mercoledì 18 novembre 2009

NOTA SUI MERCATI N° 35

Data: 15/11/2009

Gentili investitori e cari amici,


IL FOCUS
Partiamo una volta tanto con le belle notizie. Oramai a stagione trimestrali concluse, possiamo dire che circa l’80% delle trimestrali hanno battuto le stime degli analisti, anche se tra il 20% che ha mancato l’obiettivo vi figurano società di un certo peso simbolico e reale:
Bank of America
Best Buy
Boeing
Eastman Kodak
Harley Davidson
Lennar corp
Notizia di oggi ci informa che le vendite al dettaglio sono notevolmente aumentate (soprattutto rispetto all’attesa di un +0.9%) segando ad ottobre un +1.4%; Il dato che interessa però è quello depurato dalle vendite di automobili e dall’effetto carburanti (che sono aumentati di prezzo e a parità di quantità venduta rischierebbero di “gonfiare” il dato). Tolto il settore auto, sembrano attestarsi ad un +0.2%, la metà del consensus che le voleva a +0.4%. Eppure la borsa festeggia…
Nel contempo è stato rivisto il dato di settembre al ribasso, -2.3% anziché -1,4%. Non è variazione da poco e spiace notare, come spesso succede nel dato sull’occupazione, dichiarare stime provvisorie di un certo livello e poi a notizia “invecchiata”, generalmente il mese dopo, coi mercati alle prese con nuove informazioni”, correggere (sempre in peggio) il dato precedente. Cosa sarebbe successo se a ottobre fosse stato comunicato il dato di settembre di un -2.3% (ben peggio delle attese)? Oggi questo dato è vecchio, quindi passato inosservato. Cosa sarebbe successo oggi, se nel dato statistico definitivo comunicato a dicembre scoprissimo un meno qualcosa piuttosto che un più qualcosa sulle vendite al dettaglio? Inizio ad avere la piccola e fastidiosa sensazione che l’informazione venga manipolata sistematicamente. Non mi piace pensarlo, sia chiaro. E’ che per chi segue i dati costantemente da anni come faccio io, una serie così impressionante e costante di revisioni al ribasso di dati apparentemente migliori non mi era mai capitata di vederla. Da un punto di vista logico non sorprende: quando i governi di mezzo mondo si sono letteralmente “sfiancati” per cercare di dare ossigeno a quel mostro basato sul debito e sulla carta (straccia) che era e purtroppo ancora è il sistema finanziario internazionale, la tentazione di buttare il tutto per tutto dentro il mercato è forte pur di salvare il salvabile.
Il vero problema, se così fosse, non è tanto il dato “drogato”, ma gli effetti che questa drogatura porta. L’enorme immissione di liquidità (per altro riconfermata e ribadita da FED, BCE e BOE a tranquillità di tutti gli operatori del mercato) ci ha già profondamente abituato a valori distorti nelle materie prime, a cadaveri aziendali fatti camminare con le stampelle del denaro pubblico e non mi stupirei di vedere prezzi azionari drogati da dati falsi (e tendenziosi). È che come sempre, nel lungo periodo, vince la realtà, triste, disarmante e prepotente. Anzi più si fa perdere grazie a queste drogature costanti e scellerate il potere di riallocazione efficiente delle ricchezze ai prezzi che il mercato esprime, più la realtà sottostante, bistrattata e privata del suo più potente sistema immunitario, quando si ripresenterà a chiedere il conto lo farà con grande forza e estremo danno. Tutte le crisi nascono cosi!
E’ che per la prossima i soldini non ci sono più…La ricchezza vera è stata bruciata e di soldini finti (quelli di cartastraccia appena coniati) ce ne saranno troppi… Quasi quasi ci sarebbero da denunciare per aggiotaggio tutti questi enti più o meno parastatali che forniscono dati ai mercati ….
Ma le borse crescono…
La disoccupazione USA, ha raggiunto la discreta percentuale di 10.2%, la più elevata dal 1983 ad oggi, portando i posti persi dall’economia americana dall’inizio della crisi ad oggi ad oltre 7,4 milioni. Sarà anche un dato “ritardato” come si affrettano a dire i guru dei governi, ma a me sembrano dati da campo di battaglia e non siamo molto lontani a quella percentuale del 15% che scrivevo e prevedevo nelle note di febbraio e marzo. Sono sempre più convinto che purtroppo sul finire della crisi vedremo questo risultato. Sicuramente questi disoccupati, finiti i bonus e i (piccoli essendo americani) risparmi dovranno fare i conti con i miseri sussidi di disoccupazione targati Obama e ridurre drasticamente i consumi.



AZIONI
Il PIL delle maggiori economie (a parte Inghilterra, Irlanda e Spagna, le più colpite nel profondo del sistema dalla crisi) hanno sperimentato PIL trimestrali positivi. Nell’ordine del più zero virgola per intenderci, ma pure sempre positivi (e per alcune economie si è già al secondo semestre consecutivo). Sono quei piccoli germogli verdi che si intravedevano nel maggio giugno scorso? Personalmente ne dubito molto. Questa piccola e temo effimera inversione di tendenza poggia esclusivamente le sue cause dell’essere e le sue speranze di sopravvenienza futura sui programmi ultra espansivi delle maggiori economie mondiali. USA e GB in primis. Si tratta di stimoli che per durata, generalizzazione e spessore (quantità di moneta immessa) non hanno minimamente nessun precedente con nessuna delle crisi precedenti. Basta guardare i deficit e i debiti pubblici delle maggiori economie mondiali:
in Italia abbiamo un nuovo record assoluto sul debito pubblico: 1,8 trilioni di euro! A me hanno sempre insegnato che i debiti vanno prima o poi restituiti, e sono curioso di vedere come si farà. Più passa il tempo e più mi convinco che la spugna non può che essere un’inflazione altissima.
La GB ha un deficit che sfiora il 15% del PIL! Tant’è che le agenzie di rating, rompendo una omertà complice parlano per la prima volta di declassamento (perderà la luccicante AAA che oramai la accompagnava da decenni). La BOE è stata tra l’altro la più prolissa nello stampaggio del denaro, non tanto in valore assoluto (la coppa aspetta alla FED) quanto in quello relativo: un terzo della spesa pubblica inglese è stato pagato con ricchezza proveniente dal nulla, cioè denaro fresco di stampa. Se ancora è a galla lo deve ad anni e anni di estremo rigore nella gestione della cosa pubblica del passato. I prezzi dell’immobiliare sono nonostante tutto ancora il doppio del giusto rapporto con il reddito disponibile (si vocifera in quanto gonfiati dai bonus miliardari di Goldman Sachs), e la sua economia era la più legata al mondo ai servizi finanziari.
Il deficit USA viaggia al 12% (senza considerare Fannie Mae e Freddie Mac che invece andrebbero inclusi) e si trova con nove stati a serio rischio default: California, Arizona, Illinois, Florida, Michigan, Nevada, New Jersey, Oregon, Rhode Island e Wisconsin. Quello che spaventa è il debito totale USA, sommando Debito Federale, privato e Corporate: 35/36 TRILIONI di dollari. Una follia!
Il Giappone ha un debito pubblico che ora è del 200% del PIL. Il più alto in assoluto e hanno bisogno del 4.4% del proprio PIL solo per pagare gli interessi. E meno male che mediamente gli interessi sono da decenni stabili al 2%. Pensate a cosa succederebbe se passassero al 5 o al 6%...
Altra sua fortuna è che il debito pubblico giapponese è nella quasi totalità in mano ai giapponesi (popolo tra i più parsimoniosi al mondo) e quindi il pagamento degli interessi si può quasi configurare come una redistribuzione del PIL che potrebbe portare nuova domanda e quindi stimolo economico interno.
La Cina formalmente non ha debito pubblico, se non gli importi minimi necessari per creare una curva propria dei tassi e il deficit annuo è bassissimo. Però ha messo in moto stimoli di portata incredibile fatti transitare sul sistema bancario (che è pubblico). I debiti del governo cinese sono fuori dalle statistiche ufficiali, sono nascosti dentro gli impressionanti debiti (e il loro alter ego dei crediti inesigibili) del suo sistema bancario. Inoltre buona parte dei suoi surplus è in treasury americani…. Quanto meno un campanello d’allarme…
Francia e Germania, forse sono quelle che stanno meglio e scontano un deficit intorno al 7/8% con un rapporto debito PIL che rimarrà sicuramente per qualche anno sotto quota 100% del PIL.
Ora con stimoli ripetuti e esagerati che hanno prodotto nelle casse pubbliche le situazioni prima ribadite (senza contare il denaro nuovo di stampa che non rientra sempre o tutto nel calcolo dei debiti governativi), si è riusciti ad avere solo qualche “più zero virgola qualcosa”… Francamente mi sembra molto poco e sicuramente non duraturo. Come dimostrano i dati sopra esposti, la benzina, prima di un default generalizzato sta rapidamente finendo. La sensazione è che la nave stia ancora affondando. In un gesto estremo e con il dispendio di energie incredibili (le ultime) si è riusciti a buttare via un filo in più d’acqua rispetto a quella che entra. Quando le energie caleranno (e dovranno purtroppo finire) riprenderà il naufragio. Il dubbio che sarebbe stato meglio tenere le energie per nuotare fino a riva mi assilla ancora…
La Fed ha rassicurato i mercati. Idem i due Bonobo BCE e BOE. Hanno rassicurato: tassi bassi ancora a lungo e prosegue (per la BOE addirittura aumentata) la politica di stampaggio scellerato di moneta. Tanto è bastato. Il carry trade ha ripreso slancio con la sua correlazione inversa tra prezzo azioni / valore dollaro e ha ridato fiato ai mercati che sembravano prossimi ad una correzione.
Altra cosa che mi toglie qualche ora di sonno, è che l’uso di strumenti derivato è aumentato nel corso del 2009 stabilendo i record di sempre: attualmente le istituzioni finanziarie hanno in pancia oltre 200 mila miliardi di dollari in controvalore di derivati! Il numero di intermediari che usa derivati passa dal 66% del 2008 al 78% 2009. SPAVENTOSO. E’ il risultato di politiche di denaro a gratis (tasso zero), del divieto di posizioni short (non si può imbrigliare il mercato per tanto) e, sopratutto della sensazione oramai diffusa, dopo i bei proclami iniziali di stabilire nuove norme, che tutto il casino successo sia stato solo un accidente di percorso e non un insostenibilità di sistema… per questo, quindi, pagheremo ancora, e chi paga saranno sempre gli stessi !
Alla fine di tutto il tentativo di ribasso si è tramutato in un aumento della volatilità dei mercati (il “prezzo” per i rendimenti sperati) con borse che provano ad andare a tastare nuovi massimi. Ritengo a questo punto che la terza gamba dell’ABC si possa andare ad appoggiare verso quella quota 1120/1125 che da tempo andavo dicendo. Ogni tentativo di rottura al ribasso è stato aborrito ignorando qualsiasi notizia negativa proveniente da più fronti. Nelle borse contano due fattori: quelli emotivi (paura e avidità) e quelli reali. Nel breve vincono gli emotivi, nel lungo quelli reali. Penso che sia solo questione di tempo e continuo a pensare che intorno ai livelli sopra menzionati passino resistenze troppo forti e che alla fine apriranno uno storno importante.
Questo è il motivo per il quale nei nostri portafogli, su qualunque livello di rischio stiamo notevolmente sotto pesati in azioni, preferendo assets più tranquilli (tipo le obbligazioni che ci hanno dato tante soddisfazioni in questi due anni) nella convinzione che attualmente nei mercati borsistici ci sia volatilità assolutamente non pagata dai rendimenti attesi (che a mio avviso sono negativi). I ribassi borsistici dovrebbero verificarsi con un lieve anticipo (qualche mese) rispetto alla fine degli stimoli all’economia con il tentativo di richiamo della liquidità immessa. Ai primi sintomi di rialzo dei tassi, si assisterà ad un rafforzamento del dollaro (per la chiusura dei carry trade) e ad uno storno borsistico importante


Previsioni di breve: ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Beh, in concomitanza con le dichiarazione della FED, l’obbligazionario americano ha visto calare i rendimenti su tutta la curva e per tutta la settimana successiva. Libor a tre mesi 0.27% (0 cts), bonds a due anni 0.81 (+8 cts); a 10 anni 3.42% (-8%) e a 30 anni 4.36%. (-4 cts). Si è quindi assistito ad un appiattimento della curva 2 – 10 anni a 261 cts (-15 cts) compatibile con le minori attese stagflattive. Da notare che il differenziale si trova a ridosso dei record storici di sempre (270 cts) rispetto ad una media pre crisi di 60 / 70 cts e consoni ad economia “standard”. Ricordatevi, quando il differenziale 2 – 10 anni dovesse rompere il record storico, e portarsi verso 280/290, abbandonate titoli di stato e azioni e posizionatevi su oro e commodities.
Settimana, quella passata, in cui il governo USA ha collocato senza problemi grazie all’ormai cronica forte domanda dei 40 MLD $ a 3 anni, 25 miliardi a 10 anni e 16 MLD a 30.
Fermi i tassi e la curva in eurolandia
Leggermente in calo gli spread sui titoli emergenti, gli high yeld e gli emergenti.
Nei nostri portafogli stiamo progressivamente abbassando la durata media dei bond. Teniamo solo bond in euro e di alto rating. Ancora spazio per emergenti BRIC (Brasile Russia India e Cina). A fine corsa i corporate che abbiamo liquidato con notevoli soddisfazioni nell’anno.


Scenario di breve governativi euro: laterale
Scenario di medio governativi euro: rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: fortemente rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale
Scenario di medio governativi USA: rialzista
Scenario di lungo governativi USA: fortemente rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: rialzista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Preziosi in grande spolvero. Oro a +2.2% (+27%) da inizio anno con molta gioia nostra e dei nostri portafogli, argento a +54%, rame a +112%, petrolio a +71% e gas naturale a -22%.

Ritengo che l’oro sia saldamente in un trend rialzista e attualmente sostenuto dalla speculazione più che dall’industria. Nel 2009 il 56% dell’oro è acquistato dai gioiellieri, il 13% dall’industria e il 31% per investimento / speculazione. Questa percentuale è sensibilmente aumentata nel 2009. l’India si è comprata le 200 tonnellate di oro messe in vendita come già da molto tempo programmato dal FMI. Cifra sborsata 6.7 MLD di dollari. Assieme alla sua correlazione inversa con il dollaro, mi fa propendere che sia in atto una diversificazione mondiale delle riserve, sempre meno dollaro dipendente e precise indicazioni di timori inflattivi futuri, oltre che strumento di protezione in caso di caos finanziario. Ci abbiamo sempre creduto ed è presente nei nostri portafogli. Probabile l’aprirsi di una piccola correzione con targhet 1070 1080 dollari per oncia.
Il gas naturale lo ritengo ficino ad un minimo molto forte e si va incontro alla stagione fredda. Il prezzo storicamente riparte tra le ultime due settimane di novembre. Quindi è stato ricomprato nel mio personalissimo portafoglio

Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista

lunedì 2 novembre 2009

NOTA SUI MERCATI N° 35

Data: 01/11/2009

Gentili investitori e cari amici,


IL FOCUS
Si parte male, molto male. Nove banche USA per un totale di 20 MLD di $ di depositi hanno chiuso i battenti la settimana scorsa. Le borse mondiali perdono in 10 gg tra il 7% e il 10% sui timori che gli stimoli e la liquidità gettata sul mercato vengano a mancare. La disoccupazione Europea (e presto quella americana il cui dato è previsto per venerdì prossimo) stanziano sopra il 10% (quando gli ammortizzatori finiranno tutti questi espulsi dal mercato del lavoro inizieranno a calare i propri consumi…). E negli USA la contrazione dei consumi (-0.50% su agosto) compare già nelle prime statistiche, scatenando l’ondata di vendite degli ultimi 10 gg. C’è, comunque, un piccolo faro di luce, un dato in controtendenza in mezzo a tutto questo buio. Il PIL americano del terzo trimestre è cresciuto del 3.5% in termini reali. A ben vedere, però il rischio che il faro si tramuti in un falso miraggio è profondo: di questo 3.5%, 1.66% è dovuto alle politiche una tantum di incentivazioni sull’auto (cash for clunkers – alla lettera sarebbe denaro contante per auto decrepite!). Il sussidio ora è finito e le vendite, come succede ogni volta che si toglie droga ad un mercato, caleranno (e sono già calate) drasticamente in quanto il sussidio non fa altro che anticipare gli acquisti. Il restante 2% è tenuto a galla dall’aumento della spesa delle pubbliche amministrazioni (+8%) finanziato con moneta fresca di stampa e con deficit pubblico e dagli incentivi fiscali (soprattutto sugli immobili residenziali) di varia natura, anche questi in via di esaurimento (a settembre, dopo la fine degli incentivi hanno segnato un bel -3.6%!).
Il debito totale americano (debito privato, debito corporate e debito federale) inizia dal canto suo a sfondare la soglia del 240% del PIL americano, che in termini monetari vuol dire attestarsi a fine anno intorno ai 32/35 trilioni di dollari…. Il solo debito federale ha già superato il 50% rendendo l’attenzione sulla spesa pubblica una priorità difficilmente rimandabile. Non sono scherzi e soprattutto qualcuno dovrà pure pagarli tutti questi dollari….
Il reddito personale disponibile è calato oltre il 3% e insieme è tornata a calare la propensione al risparmio (che aveva dato qualche buon segnale in passato) mostrando gli effetti perversi dei tassi a zero. Anche gli investimenti aziendali calano: -2.5%!
Insomma tutti gli elementi per identificare nel prossimo futuro una domanda di beni asfittica e depressa.
In tutto questo scenario le borse quotano multipli “da bolla” e scontano un rialzo dell’economia che purtroppo temo effimero e di breve durata.



AZIONI
Lo S&P500 ha toccato il massimo a 1100. Dopo di chè è iniziata la discesa che lo ha portato a chiudere venerdi a 1036 (circa -6% in 10 gg) con vix (indice di volatilità implicita nelle opzioni a 1 mese sullo S&P500) tornato sopra quella quota 28 che sembra da un pò di tempo segnare lo spartiacque tra bello e cattivo tempo.
Il movimento ribassista sembra riaccendere i timori sulla ripresa e raffreddare i facili ottimismi.
Il timore che la Fed inizi a raffreddare gli stimoli all’economia (e prima o poi dovrà farlo) con politiche di inizio di rialzo dei tassi, ha spinto molti curry traders a rientrare dalle proprie posizioni. Oramai la valuta riferimento per queste operazioni è il dollaro. Non più solo moneta di riserva, ma diventata anche attualmente grazie ai tassi più bassi che quelli sullo yen, moneta di speculazione: il curry trade appunto.
Ci si indebita in dollari (che equivale a venderli sul mercato abbassandone il valore in termini relativi con le altre monete a tassi maggiori) e si usano per acquistare economia reale: azioni (quote di imprese), commodities e preziosi in primis. Ancora escluso ovviamente l’immobiliare.
Ecco spiegata l’enorme correlazione esistente sui mercati tra i tre comparti seguendo il seguente schema:
ci si indebita a tassi nulli in dollari (vendendoli sul mercato e quindi svalutando il cambio), si comprano azioni e commodities che salgono quando il cambio si svaluta con una correlazione impressionante. Sono operazioni speculative. Né più né meno.
Non esiste dietro di queste nessuna strategia di medio periodo e nessun calcolo basato sui fondamentali dell’economia mondiale. Solo ricerca del guadagno immediato e facile per una liquidità drogatamene sovrabbondante. Come tutte le mosse speculative non partorirà nulla di stabile né di buono.
Queste operazioni, normalmente rientrano con velocità impressionanti al minimo cenno di cedimento dei mercati o di minimi cambiamenti esterni, esasperando le oscillazioni dei prezzi e quindi della volatilità dei mercati. Proprio quello che si inizia a vedere… Bastano attese anche minime di rallentamento della politica accomandate e ultrainflattiva (ripeto essere destinata prima o poi a essere richiamata) per far chiudere le operazioni in essere: si comprano dollari (per restituirli) e si rafforza il cambio e si vendono gli assets sottostanti (azioni e commodities).
Ritengo però che sia troppo presto per un richiamo delle politiche espansive. La Fed non potrà certo accettare un appiattimenti della curva sui tassi con un rialzo di quelli a breve. Quindi l’appuntamento clou rimarrà ovviamente quello di mercoledì (ore Italia 19:15) del comunicato della Fed, non tanto per vedere i livelli dei tassi (rimarranno sicuramente uguali) ma per “cercare” nelle pieghe del comunicato le sfumature di linguaggio che potrebbero far propendere a future politiche restrittive. La FED tranquillizzerà i mercati (o così mi aspetto) e quindi le borse in quella giornata (e in quelle prima) brinderà con un rialzo, prima della seconda gamba ribassista. Ritengo quindi che 1036 possa rappresentare il minimo della prima gamba ribassista, con rimbalzo delle borse che dovrebbe esaurirsi intorno a S&P500 verso i 1060 – 1080 (recupero circa del 50% -60% del terreno perso con la prima ondata ribassista) da toccare circa giovedì con successiva partenza ribassista verso venerdì. Target della seconda gamba ribassista intorno a 980 circa (ove risiede il potente supporto rappresentato dalla media mobile a 320 gg). Ritengo quindi partita la seconda macronda ribassista. Quella che avevo già da tempo teorizzato fin da marzo, quando iniziò il rimbalzo (che avevo indicato come fine in area 1115 /1120). Probabilmente ci siamo fermati a 1100, che rappresenterà probabilmente il massimo dell’anno in corso (e altrettanto probabilmente di quello a venire). Nel caso, improbabile che la FED già da mercoledì faccia capire una uscita dalle politiche espansive, vi sarebbe un immediato approfondimento degli storni, e il rimbalzo si esaurirebbe a quota 1050/1060.
Questo ordine di considerazioni spiega perché i nostri portafogli si trovino già da qualche tempo fortemente sottopesati in azioni e perché lo rimarranno ancora.


Previsioni di breve: ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
In concomitanza con gli storni borsistici, i titoli di stato dovrebbero proseguire a riposizionarsi sui minimi dell’anno a livello di rendimenti (cioè sui massimi a livello dei prezzi), nonostante si inizi a intravedere una certa bolla destinata sicuramente a deflagare. I prezzi iniziano ad essere troppo sostenuti, sia in considerazione del rapido deterioramento dei rating reali degli stati sovrani, sia in relazione alle condizioni macroeconomiche (che sono di stampo inflazionistico). Per questo motivo riteniamo interessante anche se probabilmente anticipato, riposizionarsi sulla parte a breve delle obbligazioni, vendendo la parte a lungo.
Altrettanto coerente con questa aspettativa e l’inizio della vendita dei comparti obbligazionari corporate, secondo noi a fine corsa dopo le belle soddisfazioni date da inizio anno.
Riteniamo stabili i rendimenti sugli emergenti (BRIC in primis).
Morale sui nostri portafogli, iniziamo a vendere tutti i corporate e a i titoli a medio lungo termine, posizionandoci su comparti a breve (tre anni) o a maggior rating.




Scenario di breve governativi euro: laterale- ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi euro: rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: fortemente rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale- ribassista
Scenario di medio governativi USA: rialzista
Scenario di lungo governativi USA: fortemente rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale- rialzista sui tassi
Scenario di medio corporate: rialzista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Come dicevamo commentando le azioni, queste presentano una correlazione molto forte con i mercati borsistici. Normale quindi che ne condividano in via momentanea i destini. Tutti gli indici principali sono al ribasso, rame (-2.6%), petrolio (-4.3%), gas naturale -7.8%. L’indice generale CRB -3.5%. Con i prossimi storni borsistici tali ribassi dovrebbero approfondirsi nel rispetto della correlazione positiva esistente attualmente sul mercato azioni commodities e valute. Ai primi accenni seri di inflazione e di esuberanza della liquidità, la correlazione si romperà, se non addirittura invertirà, con rialzi sul comparto (e soprattutto sull’oro e sui preziosi, da iniziare ad accumulare sui ribassi).


Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Il dollar index è rimbalzato recuperando 1.3% e portandosi a 76.4. Anche lo Yen ha recuperato (essendo anch’esso storicamente moneta da curry trade). Entrambe in concomitanza con gli storni borsistici ed entrambi in concomitanza con gli storni sulle commodities. E sono proprio, come logico, le monete commodities a soffrire di più contro dollaro e yen: su tutte dollaro neozelandese, dollaro canadese e australiano.
Dopo una svalutazione nei primi giorni della settimana in concomitanza coi rimbalzi borsistici, dovrebbe rompere 1.48 contro euro e posizionarsi verso la zona 1.45 (in settimana ha fatto un minimo a 1.4666). Nella riunione mensile della BCE, i tassi dovrebbero rimanere fermi e i comunicati essere accomodanti sia per bieca emulazione della Fed sia per evitare dannosissime rivalutazioni dell’euro sul dollaro. Sui nostri portafogli teniamo posizioni quasi esclusivamente in euro.


DATI MACRO ENTRANTI
Settimana molto densa e cruciale. Probabilmente ci offrirà la conferma se veramente sia partito il trand discendente o se vince la potenza dei grandi inflattori riportando le borse sui massimi oltre 1100.
Martedì, tassi Australiani e vendite auto usa (in lieve miglioramento dopo il crollo repentino di settembre a seguito della fine degli incentivi)
Mercoledì, giornata importante con la riunione della FED. Tassi fermi ma attenzione alle parole del comunicato!; indice dei servizi ISM atteso in miglioramento a dare fiato al rimbalzo.
Giovedì, riunione della banca centrale inglese ed europea. La sterlina dovrebbe respirare rafforzandosi un filo e la sua fine dovrebbe iniziare ad avvicinarsi, confluendo nel grande calderone dell’euro. Sussidi USA sulla disoccupazione.
Venerdì i dati sulla stima della disoccupazione USA, attesa sopra il 10% con un -175.000 atteso (che piacerebbe molto agli investitori!) Si rivedranno anche in definitivo le stime di agosto settembre con i -201.000 e i -263.000 probabilmente peggiorative.



PORTAFOGLI

I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

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