NOTA SUI MERCATI N° 34
Data: 11/10/2009
Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
La disoccupazione USA è arrivata al 9,8%. Da inizio crisi ci sono circa 7.200.000 americani in meno sul mondo del lavoro per un totale che supera i 15.000.000 di persone. A settembre sono stati bruciati 263.000 posti, circa 100.000 in più rispetto le previsioni. Il dato riapre legittimamente i dubbi sulla sostenibilità del rilancio economico. Mi spaventa non poco pensare che i 2 trilioni di dollari freschi di stampa (in realtà si tratta di scritture contabili!!!), i tassi a zero e gli incentivi fiscali(non più sostenibili) non si siano tradotti in economia reale e non abbiano avuto effetti sul PIL o sull’occupazione. Anzi forse ce li hanno avuti. Ci manca la controprova. Sicuramente però non hanno contribuito a portare segni positivi sulle variabili Macro per eccellenza dell’Economia. PIL e Occupazione. Il dato sulla disoccupazione è hai massimi da giugno 1983, l’ennesimo record negativo a cui oramai reagiamo con l’indifferenza dell’assuefazione. Non è un bel segnale. Il riacquisto dei titoli ipotecari USA da parte della FED ha raggiunto circa la metà del budeget proggramato, lasciando spazio per un'altra invasione di dollari nei prossimi due mesi.
Ma dove è finita tutta questa enorme liquidità? La domanda non solo è lecita ma pone anche questioni sulla sostenibilità della manovra. La liquidità si è sicuramente buttata sul mercato azionario (che ha iniziato il rimbalzo di Fibonacci proprio a marzo, in occasione del minimo a 667) proprio in coincidenza con l’invasione degli ultradollari. Sicuramente sui titoli di stato americani, che registrano oramai rendimenti storicamente minimi su tutta la curva nonostante la notevole offerta. Sicuramente alla periferia del mondo economico (gli emergenti), con le operazioni di curry trade (oggi indebitarsi a tre mesi sul dollaro costa meno che sullo yen!) sul dollaro per investire sulle valute commodities (dollaro australiano in primis). Sostanzialmente un passaggio dal centro verso la periferia. Sicuramente è rimasta lontano dall’immobiliare (troppo presto per tornare lì dove la crisi era partita…). Non è arrivata alle imprese! Quanto meno a quelle medio piccole. Anzi… La grossa impresa in parte ne ha beneficiato, in quanto ha potuto emettere corporate bond riscuotendo praticamente ovunque un enorme successo (da noi Eni per prima). E a pensarci questo è stato l’unico vero travaso tra economia monetaria a economia reale che si è verificato! Non ve ne è stato nessun altro. La liquidità è rimasta praticamente all’80% nelle banche, che spaventate dalla imminente crisi reale (dopo quella finanziaria), hanno deciso di tenere chiusi i cordoni (e presumibilmente lo faranno ancora per un bel po!). Si sono indebitate con le banche centrali a tassi prossimi allo zero e hanno investito in titoli di Stato e in Fast trading (sotto accusa negli USA e prossimo al bando – vedere focus di qualche nota fa) e in speculazioni borsistiche. Serviva anche questo, sicuramente.
Ogni tentativo di uscita dalla crisi non poteva che passare per un riassesto potente delle istituzioni finanziarie. Non stupiscono quindi né le loro trimestrali quasi da record, né la fragilità delle stesse. Gli utili sono da trading, non da core business! Siamo lontani da una vera e propria ristrutturazione, ma è pur sempre una boccata d’ossigeno.
Ora i mercati azionari si stanno avvicinando a quella soglia dello S&P500 che fina dalle note dei primi mesi dell’anno, quando prevedevo il rimbalzo avevo definito finire intorno a livelli di 1120, 1150 (50% del rintracciamento di Fibonacci). Siamo arrivati a 1071! Probabile in settimana dopo un lunedì mezzo festivo, un rintracciamento fisiologico per poi puntare verso quelle quote sopra riportate che dovrebbero anche rappresentare la fine del rimbalzo. I price earning medi hanno sfondato 18, ben superiori alla media ultracentenaria (intorno a 15). Sicuramente se calcolati sugli utili prospettici sono pericolosamente alti. Sono convinto che chi ha sostenuto questo rimbalzo (le istituzioni che hanno beneficiato della liquidità) ne sia ben conscio. Intorno ai limiti sopra riportati, le vendite dovrebbero farsi sentire e la borsa dovrebbe riaccusare l’ultimo grosso storno come ricordato anche nella nota di marzo che dovrebbe grosso modo coincidere con la fine degli stimoli monetari (che non possono durare per sempre!).
Ma la liquidità dove andrà a finire?
Ritengo si getterà sui titoli di stato, già fortemente gettonati (e non dispiacerà, alle autorità finanziarie, nel momento in cui gli stimoli monetari finiranno vedere un mercato che tiene basso i tassi per eccesso di domanda dovuta ad una seconda ondata di avversione al rischio!). Come detto non andranno negli immobili (se non nel pregio) in quanto ancora troppo fresca la bolla e forse ancora non del tutto pulita.
Ritengo molto probabile che finiranno nei preziosi (oro, argento, platino). Anzi ne sono, come sempre ricordo, molto convinto. A me non stupisce affatto il record storico di sempre dell’oro di questa settimana. I preziosi hanno un grosso pregio. Difendono dall’inflazione, non possono andare a zero (al contrario delle azioni) e NON possono essere “stampati” a piacimento. Per contro sono senza cedola. Ma quanto conta una cedola nulla nominalmente e fortemente negativa realmente come quelle attuali sui titoli di stato? Conta per rivalutare i preziosi… Appunto! Ci sarà probabilmente anche qualche movimento sulle materie prime, gli energetici, soprattutto il gas a mio avviso. Non certo il rame o gli industriali oramai a fine corsa. In ogni caso le commodities si difenderanno meglio delle azioni che dovranno tastare nuovi minimi, se non assoluti almeno di periodo.
Il tutto preparerà l’ennesima bolla, questa volta sui titoli di stato e sui preziosi! Ma ci sarà tempo per questo e ne riparleremo.
Poche cose per me sono certe in economia e finanza:
• Non si crea ricchezza dal nulla.
• Non ci sono pasti gratis
• Quando si butta liquidità in eccesso, dal nulla, nascono bolle (è sempre stato così). Si sposta il male senza curarlo, e quando si ripresenta sarà peggio di prima.
Statene certi, qualcuno il conto di quanto successo, dovrà pagarlo.
AZIONI
Prevedo le azioni ribassiste in settimana, poi due possibilità:
o rimbalzo verso quota 1120-1150 da sempre indicate come la fine del rintracciamento di Fibonacci preannunciato nei primi mesi dell’anno, o doppio massimo (e quindi figura di inversione) intorno a 1080 di S&P500 e inizio dello storno. Molto dipende dalle trimestrali che arriveranno copiose in queste due settimane. Se migliori del previsto, si punterà verso 1150 prima di vedere lo storno, se peggiori, la fine del rintracciamento parte subito. La crisi sta passando, via via, da finanziaria a reale (e quindi i titoli che soffriranno di più saranno i titoli industriali rispetto ai finanziari). La grossa impresa si salva ancora, ai danni della media e piccola (tramite il ricorso sistematico ai ritardi di pagamento e all’internalizzazione del lavoro – riportare all’interno quanto precedentemente esternalizzato) e presenterà trimestrali decenti. Ma ben presto, la disoccupazione crescente (e quindi i consumi calanti), la chiusura di imprese di piccole e medie dimensione, gli stimoli fiscali e monetari che dovranno pur avere fine avranno la meglio… Poi, dopo questo ultimo storno, le imprese migliori, ristrutturate nei costi e nel capitale umano, troveranno la forza per un nuovo rilancio. Abbiamo ancora da vivere una stagione all’inferno…
Nei nostri portafogli abbiamo quindi deciso di sottopesare fortemente gli azionari in questo periodo in attesa di tempi migliori.
Le previsioni sono le seguenti:
Previsioni di breve: laterale ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista
OBBLIGAZIONI
Ritengo ancora premature le paure inflazionistiche. Troppa capacità produttiva inutilizzata e domanda che languirà per effetto della disoccupazione. La liquidità mollata a cane sciolto nel sistema creerà bolle, fuori discussione, ma localizzate, tipo proprio sui titoli di stato o sui preziosi (i miei preferiti), non generalizzate a livello di prezzi al consumo. Questo si verificherà, quando la liquidità arriverà in tasca ai cittadini e alle imprese piccole e medie… ne siamo ancora molto lontani, anche se sono certo che ci arriverà.
Le previsioni sono le seguenti:
Scenario di breve governativi euro: laterale – ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi
Scenario di breve governativi USA: laterale ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi
Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi
COMMODITIES
Oro ai massimi, +4,7% in settimana e più 19% annuale, argento + 9,3% (+57%), rame + 102% da inizio anno, petrolio +62%, gas naturale -15% (mi aspetto forti recuperi). Oro a 1062 $ per oncia. Record nominale di sempre. Si è vociferato di un complotto che vedrebbe coinvolti paesi come la Francia, paesi medio orientali esportatori di fonti energetiche e soprattutto la Cina (acquirente a mani basse di oro) per fare fuori il dollaro quale moneta di riferimento nella contrattazione di petrolio. Qualcuno ha già categoricamente smentito. Ritengo che la sostituzione del dollaro quale moneta di riferimento internazionale non sia già partita (non manca G qualcosa come G20, G8 ecc. ove qualche leader tira in ballo l’argomento) ma come ribadito oramai da un anno, scritta nel destino stesso del dollaro. E’ finita un era. Bisogna solo comprenderlo e digerirlo. Non mi stupirei quindi che il gioco ventennale di inondazione del mondo di dollari poi riassorbiti dal debito pubblico americano (sottoscritto dal mondo intero appunto) sia terminata. Gli eccessi e gli squilibri dell’economia USA sono al canto del cigno… il conto sta arrivando. Auspico da sempre una moneta internazionale aurea (o al limite una moneta internazionale paniere di tante monete). Sembra che qualcuno inizi a pensarla come me…
Previsioni Oro di breve: laterale rialzista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale
Previsioni CRB di lungo: laterale ribassista
VALUTE
Il dollaro australiano, beneficiando del primo (di una lunga serie) di aumenti dei tassi ufficiali ha messo a segno sul dollaro un bel +4,5%(nei paesi commodities, la periferia del mondo economico, la più viva) premiando tutti quegli avventurieri (grosse istituzioni finanziarie) che applicano il curry trade. Probabilmente in questi paesi l’inflazione inizia a farsi sentire (e soprattutto la crisi non si è praticamente mai sentita). Si è portato a 0,90 con dollaro USA. Stessa sorte appunto per gli altri, il dollaro canadese, il neozelandese. Forte anche lo yen, a 88 contro dollaro.
Se è vero che Russia, Cina, Giappone, Brasile e Arabia Saudita e Francia stia tramando per sostituire in 9 anni il dollaro come moneta di prezzamento del petrolio (fonte quotidiano inglese “indipendet”) prevedo docce fredde. Ma non credo ai complotti. Penso che il debito pubblico insostenibile, la mancanza di risparmio dei cittadini (i tassi a zero stanno facendo il loro effetto e il risparmio Usa, cresciuto per qualche tempo si è riportato al 3% del PIL, contro un valore “normale” del 10% circa) e gli squilibri “cronici” di un economia alla fine della sua egemonia storica ne abbiano già di fatto decretato la morte. Non sarà violenta o immediata, ma un agonia lenta, uno stillicidio. È sempre così! Non penso ci sia bisogno di nessun complotto!
Nel breve il dollaro probabilmente si rafforzerà, in prossimità dello storno borsistico in quanto ancora ritenuto a ragione e/o a torto moneta rifugio. Il colpo di grazia al dollaro verrà sfoggiato al momento dello scoppio dell’inflazione (probabilissima) e della bolla sui titoli di stato made in USA. C’è ancora tempo…
Un cordiale saluto
martedì 13 ottobre 2009
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