratis!
La via più facile (e alla fine più deleteria) sarà quella di stampare moneta e quindi finta ricchezza. Non stupisce che sia proprio quella imboccata e pensiamo senza ritorno.
A dire il vero ci sarebbe anche una terza via, indolore e lodevole, ma difficilissima e alla fine quasi miracolosa. Potenziare la ricerca scientifica e creare surplus di ricchezza reale con questa da usare integralmente per risanare i pasticci passati. Purtroppo la ricerca scientifica non risponde a tempi e modi cari agli economisti e spesso quello che si vede oggi è il frutto di scelte lungimiranti passate!


AZIONI
Sostanzialmente si sono avute due settimane di movimenti laterali. All’ottimismo dei piccoli risparmiatori incentivati dai mass media e da dichiarazioni sempre più ottimistiche (quanto interessate e fallaci) si è tenacemente opposto il realismo degli istituzionali. Questi ultimi posizionati come da manuale sulla media mobile a 200 gg hanno sempre ricacciato (spesso sul finire delle sedute) indietro lo S&P500 mantenendolo nello strettissimo canale compreso tra la media a 200 e la media a 21 giorni. Tecnicamente si stà configurando un triangolo, figura che normalmente rompe a ¾ del proprio tracciamento (e quindi questa settimana o al massimo la prossima); a seconda che rompa al rialzo (media a 200) o al ribasso (media a 21) determinerà l’onda rialzista o ribassista. I dati macro (sussidi di disoccupazione intorno a 600 mila, previsioni di PIL europeo al ribasso, deficit USA in costante e perenne peggioramento) non fanno presagire nulla di buona anche se in questi mesi fortemente ignorati dagli investitori. E tra poco arrivano le trimestrali…. Sostanzialmente il canale è il seguente. Resistenza a 961 e supporto a 924 (con altro supporto decisivo a 875). Riteniamo molto probabile una rottura del supporto con una prima ondata ribassista che indicativamente riporti l’indice intorno a 800 basso. In ogni caso eventuali posizioni short si aprono solo con la rottura di un supporto. Evitare in ogni caso di prendere posizioni al rialzo. Il rimbalzo ci sembra a fine corsa e potrebbe, nella migliore delle ipotesi posizionarsi in area 1000 con rischi di storni molto più probabili e pressanti.
Previsioni di breve: laterale ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI

Come detto qualcosa si è inceppato nella FED. Suo malgrado ha scoperto che la liquidità iniettata in un mercato altamente speculativo non va dove programmato (distribuzione su tutta la curva dei rendimenti con relativo abbassamento) ma si concentra sui mercati più promettenti in base alle attese di inflazione. In primis le materie prime e le piazze finanziarie dei paesi produttori di queste (gli emergenti). Riteniamo che comunque dopo il violento rialzo, magari in concomitanza con uno storno borsistico i tassi possano tornate vicino al 3% o comunque intorno sotto il 3.5% in via momentanea prima di vedere nuove e potente azioni di easy quantitative e riassistere ad una impennata severa ben oltre il 4% mettendo in difficoltà la FED e/o il dollaro. Tassi stabili in settimana sull’euro su tutta la curva o anche qui in leggero calo se si verifica il calo delle borse con la rottura del supporto che noi riteniamo più probabile. Corporate ancora interessanti nonostante le massicce emissioni che sono partite e dureranno per tutto l’anno, ma con problemi seri sui bancari. È notizia che le banche europee portano in pancia ancora asset tossici per circa 283 MLD di dollari come divulgato dalla BCE. Questi asset tossici prima o poi dovranno essere oggetto di “write down”, cioè di perdite a bilancio! La BCE inoltre ci avverte (in momento di stranissima lucidità) che il ciclo del credito non ha ancora raggiunto il suo minimo. Non osiamo pensare cosa si nasconde sotto frasi così sibilline… Su buona parte del sistema inoltre aleggia il tetro fantasma, orami in via di materializzazione, del default di qualche economia dell’est europeo.
Le previsioni sono le seguenti:

Scenario di breve governativi euro: laterale sui tassi
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Industriali ancora in rialzo, con il rame a +4% in settimana e a +70% da inizio anno. Il petrolio arriva probabilmente a fine corsa, raddoppiando i prezzo in poco più di un mese e mettendo a segno un +60% da inizio anno.
Oro e preziosi in storno su voci che le banche occidentali stiano vendendo le proprie scorte. Probabile un rintracciamento dell’oro (che ha rotto il supporto rappresentato dalla media a 20 giorni) in area 900 basso o addirittura 800 alto. Nell’ottica dell’inflazionamento delle economie, una sua discesa sotto i 900 dollari all’oncia rappresenterebbe un ottima occasione per incrementare. Non a caso, mentre le banche centrali occidentali vendono oro la Cina lo compra. Probabile in queste settimane un rintracciamento di petrolio, rame e CRB (che hanno corso molto), magari in concomitanza con lo storno delle borse. Lo scenario di fondo rimane comunque rialzista nel medio periodo.



Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Dollaro in leggera perdita su tutte le moneta e sull’euro oramai entrato nella fascia 1.38 -1.42. A evitare una svalutazione più potente del dollaro sono stati i paesi BRIC (Crasile, Russia, India e Cina) che al fine di salvare il loro cambio e le loro esportazione, per impedire una svalutazione di questo ne hanno comprato per 60 MLD arrivando a detenerne una quota orami superiore al 40% dei dollari totali in circolazione. Il dollar index che sembrava stabilmente ancorato a quota 90, ora si è posizionato a quota 80. Di concerto con il probabile rintracciamento di materie prime e borse potrebbe leggermente rivalutarsi riportandosi in area 1.35 contro euro. Lo scenario di base però rimane fortemente inflativo (e quindi svalutativo) del dollaro contro quasi tutte le monete e in particolare contro euro. Su quest’ultimo influiranno notevolmente i dati sui prezzi, in quanto potrebbero convincere la BCE ad azioni più aggressive di espansione della base monetaria, soprattutto a seguito delle rinnovate difficoltà dei paesi baltici (Lettonia in primis) che rischiano di riaccendere fari sinistri sui sistemi bancari di Austria, Svezia e Italia. Alto in questo momento il rischio di una svalutazione monetaria della lat lettone in cambio con euro intorno ad 1.40; una decisione drastica in questo senso oltre che a rappresentare il grido di disperazione di questi paesi, di fatto in default, rischierebbe di destabilizzare le economie dell’est (le 3 repubbliche baltiche, Ungheria e Polonia) con riflessi difficilmente immaginabili sull’euro e sull’intera eurozona. Il tempo dell’ottimismo del rimbalzo stà arrivando al capolinea.


PORTAFOGLI
aperta posizione su ETF natural gas comprato a 0.49 euro

Aggiornamento in settimana

I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

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