lunedì 25 maggio 2009

Nota sui Mercati n. 27 del 24/05/2009

NOTA SUI MERCATI N° 27

Data: 24/05/2009

Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
Quella appena passata doveva essere una settimana piatta e senza particolari scossoni vista l’assenza di dati importanti sui mercati. Non è stato così!
Le vere note salienti di questa settimana sono due. Una estera e una di fonte italiana.
La prima è il fatto che la società di rating Standard and Poor’s ha abbassato le previsioni sul rating dell’Inghilterra da stabile a negativo a seguito delle politiche inflazionistiche e all’aumento del debito pubblico che si sta registrando in conseguenza della collettivizzazione del debito e della riduzione delle entrate tributarie dovute alla recessione. Quindi la brillante AAA sfoggiata da GB inizia a scricchiolare. La domanda che balza in testa velocemente è la seguente: se rischia la AAA l’Inghilterra, come è messa quella degli USA? Direi peggio! Con un deficit pubblico che si avvicina al 13% e previsioni di deficit costanti intorno al 10% per i prossimi 5 anni non andranno tanto lontano. Se è pur vero che lo stock di debito da cui partono gli USA è più basso di quello di altri (in primis Giappone) è anche vero che ben presto sfonderanno quel tetto del 100% del PIL che viene ritenuto da più parti come una sorta di spartiacque per le partenze del downgrading del rating. La domanda se la devono essere posta anche i mercati e la risposta deve essere stata simile a quello che noi andiamo dicendo almeno da inizio anno. La AAA made in USA è un bluf frutto di un inciucio (o meglio, un incesto a trois) infruttuoso tra FED, governo e società di rating. E onestamente da tempo oramai non sappiamo dire chi tra le tre sia la più seria (o la meno ciarlatana)! Morale, mani molto pese stanno vendendo Tbond in dollari sulle lunghe scadenze: il rendimento dei tbond è arrivato a sfiorare il 3.50% e il dollaro è scivolato in area 1.40 contro euro. Che siano i cinesi, gli indiani o i russi? Non lo sappiamo! La vera cosa che ci sorprende è perché proprio ora si mette sotto tiro il rating inglese (notoriamente il 51 stato americano di stanza in Europa) e non quello della vera madrepatria di queste politiche che per altro presenta numeri peggiori. Onestamente pensavamo che il potenziale downgrading o anche solo la sua preventivazione e anche solo partendo dalla periferia (l’Inghilterra appunto) avvenisse molto più tardi, a crisi in via di risoluzione e non nel bel mezzo. A nostro avviso questo notizia ha una sola spiegazione: è ufficialmente partita la corsa all’inflazione. L’insostenibilità del debito pubblico accumulato e la sua totale manifesta inutilità generale, unita all’improduttività di questo aumento (non si è trattato, se non marginalmente, di aumenti per infrastrutture o investimenti, ma semplicemente di rilevazione di debiti privati di una piccola elite di banditi finanziari e successivo scarico sulle tasche di tutti) ha di nuovo messo alle corde i grandi burattinai. Ora si invoca a grandi mani l’inflazione (veder focus di febbraio) come grande risolutore finale; l’unica in grado di ridurre magicamente il peso dei debiti e costringere la gente ad aumentare i consumi per anticipare gli aumenti di prezzi. Ora i grandi debitori hanno il fiato corto, cortissimo. Quando vince la disperazione si è disposti a tutto. Lo testimoniano i kamikaze giapponesi (partiti ad ottobre del ’44 a guerra oramai persa e le famose armi segrete di Hitler, al più, sogni disastrosi e mortali del tramonto ineluttabile e prossimo). Questa ultima “arma segreta” (neanche tanto) e soprattutto l’averla giocata così presto non ci fa presagire niente di buono. Passata la bufala delle trimestrali fasulle e il sussulto bosrsistico dell’ultimo mese la realtà richiama a futuri molto meno rosei di quello che ci volevano far credere. In questa logica, tornano come colombi viaggiatori fedelissimi le dichiarazioni settimanali di kenneth Rogoff (economista capo del Fondo Monetario Internazionale), quelle di Gregory Mankiw (ex consigliere di Bush) e di Bill Gross (capo del più grande fondo obbligazionario del mondo, Pimco) tutte volte a “sponsorizzare” l’inflazione e i suoi segnali premonitori e il suo potere benefico. Temiamo che la realtà sia vestita di nero. La situazione era e continua ad essere insostenibile. L’inflazione evocata non porterà benessere e un nuovo Eldorado, come i kamikaze e le armi segrete non hanno cambiato le sorti della guerra, ma porterà solo stagflazione, cioè miseria e incancrimento dei mali economici.
Temo che ci avviciniamo al canto del cigno di questa classe dirigente incapace e delirante. L’unica speranza flebile e vuota è che si rifaccia la 180 del 1978 (legge Basevi) e tutti stì pazzi li si rimetta dentro legati stretti.
L’altra nota saliente è una dichiarazione del nostro Tremonti (oramai quasi controcorrente e quindi affidabile). Ci informa che ad ottobre si è rischiata la catastrofe. Chi ci segue sa che non c’erano molti dubbi in merito. Il punto è che questa comunicazione da una fonte autorevole ci informa che non solo ci hanno raccontato bugie per convincerci a lasciare i nostri risparmietti in azioni a farseli massacrare ma soprattutto che la catastrofe non è un nostro personale incubo (che ci ha attirato anche qualche critica) ma un rischio possibile se non addirittura probabile. Vi riporto per dovere di cronaca le parole precise del Ministro: “In quel mese (ottobre 2008), ha aggiunto il ministro, «abbiamo visto da vicino gli effetti dell'apocalisse finanziaria, gli effetti di una guerra senza averla combattuta». Il rischio, ha concluso, è stato quello «della bancarotta dell'Occidente».
Ora che la dichiarazione si innestai sicuramente in un quadro di elezioni e sia stata fatta per dimostrare quanto sono stati bravi a evitarla, non ci sono molto dubbi, ma resta il “sentiment” che Tremonti abbia detto il vero. Il problema non è quanto siano stati bravi a evitarla, è che chi c’è la fatta evitare sono gli stessi che l’hanno creata e soprattutto che la cura messa in atto ci porterà ad una catastrofe diversa e per certi versi peggiore.


AZIONI
Siamo arrivati ad uno spartiacque. Poniamo questo spartiacque a livello di S&P 500 pari a 875. Se le borse entro questa o al massimo la prossima settimana rompono questo supporto al ribasso allora si apre probabilmente lo storno borsistico. Se invece le borse riescono a galleggiare nel canale e rompere 930 allora si aprono spazi per l’ultima gamba rialzista del rimbalzo, fino a quota 1000 - 1050 . Oramai il tempo per percorrere quest’ultimo micro rimbalzo si va esaurendo in quanto le seconde trimestrali (e relative previsioni) irromperanno pesantemente abolendo ogni possibile ottimismo. Onestamente per una volta (ci succede raramente) non ci sbilanciamo in previsioni. L’incertezza è veramente totale. Cosa certa è che a scanso di cattive sorprese sarebbe logico iniziare già da ora ad alleggerire le posizioni azionarie in quanto le possibilità di rimbalzo e la sua entità non ci sembrano giustificare i rischi. Personalmente apriremo posizioni short solo quando il mercato ci fornirà segnali inequivocabili di ribasso (che ancora non ci sono), cioè dopo la rottura di quota 875.

Previsioni di breve: laterale
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Previsioni centrate in pieno. L’auspicio propagandato come panacea economica dell’imminenza dell’arrivo dell’inflazione sta facendo i suoi effetti spingendo al rialzo le lunghe scadenze sia in euro che (soprattutto) in dollari. Purtroppo per innescare bombe inflazionistiche e relative attese basta poco. Qualche dichiarazione folle di qualche istituzionale importante (segnali di perdita di AAA, auspici di inflazione) e un indebolimento del dollaro (che è una misura inflativa) che in un mercato speculativo e isterico come questo immediatamente ci si risponda a tono. La realtà è che tutta questa attenzione sull’inflazione ci pare eccessivamente prematura. La deflazione aveva appena cominciato a fare i suoi benefici effetti (domandatelo alle imprese che hanno evitato di licenziare e salvato i margini nonostante il calo di fatturato solo per la riduzione dei costi delle materie prime) che già la si cerca di uccidere. Un infanticidio! Molto deleterio. Purtroppo sulle materie prime si iniziano già a vedere le ripercussioni inflazionistiche e questo, unito alla crisi peggiorerà drasticamente le cose. E’ come interrompere una cura di antibiotici prima del dovuto. Assolutamente controproducente.
Quindi, o tutta questa fretta è perché qualcuno si rende conto di essere alla fine, e quindi è l’ultima “arma segreta” da giocare contro il prossimo crollo dell’economia reale (e allora il quadro è grave) come detto nel focus o questa marea di folli patentati cerca di uccidere una deflazione in rafforzamento che vedono come peste. Solo i prossimi dati resi pubblici permetteranno a noi piccoli risparmiatori sapere dove sta la verità. In ogni caso l’operazione mediatica dell’accettazione dell’inflazione, neanche come minore dei mali ma addirittura come cura di ogni cosa è iniziata. Inflazione e tassi nominali a zero vogliono dire tassi reali negativi. Cioè massacro per i creditori e feste alcoliche per i grandi debitori. Staremo con le orecchie apertissime e vi terremo informati
Comunque gli scenari sono i seguenti:

Scenario di breve governativi euro: laterale rialzista
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale rialzista
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Anche qui previsioni azzeccate. Tutte le commodities sulla spinta delle voci inflative hanno reagito con corposi rialzi. Bene i preziosi, con oro a +2.7% e argento a +4.9% (sono i migliori in caso di inflazione mista a stagnazione). Gli industriali salgono sulla spinta delle scorte cinesi con rame a +4% (+49% da inizio anno) e petrolio a +8% (+38). Questi ultimi due incrementi ci informano che l’ottimismo non è ancora del tutto scemato. L’indice CRB sale del 3.3%. Unica nota stonata il gas naturale che perde in settimana il -14%. La cosa avviene senza particolari notizie in merito. Sul gas esiste una crisi di sovrapproduzione ben nota e la domanda langue, ma proseguono le chiusure di impianti e ben presto ci aspettiamo un rimbalzo corposo coerentemente con gli altri energetici e con la carenza che si verificherà non appena si riattiverà un poco la domanda e/o l’inflazione. Con il nostro personalissimo portafoglio abbiamo provveduto a vendere metà dell’etf naturl gas all’inizio della settimana scorsa con un guadagno del 25% sull’acquisto e a ricomprarne per la stessa cifra oggi a 0.466 portando ora il prezzo medio di acquisto a 0.48 circa.
Non si esclude una piccola correzione dei valori in settimana visti i corposi rincari messi in atto nella precedente. I trend comunque rimangono rialzisti:

Previsioni Oro di breve: laterale rialzista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale rialzista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Anche qui come da previsioni di ultima nota il dollaro ha raggiunto circa 1.40 contro euro, confermando l’innaugurazione di una politica fortemente inflazionistica del governo Obama. Il dollar index perde circa il 4% e finisce in zona 80. Ha praticamente perso contro tutte le valute (in particolare con quelle commodities dove porta a casa mediamente un -6%). Stabile contro yen (-0.50%) altro grande malato intorno a 1.32 contro euro. In settimana il dollaro è previsto in leggero recupero, ma sempre dentro il canale 1.38 – 1.42, ma la sua svalutazione è destinata a continuare nel tempo.




PORTAFOGLI

Low : +1.57% da inizio anno e +8.55% da inizio 2008
High: + 2.26% da inizio anno e +16.82% da inizio 2008


I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

Nessun commento:

Posta un commento

Free Blog Counter
Poker Blog