lunedì 2 novembre 2009

NOTA SUI MERCATI N° 35

Data: 01/11/2009

Gentili investitori e cari amici,


IL FOCUS
Si parte male, molto male. Nove banche USA per un totale di 20 MLD di $ di depositi hanno chiuso i battenti la settimana scorsa. Le borse mondiali perdono in 10 gg tra il 7% e il 10% sui timori che gli stimoli e la liquidità gettata sul mercato vengano a mancare. La disoccupazione Europea (e presto quella americana il cui dato è previsto per venerdì prossimo) stanziano sopra il 10% (quando gli ammortizzatori finiranno tutti questi espulsi dal mercato del lavoro inizieranno a calare i propri consumi…). E negli USA la contrazione dei consumi (-0.50% su agosto) compare già nelle prime statistiche, scatenando l’ondata di vendite degli ultimi 10 gg. C’è, comunque, un piccolo faro di luce, un dato in controtendenza in mezzo a tutto questo buio. Il PIL americano del terzo trimestre è cresciuto del 3.5% in termini reali. A ben vedere, però il rischio che il faro si tramuti in un falso miraggio è profondo: di questo 3.5%, 1.66% è dovuto alle politiche una tantum di incentivazioni sull’auto (cash for clunkers – alla lettera sarebbe denaro contante per auto decrepite!). Il sussidio ora è finito e le vendite, come succede ogni volta che si toglie droga ad un mercato, caleranno (e sono già calate) drasticamente in quanto il sussidio non fa altro che anticipare gli acquisti. Il restante 2% è tenuto a galla dall’aumento della spesa delle pubbliche amministrazioni (+8%) finanziato con moneta fresca di stampa e con deficit pubblico e dagli incentivi fiscali (soprattutto sugli immobili residenziali) di varia natura, anche questi in via di esaurimento (a settembre, dopo la fine degli incentivi hanno segnato un bel -3.6%!).
Il debito totale americano (debito privato, debito corporate e debito federale) inizia dal canto suo a sfondare la soglia del 240% del PIL americano, che in termini monetari vuol dire attestarsi a fine anno intorno ai 32/35 trilioni di dollari…. Il solo debito federale ha già superato il 50% rendendo l’attenzione sulla spesa pubblica una priorità difficilmente rimandabile. Non sono scherzi e soprattutto qualcuno dovrà pure pagarli tutti questi dollari….
Il reddito personale disponibile è calato oltre il 3% e insieme è tornata a calare la propensione al risparmio (che aveva dato qualche buon segnale in passato) mostrando gli effetti perversi dei tassi a zero. Anche gli investimenti aziendali calano: -2.5%!
Insomma tutti gli elementi per identificare nel prossimo futuro una domanda di beni asfittica e depressa.
In tutto questo scenario le borse quotano multipli “da bolla” e scontano un rialzo dell’economia che purtroppo temo effimero e di breve durata.



AZIONI
Lo S&P500 ha toccato il massimo a 1100. Dopo di chè è iniziata la discesa che lo ha portato a chiudere venerdi a 1036 (circa -6% in 10 gg) con vix (indice di volatilità implicita nelle opzioni a 1 mese sullo S&P500) tornato sopra quella quota 28 che sembra da un pò di tempo segnare lo spartiacque tra bello e cattivo tempo.
Il movimento ribassista sembra riaccendere i timori sulla ripresa e raffreddare i facili ottimismi.
Il timore che la Fed inizi a raffreddare gli stimoli all’economia (e prima o poi dovrà farlo) con politiche di inizio di rialzo dei tassi, ha spinto molti curry traders a rientrare dalle proprie posizioni. Oramai la valuta riferimento per queste operazioni è il dollaro. Non più solo moneta di riserva, ma diventata anche attualmente grazie ai tassi più bassi che quelli sullo yen, moneta di speculazione: il curry trade appunto.
Ci si indebita in dollari (che equivale a venderli sul mercato abbassandone il valore in termini relativi con le altre monete a tassi maggiori) e si usano per acquistare economia reale: azioni (quote di imprese), commodities e preziosi in primis. Ancora escluso ovviamente l’immobiliare.
Ecco spiegata l’enorme correlazione esistente sui mercati tra i tre comparti seguendo il seguente schema:
ci si indebita a tassi nulli in dollari (vendendoli sul mercato e quindi svalutando il cambio), si comprano azioni e commodities che salgono quando il cambio si svaluta con una correlazione impressionante. Sono operazioni speculative. Né più né meno.
Non esiste dietro di queste nessuna strategia di medio periodo e nessun calcolo basato sui fondamentali dell’economia mondiale. Solo ricerca del guadagno immediato e facile per una liquidità drogatamene sovrabbondante. Come tutte le mosse speculative non partorirà nulla di stabile né di buono.
Queste operazioni, normalmente rientrano con velocità impressionanti al minimo cenno di cedimento dei mercati o di minimi cambiamenti esterni, esasperando le oscillazioni dei prezzi e quindi della volatilità dei mercati. Proprio quello che si inizia a vedere… Bastano attese anche minime di rallentamento della politica accomandate e ultrainflattiva (ripeto essere destinata prima o poi a essere richiamata) per far chiudere le operazioni in essere: si comprano dollari (per restituirli) e si rafforza il cambio e si vendono gli assets sottostanti (azioni e commodities).
Ritengo però che sia troppo presto per un richiamo delle politiche espansive. La Fed non potrà certo accettare un appiattimenti della curva sui tassi con un rialzo di quelli a breve. Quindi l’appuntamento clou rimarrà ovviamente quello di mercoledì (ore Italia 19:15) del comunicato della Fed, non tanto per vedere i livelli dei tassi (rimarranno sicuramente uguali) ma per “cercare” nelle pieghe del comunicato le sfumature di linguaggio che potrebbero far propendere a future politiche restrittive. La FED tranquillizzerà i mercati (o così mi aspetto) e quindi le borse in quella giornata (e in quelle prima) brinderà con un rialzo, prima della seconda gamba ribassista. Ritengo quindi che 1036 possa rappresentare il minimo della prima gamba ribassista, con rimbalzo delle borse che dovrebbe esaurirsi intorno a S&P500 verso i 1060 – 1080 (recupero circa del 50% -60% del terreno perso con la prima ondata ribassista) da toccare circa giovedì con successiva partenza ribassista verso venerdì. Target della seconda gamba ribassista intorno a 980 circa (ove risiede il potente supporto rappresentato dalla media mobile a 320 gg). Ritengo quindi partita la seconda macronda ribassista. Quella che avevo già da tempo teorizzato fin da marzo, quando iniziò il rimbalzo (che avevo indicato come fine in area 1115 /1120). Probabilmente ci siamo fermati a 1100, che rappresenterà probabilmente il massimo dell’anno in corso (e altrettanto probabilmente di quello a venire). Nel caso, improbabile che la FED già da mercoledì faccia capire una uscita dalle politiche espansive, vi sarebbe un immediato approfondimento degli storni, e il rimbalzo si esaurirebbe a quota 1050/1060.
Questo ordine di considerazioni spiega perché i nostri portafogli si trovino già da qualche tempo fortemente sottopesati in azioni e perché lo rimarranno ancora.


Previsioni di breve: ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
In concomitanza con gli storni borsistici, i titoli di stato dovrebbero proseguire a riposizionarsi sui minimi dell’anno a livello di rendimenti (cioè sui massimi a livello dei prezzi), nonostante si inizi a intravedere una certa bolla destinata sicuramente a deflagare. I prezzi iniziano ad essere troppo sostenuti, sia in considerazione del rapido deterioramento dei rating reali degli stati sovrani, sia in relazione alle condizioni macroeconomiche (che sono di stampo inflazionistico). Per questo motivo riteniamo interessante anche se probabilmente anticipato, riposizionarsi sulla parte a breve delle obbligazioni, vendendo la parte a lungo.
Altrettanto coerente con questa aspettativa e l’inizio della vendita dei comparti obbligazionari corporate, secondo noi a fine corsa dopo le belle soddisfazioni date da inizio anno.
Riteniamo stabili i rendimenti sugli emergenti (BRIC in primis).
Morale sui nostri portafogli, iniziamo a vendere tutti i corporate e a i titoli a medio lungo termine, posizionandoci su comparti a breve (tre anni) o a maggior rating.




Scenario di breve governativi euro: laterale- ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi euro: rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: fortemente rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale- ribassista
Scenario di medio governativi USA: rialzista
Scenario di lungo governativi USA: fortemente rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale- rialzista sui tassi
Scenario di medio corporate: rialzista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Come dicevamo commentando le azioni, queste presentano una correlazione molto forte con i mercati borsistici. Normale quindi che ne condividano in via momentanea i destini. Tutti gli indici principali sono al ribasso, rame (-2.6%), petrolio (-4.3%), gas naturale -7.8%. L’indice generale CRB -3.5%. Con i prossimi storni borsistici tali ribassi dovrebbero approfondirsi nel rispetto della correlazione positiva esistente attualmente sul mercato azioni commodities e valute. Ai primi accenni seri di inflazione e di esuberanza della liquidità, la correlazione si romperà, se non addirittura invertirà, con rialzi sul comparto (e soprattutto sull’oro e sui preziosi, da iniziare ad accumulare sui ribassi).


Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Il dollar index è rimbalzato recuperando 1.3% e portandosi a 76.4. Anche lo Yen ha recuperato (essendo anch’esso storicamente moneta da curry trade). Entrambe in concomitanza con gli storni borsistici ed entrambi in concomitanza con gli storni sulle commodities. E sono proprio, come logico, le monete commodities a soffrire di più contro dollaro e yen: su tutte dollaro neozelandese, dollaro canadese e australiano.
Dopo una svalutazione nei primi giorni della settimana in concomitanza coi rimbalzi borsistici, dovrebbe rompere 1.48 contro euro e posizionarsi verso la zona 1.45 (in settimana ha fatto un minimo a 1.4666). Nella riunione mensile della BCE, i tassi dovrebbero rimanere fermi e i comunicati essere accomodanti sia per bieca emulazione della Fed sia per evitare dannosissime rivalutazioni dell’euro sul dollaro. Sui nostri portafogli teniamo posizioni quasi esclusivamente in euro.


DATI MACRO ENTRANTI
Settimana molto densa e cruciale. Probabilmente ci offrirà la conferma se veramente sia partito il trand discendente o se vince la potenza dei grandi inflattori riportando le borse sui massimi oltre 1100.
Martedì, tassi Australiani e vendite auto usa (in lieve miglioramento dopo il crollo repentino di settembre a seguito della fine degli incentivi)
Mercoledì, giornata importante con la riunione della FED. Tassi fermi ma attenzione alle parole del comunicato!; indice dei servizi ISM atteso in miglioramento a dare fiato al rimbalzo.
Giovedì, riunione della banca centrale inglese ed europea. La sterlina dovrebbe respirare rafforzandosi un filo e la sua fine dovrebbe iniziare ad avvicinarsi, confluendo nel grande calderone dell’euro. Sussidi USA sulla disoccupazione.
Venerdì i dati sulla stima della disoccupazione USA, attesa sopra il 10% con un -175.000 atteso (che piacerebbe molto agli investitori!) Si rivedranno anche in definitivo le stime di agosto settembre con i -201.000 e i -263.000 probabilmente peggiorative.



PORTAFOGLI

I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

Nessun commento:

Posta un commento

Free Blog Counter
Poker Blog