mercoledì 18 novembre 2009

NOTA SUI MERCATI N° 35

Data: 15/11/2009

Gentili investitori e cari amici,


IL FOCUS
Partiamo una volta tanto con le belle notizie. Oramai a stagione trimestrali concluse, possiamo dire che circa l’80% delle trimestrali hanno battuto le stime degli analisti, anche se tra il 20% che ha mancato l’obiettivo vi figurano società di un certo peso simbolico e reale:
Bank of America
Best Buy
Boeing
Eastman Kodak
Harley Davidson
Lennar corp
Notizia di oggi ci informa che le vendite al dettaglio sono notevolmente aumentate (soprattutto rispetto all’attesa di un +0.9%) segando ad ottobre un +1.4%; Il dato che interessa però è quello depurato dalle vendite di automobili e dall’effetto carburanti (che sono aumentati di prezzo e a parità di quantità venduta rischierebbero di “gonfiare” il dato). Tolto il settore auto, sembrano attestarsi ad un +0.2%, la metà del consensus che le voleva a +0.4%. Eppure la borsa festeggia…
Nel contempo è stato rivisto il dato di settembre al ribasso, -2.3% anziché -1,4%. Non è variazione da poco e spiace notare, come spesso succede nel dato sull’occupazione, dichiarare stime provvisorie di un certo livello e poi a notizia “invecchiata”, generalmente il mese dopo, coi mercati alle prese con nuove informazioni”, correggere (sempre in peggio) il dato precedente. Cosa sarebbe successo se a ottobre fosse stato comunicato il dato di settembre di un -2.3% (ben peggio delle attese)? Oggi questo dato è vecchio, quindi passato inosservato. Cosa sarebbe successo oggi, se nel dato statistico definitivo comunicato a dicembre scoprissimo un meno qualcosa piuttosto che un più qualcosa sulle vendite al dettaglio? Inizio ad avere la piccola e fastidiosa sensazione che l’informazione venga manipolata sistematicamente. Non mi piace pensarlo, sia chiaro. E’ che per chi segue i dati costantemente da anni come faccio io, una serie così impressionante e costante di revisioni al ribasso di dati apparentemente migliori non mi era mai capitata di vederla. Da un punto di vista logico non sorprende: quando i governi di mezzo mondo si sono letteralmente “sfiancati” per cercare di dare ossigeno a quel mostro basato sul debito e sulla carta (straccia) che era e purtroppo ancora è il sistema finanziario internazionale, la tentazione di buttare il tutto per tutto dentro il mercato è forte pur di salvare il salvabile.
Il vero problema, se così fosse, non è tanto il dato “drogato”, ma gli effetti che questa drogatura porta. L’enorme immissione di liquidità (per altro riconfermata e ribadita da FED, BCE e BOE a tranquillità di tutti gli operatori del mercato) ci ha già profondamente abituato a valori distorti nelle materie prime, a cadaveri aziendali fatti camminare con le stampelle del denaro pubblico e non mi stupirei di vedere prezzi azionari drogati da dati falsi (e tendenziosi). È che come sempre, nel lungo periodo, vince la realtà, triste, disarmante e prepotente. Anzi più si fa perdere grazie a queste drogature costanti e scellerate il potere di riallocazione efficiente delle ricchezze ai prezzi che il mercato esprime, più la realtà sottostante, bistrattata e privata del suo più potente sistema immunitario, quando si ripresenterà a chiedere il conto lo farà con grande forza e estremo danno. Tutte le crisi nascono cosi!
E’ che per la prossima i soldini non ci sono più…La ricchezza vera è stata bruciata e di soldini finti (quelli di cartastraccia appena coniati) ce ne saranno troppi… Quasi quasi ci sarebbero da denunciare per aggiotaggio tutti questi enti più o meno parastatali che forniscono dati ai mercati ….
Ma le borse crescono…
La disoccupazione USA, ha raggiunto la discreta percentuale di 10.2%, la più elevata dal 1983 ad oggi, portando i posti persi dall’economia americana dall’inizio della crisi ad oggi ad oltre 7,4 milioni. Sarà anche un dato “ritardato” come si affrettano a dire i guru dei governi, ma a me sembrano dati da campo di battaglia e non siamo molto lontani a quella percentuale del 15% che scrivevo e prevedevo nelle note di febbraio e marzo. Sono sempre più convinto che purtroppo sul finire della crisi vedremo questo risultato. Sicuramente questi disoccupati, finiti i bonus e i (piccoli essendo americani) risparmi dovranno fare i conti con i miseri sussidi di disoccupazione targati Obama e ridurre drasticamente i consumi.



AZIONI
Il PIL delle maggiori economie (a parte Inghilterra, Irlanda e Spagna, le più colpite nel profondo del sistema dalla crisi) hanno sperimentato PIL trimestrali positivi. Nell’ordine del più zero virgola per intenderci, ma pure sempre positivi (e per alcune economie si è già al secondo semestre consecutivo). Sono quei piccoli germogli verdi che si intravedevano nel maggio giugno scorso? Personalmente ne dubito molto. Questa piccola e temo effimera inversione di tendenza poggia esclusivamente le sue cause dell’essere e le sue speranze di sopravvenienza futura sui programmi ultra espansivi delle maggiori economie mondiali. USA e GB in primis. Si tratta di stimoli che per durata, generalizzazione e spessore (quantità di moneta immessa) non hanno minimamente nessun precedente con nessuna delle crisi precedenti. Basta guardare i deficit e i debiti pubblici delle maggiori economie mondiali:
in Italia abbiamo un nuovo record assoluto sul debito pubblico: 1,8 trilioni di euro! A me hanno sempre insegnato che i debiti vanno prima o poi restituiti, e sono curioso di vedere come si farà. Più passa il tempo e più mi convinco che la spugna non può che essere un’inflazione altissima.
La GB ha un deficit che sfiora il 15% del PIL! Tant’è che le agenzie di rating, rompendo una omertà complice parlano per la prima volta di declassamento (perderà la luccicante AAA che oramai la accompagnava da decenni). La BOE è stata tra l’altro la più prolissa nello stampaggio del denaro, non tanto in valore assoluto (la coppa aspetta alla FED) quanto in quello relativo: un terzo della spesa pubblica inglese è stato pagato con ricchezza proveniente dal nulla, cioè denaro fresco di stampa. Se ancora è a galla lo deve ad anni e anni di estremo rigore nella gestione della cosa pubblica del passato. I prezzi dell’immobiliare sono nonostante tutto ancora il doppio del giusto rapporto con il reddito disponibile (si vocifera in quanto gonfiati dai bonus miliardari di Goldman Sachs), e la sua economia era la più legata al mondo ai servizi finanziari.
Il deficit USA viaggia al 12% (senza considerare Fannie Mae e Freddie Mac che invece andrebbero inclusi) e si trova con nove stati a serio rischio default: California, Arizona, Illinois, Florida, Michigan, Nevada, New Jersey, Oregon, Rhode Island e Wisconsin. Quello che spaventa è il debito totale USA, sommando Debito Federale, privato e Corporate: 35/36 TRILIONI di dollari. Una follia!
Il Giappone ha un debito pubblico che ora è del 200% del PIL. Il più alto in assoluto e hanno bisogno del 4.4% del proprio PIL solo per pagare gli interessi. E meno male che mediamente gli interessi sono da decenni stabili al 2%. Pensate a cosa succederebbe se passassero al 5 o al 6%...
Altra sua fortuna è che il debito pubblico giapponese è nella quasi totalità in mano ai giapponesi (popolo tra i più parsimoniosi al mondo) e quindi il pagamento degli interessi si può quasi configurare come una redistribuzione del PIL che potrebbe portare nuova domanda e quindi stimolo economico interno.
La Cina formalmente non ha debito pubblico, se non gli importi minimi necessari per creare una curva propria dei tassi e il deficit annuo è bassissimo. Però ha messo in moto stimoli di portata incredibile fatti transitare sul sistema bancario (che è pubblico). I debiti del governo cinese sono fuori dalle statistiche ufficiali, sono nascosti dentro gli impressionanti debiti (e il loro alter ego dei crediti inesigibili) del suo sistema bancario. Inoltre buona parte dei suoi surplus è in treasury americani…. Quanto meno un campanello d’allarme…
Francia e Germania, forse sono quelle che stanno meglio e scontano un deficit intorno al 7/8% con un rapporto debito PIL che rimarrà sicuramente per qualche anno sotto quota 100% del PIL.
Ora con stimoli ripetuti e esagerati che hanno prodotto nelle casse pubbliche le situazioni prima ribadite (senza contare il denaro nuovo di stampa che non rientra sempre o tutto nel calcolo dei debiti governativi), si è riusciti ad avere solo qualche “più zero virgola qualcosa”… Francamente mi sembra molto poco e sicuramente non duraturo. Come dimostrano i dati sopra esposti, la benzina, prima di un default generalizzato sta rapidamente finendo. La sensazione è che la nave stia ancora affondando. In un gesto estremo e con il dispendio di energie incredibili (le ultime) si è riusciti a buttare via un filo in più d’acqua rispetto a quella che entra. Quando le energie caleranno (e dovranno purtroppo finire) riprenderà il naufragio. Il dubbio che sarebbe stato meglio tenere le energie per nuotare fino a riva mi assilla ancora…
La Fed ha rassicurato i mercati. Idem i due Bonobo BCE e BOE. Hanno rassicurato: tassi bassi ancora a lungo e prosegue (per la BOE addirittura aumentata) la politica di stampaggio scellerato di moneta. Tanto è bastato. Il carry trade ha ripreso slancio con la sua correlazione inversa tra prezzo azioni / valore dollaro e ha ridato fiato ai mercati che sembravano prossimi ad una correzione.
Altra cosa che mi toglie qualche ora di sonno, è che l’uso di strumenti derivato è aumentato nel corso del 2009 stabilendo i record di sempre: attualmente le istituzioni finanziarie hanno in pancia oltre 200 mila miliardi di dollari in controvalore di derivati! Il numero di intermediari che usa derivati passa dal 66% del 2008 al 78% 2009. SPAVENTOSO. E’ il risultato di politiche di denaro a gratis (tasso zero), del divieto di posizioni short (non si può imbrigliare il mercato per tanto) e, sopratutto della sensazione oramai diffusa, dopo i bei proclami iniziali di stabilire nuove norme, che tutto il casino successo sia stato solo un accidente di percorso e non un insostenibilità di sistema… per questo, quindi, pagheremo ancora, e chi paga saranno sempre gli stessi !
Alla fine di tutto il tentativo di ribasso si è tramutato in un aumento della volatilità dei mercati (il “prezzo” per i rendimenti sperati) con borse che provano ad andare a tastare nuovi massimi. Ritengo a questo punto che la terza gamba dell’ABC si possa andare ad appoggiare verso quella quota 1120/1125 che da tempo andavo dicendo. Ogni tentativo di rottura al ribasso è stato aborrito ignorando qualsiasi notizia negativa proveniente da più fronti. Nelle borse contano due fattori: quelli emotivi (paura e avidità) e quelli reali. Nel breve vincono gli emotivi, nel lungo quelli reali. Penso che sia solo questione di tempo e continuo a pensare che intorno ai livelli sopra menzionati passino resistenze troppo forti e che alla fine apriranno uno storno importante.
Questo è il motivo per il quale nei nostri portafogli, su qualunque livello di rischio stiamo notevolmente sotto pesati in azioni, preferendo assets più tranquilli (tipo le obbligazioni che ci hanno dato tante soddisfazioni in questi due anni) nella convinzione che attualmente nei mercati borsistici ci sia volatilità assolutamente non pagata dai rendimenti attesi (che a mio avviso sono negativi). I ribassi borsistici dovrebbero verificarsi con un lieve anticipo (qualche mese) rispetto alla fine degli stimoli all’economia con il tentativo di richiamo della liquidità immessa. Ai primi sintomi di rialzo dei tassi, si assisterà ad un rafforzamento del dollaro (per la chiusura dei carry trade) e ad uno storno borsistico importante


Previsioni di breve: ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Beh, in concomitanza con le dichiarazione della FED, l’obbligazionario americano ha visto calare i rendimenti su tutta la curva e per tutta la settimana successiva. Libor a tre mesi 0.27% (0 cts), bonds a due anni 0.81 (+8 cts); a 10 anni 3.42% (-8%) e a 30 anni 4.36%. (-4 cts). Si è quindi assistito ad un appiattimento della curva 2 – 10 anni a 261 cts (-15 cts) compatibile con le minori attese stagflattive. Da notare che il differenziale si trova a ridosso dei record storici di sempre (270 cts) rispetto ad una media pre crisi di 60 / 70 cts e consoni ad economia “standard”. Ricordatevi, quando il differenziale 2 – 10 anni dovesse rompere il record storico, e portarsi verso 280/290, abbandonate titoli di stato e azioni e posizionatevi su oro e commodities.
Settimana, quella passata, in cui il governo USA ha collocato senza problemi grazie all’ormai cronica forte domanda dei 40 MLD $ a 3 anni, 25 miliardi a 10 anni e 16 MLD a 30.
Fermi i tassi e la curva in eurolandia
Leggermente in calo gli spread sui titoli emergenti, gli high yeld e gli emergenti.
Nei nostri portafogli stiamo progressivamente abbassando la durata media dei bond. Teniamo solo bond in euro e di alto rating. Ancora spazio per emergenti BRIC (Brasile Russia India e Cina). A fine corsa i corporate che abbiamo liquidato con notevoli soddisfazioni nell’anno.


Scenario di breve governativi euro: laterale
Scenario di medio governativi euro: rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: fortemente rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale
Scenario di medio governativi USA: rialzista
Scenario di lungo governativi USA: fortemente rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: rialzista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Preziosi in grande spolvero. Oro a +2.2% (+27%) da inizio anno con molta gioia nostra e dei nostri portafogli, argento a +54%, rame a +112%, petrolio a +71% e gas naturale a -22%.

Ritengo che l’oro sia saldamente in un trend rialzista e attualmente sostenuto dalla speculazione più che dall’industria. Nel 2009 il 56% dell’oro è acquistato dai gioiellieri, il 13% dall’industria e il 31% per investimento / speculazione. Questa percentuale è sensibilmente aumentata nel 2009. l’India si è comprata le 200 tonnellate di oro messe in vendita come già da molto tempo programmato dal FMI. Cifra sborsata 6.7 MLD di dollari. Assieme alla sua correlazione inversa con il dollaro, mi fa propendere che sia in atto una diversificazione mondiale delle riserve, sempre meno dollaro dipendente e precise indicazioni di timori inflattivi futuri, oltre che strumento di protezione in caso di caos finanziario. Ci abbiamo sempre creduto ed è presente nei nostri portafogli. Probabile l’aprirsi di una piccola correzione con targhet 1070 1080 dollari per oncia.
Il gas naturale lo ritengo ficino ad un minimo molto forte e si va incontro alla stagione fredda. Il prezzo storicamente riparte tra le ultime due settimane di novembre. Quindi è stato ricomprato nel mio personalissimo portafoglio

Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista

lunedì 2 novembre 2009

NOTA SUI MERCATI N° 35

Data: 01/11/2009

Gentili investitori e cari amici,


IL FOCUS
Si parte male, molto male. Nove banche USA per un totale di 20 MLD di $ di depositi hanno chiuso i battenti la settimana scorsa. Le borse mondiali perdono in 10 gg tra il 7% e il 10% sui timori che gli stimoli e la liquidità gettata sul mercato vengano a mancare. La disoccupazione Europea (e presto quella americana il cui dato è previsto per venerdì prossimo) stanziano sopra il 10% (quando gli ammortizzatori finiranno tutti questi espulsi dal mercato del lavoro inizieranno a calare i propri consumi…). E negli USA la contrazione dei consumi (-0.50% su agosto) compare già nelle prime statistiche, scatenando l’ondata di vendite degli ultimi 10 gg. C’è, comunque, un piccolo faro di luce, un dato in controtendenza in mezzo a tutto questo buio. Il PIL americano del terzo trimestre è cresciuto del 3.5% in termini reali. A ben vedere, però il rischio che il faro si tramuti in un falso miraggio è profondo: di questo 3.5%, 1.66% è dovuto alle politiche una tantum di incentivazioni sull’auto (cash for clunkers – alla lettera sarebbe denaro contante per auto decrepite!). Il sussidio ora è finito e le vendite, come succede ogni volta che si toglie droga ad un mercato, caleranno (e sono già calate) drasticamente in quanto il sussidio non fa altro che anticipare gli acquisti. Il restante 2% è tenuto a galla dall’aumento della spesa delle pubbliche amministrazioni (+8%) finanziato con moneta fresca di stampa e con deficit pubblico e dagli incentivi fiscali (soprattutto sugli immobili residenziali) di varia natura, anche questi in via di esaurimento (a settembre, dopo la fine degli incentivi hanno segnato un bel -3.6%!).
Il debito totale americano (debito privato, debito corporate e debito federale) inizia dal canto suo a sfondare la soglia del 240% del PIL americano, che in termini monetari vuol dire attestarsi a fine anno intorno ai 32/35 trilioni di dollari…. Il solo debito federale ha già superato il 50% rendendo l’attenzione sulla spesa pubblica una priorità difficilmente rimandabile. Non sono scherzi e soprattutto qualcuno dovrà pure pagarli tutti questi dollari….
Il reddito personale disponibile è calato oltre il 3% e insieme è tornata a calare la propensione al risparmio (che aveva dato qualche buon segnale in passato) mostrando gli effetti perversi dei tassi a zero. Anche gli investimenti aziendali calano: -2.5%!
Insomma tutti gli elementi per identificare nel prossimo futuro una domanda di beni asfittica e depressa.
In tutto questo scenario le borse quotano multipli “da bolla” e scontano un rialzo dell’economia che purtroppo temo effimero e di breve durata.



AZIONI
Lo S&P500 ha toccato il massimo a 1100. Dopo di chè è iniziata la discesa che lo ha portato a chiudere venerdi a 1036 (circa -6% in 10 gg) con vix (indice di volatilità implicita nelle opzioni a 1 mese sullo S&P500) tornato sopra quella quota 28 che sembra da un pò di tempo segnare lo spartiacque tra bello e cattivo tempo.
Il movimento ribassista sembra riaccendere i timori sulla ripresa e raffreddare i facili ottimismi.
Il timore che la Fed inizi a raffreddare gli stimoli all’economia (e prima o poi dovrà farlo) con politiche di inizio di rialzo dei tassi, ha spinto molti curry traders a rientrare dalle proprie posizioni. Oramai la valuta riferimento per queste operazioni è il dollaro. Non più solo moneta di riserva, ma diventata anche attualmente grazie ai tassi più bassi che quelli sullo yen, moneta di speculazione: il curry trade appunto.
Ci si indebita in dollari (che equivale a venderli sul mercato abbassandone il valore in termini relativi con le altre monete a tassi maggiori) e si usano per acquistare economia reale: azioni (quote di imprese), commodities e preziosi in primis. Ancora escluso ovviamente l’immobiliare.
Ecco spiegata l’enorme correlazione esistente sui mercati tra i tre comparti seguendo il seguente schema:
ci si indebita a tassi nulli in dollari (vendendoli sul mercato e quindi svalutando il cambio), si comprano azioni e commodities che salgono quando il cambio si svaluta con una correlazione impressionante. Sono operazioni speculative. Né più né meno.
Non esiste dietro di queste nessuna strategia di medio periodo e nessun calcolo basato sui fondamentali dell’economia mondiale. Solo ricerca del guadagno immediato e facile per una liquidità drogatamene sovrabbondante. Come tutte le mosse speculative non partorirà nulla di stabile né di buono.
Queste operazioni, normalmente rientrano con velocità impressionanti al minimo cenno di cedimento dei mercati o di minimi cambiamenti esterni, esasperando le oscillazioni dei prezzi e quindi della volatilità dei mercati. Proprio quello che si inizia a vedere… Bastano attese anche minime di rallentamento della politica accomandate e ultrainflattiva (ripeto essere destinata prima o poi a essere richiamata) per far chiudere le operazioni in essere: si comprano dollari (per restituirli) e si rafforza il cambio e si vendono gli assets sottostanti (azioni e commodities).
Ritengo però che sia troppo presto per un richiamo delle politiche espansive. La Fed non potrà certo accettare un appiattimenti della curva sui tassi con un rialzo di quelli a breve. Quindi l’appuntamento clou rimarrà ovviamente quello di mercoledì (ore Italia 19:15) del comunicato della Fed, non tanto per vedere i livelli dei tassi (rimarranno sicuramente uguali) ma per “cercare” nelle pieghe del comunicato le sfumature di linguaggio che potrebbero far propendere a future politiche restrittive. La FED tranquillizzerà i mercati (o così mi aspetto) e quindi le borse in quella giornata (e in quelle prima) brinderà con un rialzo, prima della seconda gamba ribassista. Ritengo quindi che 1036 possa rappresentare il minimo della prima gamba ribassista, con rimbalzo delle borse che dovrebbe esaurirsi intorno a S&P500 verso i 1060 – 1080 (recupero circa del 50% -60% del terreno perso con la prima ondata ribassista) da toccare circa giovedì con successiva partenza ribassista verso venerdì. Target della seconda gamba ribassista intorno a 980 circa (ove risiede il potente supporto rappresentato dalla media mobile a 320 gg). Ritengo quindi partita la seconda macronda ribassista. Quella che avevo già da tempo teorizzato fin da marzo, quando iniziò il rimbalzo (che avevo indicato come fine in area 1115 /1120). Probabilmente ci siamo fermati a 1100, che rappresenterà probabilmente il massimo dell’anno in corso (e altrettanto probabilmente di quello a venire). Nel caso, improbabile che la FED già da mercoledì faccia capire una uscita dalle politiche espansive, vi sarebbe un immediato approfondimento degli storni, e il rimbalzo si esaurirebbe a quota 1050/1060.
Questo ordine di considerazioni spiega perché i nostri portafogli si trovino già da qualche tempo fortemente sottopesati in azioni e perché lo rimarranno ancora.


Previsioni di breve: ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
In concomitanza con gli storni borsistici, i titoli di stato dovrebbero proseguire a riposizionarsi sui minimi dell’anno a livello di rendimenti (cioè sui massimi a livello dei prezzi), nonostante si inizi a intravedere una certa bolla destinata sicuramente a deflagare. I prezzi iniziano ad essere troppo sostenuti, sia in considerazione del rapido deterioramento dei rating reali degli stati sovrani, sia in relazione alle condizioni macroeconomiche (che sono di stampo inflazionistico). Per questo motivo riteniamo interessante anche se probabilmente anticipato, riposizionarsi sulla parte a breve delle obbligazioni, vendendo la parte a lungo.
Altrettanto coerente con questa aspettativa e l’inizio della vendita dei comparti obbligazionari corporate, secondo noi a fine corsa dopo le belle soddisfazioni date da inizio anno.
Riteniamo stabili i rendimenti sugli emergenti (BRIC in primis).
Morale sui nostri portafogli, iniziamo a vendere tutti i corporate e a i titoli a medio lungo termine, posizionandoci su comparti a breve (tre anni) o a maggior rating.




Scenario di breve governativi euro: laterale- ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi euro: rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: fortemente rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale- ribassista
Scenario di medio governativi USA: rialzista
Scenario di lungo governativi USA: fortemente rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale- rialzista sui tassi
Scenario di medio corporate: rialzista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Come dicevamo commentando le azioni, queste presentano una correlazione molto forte con i mercati borsistici. Normale quindi che ne condividano in via momentanea i destini. Tutti gli indici principali sono al ribasso, rame (-2.6%), petrolio (-4.3%), gas naturale -7.8%. L’indice generale CRB -3.5%. Con i prossimi storni borsistici tali ribassi dovrebbero approfondirsi nel rispetto della correlazione positiva esistente attualmente sul mercato azioni commodities e valute. Ai primi accenni seri di inflazione e di esuberanza della liquidità, la correlazione si romperà, se non addirittura invertirà, con rialzi sul comparto (e soprattutto sull’oro e sui preziosi, da iniziare ad accumulare sui ribassi).


Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Il dollar index è rimbalzato recuperando 1.3% e portandosi a 76.4. Anche lo Yen ha recuperato (essendo anch’esso storicamente moneta da curry trade). Entrambe in concomitanza con gli storni borsistici ed entrambi in concomitanza con gli storni sulle commodities. E sono proprio, come logico, le monete commodities a soffrire di più contro dollaro e yen: su tutte dollaro neozelandese, dollaro canadese e australiano.
Dopo una svalutazione nei primi giorni della settimana in concomitanza coi rimbalzi borsistici, dovrebbe rompere 1.48 contro euro e posizionarsi verso la zona 1.45 (in settimana ha fatto un minimo a 1.4666). Nella riunione mensile della BCE, i tassi dovrebbero rimanere fermi e i comunicati essere accomodanti sia per bieca emulazione della Fed sia per evitare dannosissime rivalutazioni dell’euro sul dollaro. Sui nostri portafogli teniamo posizioni quasi esclusivamente in euro.


DATI MACRO ENTRANTI
Settimana molto densa e cruciale. Probabilmente ci offrirà la conferma se veramente sia partito il trand discendente o se vince la potenza dei grandi inflattori riportando le borse sui massimi oltre 1100.
Martedì, tassi Australiani e vendite auto usa (in lieve miglioramento dopo il crollo repentino di settembre a seguito della fine degli incentivi)
Mercoledì, giornata importante con la riunione della FED. Tassi fermi ma attenzione alle parole del comunicato!; indice dei servizi ISM atteso in miglioramento a dare fiato al rimbalzo.
Giovedì, riunione della banca centrale inglese ed europea. La sterlina dovrebbe respirare rafforzandosi un filo e la sua fine dovrebbe iniziare ad avvicinarsi, confluendo nel grande calderone dell’euro. Sussidi USA sulla disoccupazione.
Venerdì i dati sulla stima della disoccupazione USA, attesa sopra il 10% con un -175.000 atteso (che piacerebbe molto agli investitori!) Si rivedranno anche in definitivo le stime di agosto settembre con i -201.000 e i -263.000 probabilmente peggiorative.



PORTAFOGLI

I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

martedì 13 ottobre 2009

nota sui mercati 34 del 11/10/2009

NOTA SUI MERCATI N° 34

Data: 11/10/2009

Gentili investitori e cari amici,

IL FOCUS
La disoccupazione USA è arrivata al 9,8%. Da inizio crisi ci sono circa 7.200.000 americani in meno sul mondo del lavoro per un totale che supera i 15.000.000 di persone. A settembre sono stati bruciati 263.000 posti, circa 100.000 in più rispetto le previsioni. Il dato riapre legittimamente i dubbi sulla sostenibilità del rilancio economico. Mi spaventa non poco pensare che i 2 trilioni di dollari freschi di stampa (in realtà si tratta di scritture contabili!!!), i tassi a zero e gli incentivi fiscali(non più sostenibili) non si siano tradotti in economia reale e non abbiano avuto effetti sul PIL o sull’occupazione. Anzi forse ce li hanno avuti. Ci manca la controprova. Sicuramente però non hanno contribuito a portare segni positivi sulle variabili Macro per eccellenza dell’Economia. PIL e Occupazione. Il dato sulla disoccupazione è hai massimi da giugno 1983, l’ennesimo record negativo a cui oramai reagiamo con l’indifferenza dell’assuefazione. Non è un bel segnale. Il riacquisto dei titoli ipotecari USA da parte della FED ha raggiunto circa la metà del budeget proggramato, lasciando spazio per un'altra invasione di dollari nei prossimi due mesi.
Ma dove è finita tutta questa enorme liquidità? La domanda non solo è lecita ma pone anche questioni sulla sostenibilità della manovra. La liquidità si è sicuramente buttata sul mercato azionario (che ha iniziato il rimbalzo di Fibonacci proprio a marzo, in occasione del minimo a 667) proprio in coincidenza con l’invasione degli ultradollari. Sicuramente sui titoli di stato americani, che registrano oramai rendimenti storicamente minimi su tutta la curva nonostante la notevole offerta. Sicuramente alla periferia del mondo economico (gli emergenti), con le operazioni di curry trade (oggi indebitarsi a tre mesi sul dollaro costa meno che sullo yen!) sul dollaro per investire sulle valute commodities (dollaro australiano in primis). Sostanzialmente un passaggio dal centro verso la periferia. Sicuramente è rimasta lontano dall’immobiliare (troppo presto per tornare lì dove la crisi era partita…). Non è arrivata alle imprese! Quanto meno a quelle medio piccole. Anzi… La grossa impresa in parte ne ha beneficiato, in quanto ha potuto emettere corporate bond riscuotendo praticamente ovunque un enorme successo (da noi Eni per prima). E a pensarci questo è stato l’unico vero travaso tra economia monetaria a economia reale che si è verificato! Non ve ne è stato nessun altro. La liquidità è rimasta praticamente all’80% nelle banche, che spaventate dalla imminente crisi reale (dopo quella finanziaria), hanno deciso di tenere chiusi i cordoni (e presumibilmente lo faranno ancora per un bel po!). Si sono indebitate con le banche centrali a tassi prossimi allo zero e hanno investito in titoli di Stato e in Fast trading (sotto accusa negli USA e prossimo al bando – vedere focus di qualche nota fa) e in speculazioni borsistiche. Serviva anche questo, sicuramente.
Ogni tentativo di uscita dalla crisi non poteva che passare per un riassesto potente delle istituzioni finanziarie. Non stupiscono quindi né le loro trimestrali quasi da record, né la fragilità delle stesse. Gli utili sono da trading, non da core business! Siamo lontani da una vera e propria ristrutturazione, ma è pur sempre una boccata d’ossigeno.
Ora i mercati azionari si stanno avvicinando a quella soglia dello S&P500 che fina dalle note dei primi mesi dell’anno, quando prevedevo il rimbalzo avevo definito finire intorno a livelli di 1120, 1150 (50% del rintracciamento di Fibonacci). Siamo arrivati a 1071! Probabile in settimana dopo un lunedì mezzo festivo, un rintracciamento fisiologico per poi puntare verso quelle quote sopra riportate che dovrebbero anche rappresentare la fine del rimbalzo. I price earning medi hanno sfondato 18, ben superiori alla media ultracentenaria (intorno a 15). Sicuramente se calcolati sugli utili prospettici sono pericolosamente alti. Sono convinto che chi ha sostenuto questo rimbalzo (le istituzioni che hanno beneficiato della liquidità) ne sia ben conscio. Intorno ai limiti sopra riportati, le vendite dovrebbero farsi sentire e la borsa dovrebbe riaccusare l’ultimo grosso storno come ricordato anche nella nota di marzo che dovrebbe grosso modo coincidere con la fine degli stimoli monetari (che non possono durare per sempre!).
Ma la liquidità dove andrà a finire?
Ritengo si getterà sui titoli di stato, già fortemente gettonati (e non dispiacerà, alle autorità finanziarie, nel momento in cui gli stimoli monetari finiranno vedere un mercato che tiene basso i tassi per eccesso di domanda dovuta ad una seconda ondata di avversione al rischio!). Come detto non andranno negli immobili (se non nel pregio) in quanto ancora troppo fresca la bolla e forse ancora non del tutto pulita.
Ritengo molto probabile che finiranno nei preziosi (oro, argento, platino). Anzi ne sono, come sempre ricordo, molto convinto. A me non stupisce affatto il record storico di sempre dell’oro di questa settimana. I preziosi hanno un grosso pregio. Difendono dall’inflazione, non possono andare a zero (al contrario delle azioni) e NON possono essere “stampati” a piacimento. Per contro sono senza cedola. Ma quanto conta una cedola nulla nominalmente e fortemente negativa realmente come quelle attuali sui titoli di stato? Conta per rivalutare i preziosi… Appunto! Ci sarà probabilmente anche qualche movimento sulle materie prime, gli energetici, soprattutto il gas a mio avviso. Non certo il rame o gli industriali oramai a fine corsa. In ogni caso le commodities si difenderanno meglio delle azioni che dovranno tastare nuovi minimi, se non assoluti almeno di periodo.
Il tutto preparerà l’ennesima bolla, questa volta sui titoli di stato e sui preziosi! Ma ci sarà tempo per questo e ne riparleremo.
Poche cose per me sono certe in economia e finanza:
• Non si crea ricchezza dal nulla.
• Non ci sono pasti gratis
• Quando si butta liquidità in eccesso, dal nulla, nascono bolle (è sempre stato così). Si sposta il male senza curarlo, e quando si ripresenta sarà peggio di prima.
Statene certi, qualcuno il conto di quanto successo, dovrà pagarlo.





AZIONI
Prevedo le azioni ribassiste in settimana, poi due possibilità:
o rimbalzo verso quota 1120-1150 da sempre indicate come la fine del rintracciamento di Fibonacci preannunciato nei primi mesi dell’anno, o doppio massimo (e quindi figura di inversione) intorno a 1080 di S&P500 e inizio dello storno. Molto dipende dalle trimestrali che arriveranno copiose in queste due settimane. Se migliori del previsto, si punterà verso 1150 prima di vedere lo storno, se peggiori, la fine del rintracciamento parte subito. La crisi sta passando, via via, da finanziaria a reale (e quindi i titoli che soffriranno di più saranno i titoli industriali rispetto ai finanziari). La grossa impresa si salva ancora, ai danni della media e piccola (tramite il ricorso sistematico ai ritardi di pagamento e all’internalizzazione del lavoro – riportare all’interno quanto precedentemente esternalizzato) e presenterà trimestrali decenti. Ma ben presto, la disoccupazione crescente (e quindi i consumi calanti), la chiusura di imprese di piccole e medie dimensione, gli stimoli fiscali e monetari che dovranno pur avere fine avranno la meglio… Poi, dopo questo ultimo storno, le imprese migliori, ristrutturate nei costi e nel capitale umano, troveranno la forza per un nuovo rilancio. Abbiamo ancora da vivere una stagione all’inferno…
Nei nostri portafogli abbiamo quindi deciso di sottopesare fortemente gli azionari in questo periodo in attesa di tempi migliori.

Le previsioni sono le seguenti:

Previsioni di breve: laterale ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Ritengo ancora premature le paure inflazionistiche. Troppa capacità produttiva inutilizzata e domanda che languirà per effetto della disoccupazione. La liquidità mollata a cane sciolto nel sistema creerà bolle, fuori discussione, ma localizzate, tipo proprio sui titoli di stato o sui preziosi (i miei preferiti), non generalizzate a livello di prezzi al consumo. Questo si verificherà, quando la liquidità arriverà in tasca ai cittadini e alle imprese piccole e medie… ne siamo ancora molto lontani, anche se sono certo che ci arriverà.


Le previsioni sono le seguenti:

Scenario di breve governativi euro: laterale – ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Oro ai massimi, +4,7% in settimana e più 19% annuale, argento + 9,3% (+57%), rame + 102% da inizio anno, petrolio +62%, gas naturale -15% (mi aspetto forti recuperi). Oro a 1062 $ per oncia. Record nominale di sempre. Si è vociferato di un complotto che vedrebbe coinvolti paesi come la Francia, paesi medio orientali esportatori di fonti energetiche e soprattutto la Cina (acquirente a mani basse di oro) per fare fuori il dollaro quale moneta di riferimento nella contrattazione di petrolio. Qualcuno ha già categoricamente smentito. Ritengo che la sostituzione del dollaro quale moneta di riferimento internazionale non sia già partita (non manca G qualcosa come G20, G8 ecc. ove qualche leader tira in ballo l’argomento) ma come ribadito oramai da un anno, scritta nel destino stesso del dollaro. E’ finita un era. Bisogna solo comprenderlo e digerirlo. Non mi stupirei quindi che il gioco ventennale di inondazione del mondo di dollari poi riassorbiti dal debito pubblico americano (sottoscritto dal mondo intero appunto) sia terminata. Gli eccessi e gli squilibri dell’economia USA sono al canto del cigno… il conto sta arrivando. Auspico da sempre una moneta internazionale aurea (o al limite una moneta internazionale paniere di tante monete). Sembra che qualcuno inizi a pensarla come me…

Previsioni Oro di breve: laterale rialzista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale
Previsioni CRB di lungo: laterale ribassista


VALUTE
Il dollaro australiano, beneficiando del primo (di una lunga serie) di aumenti dei tassi ufficiali ha messo a segno sul dollaro un bel +4,5%(nei paesi commodities, la periferia del mondo economico, la più viva) premiando tutti quegli avventurieri (grosse istituzioni finanziarie) che applicano il curry trade. Probabilmente in questi paesi l’inflazione inizia a farsi sentire (e soprattutto la crisi non si è praticamente mai sentita). Si è portato a 0,90 con dollaro USA. Stessa sorte appunto per gli altri, il dollaro canadese, il neozelandese. Forte anche lo yen, a 88 contro dollaro.
Se è vero che Russia, Cina, Giappone, Brasile e Arabia Saudita e Francia stia tramando per sostituire in 9 anni il dollaro come moneta di prezzamento del petrolio (fonte quotidiano inglese “indipendet”) prevedo docce fredde. Ma non credo ai complotti. Penso che il debito pubblico insostenibile, la mancanza di risparmio dei cittadini (i tassi a zero stanno facendo il loro effetto e il risparmio Usa, cresciuto per qualche tempo si è riportato al 3% del PIL, contro un valore “normale” del 10% circa) e gli squilibri “cronici” di un economia alla fine della sua egemonia storica ne abbiano già di fatto decretato la morte. Non sarà violenta o immediata, ma un agonia lenta, uno stillicidio. È sempre così! Non penso ci sia bisogno di nessun complotto!
Nel breve il dollaro probabilmente si rafforzerà, in prossimità dello storno borsistico in quanto ancora ritenuto a ragione e/o a torto moneta rifugio. Il colpo di grazia al dollaro verrà sfoggiato al momento dello scoppio dell’inflazione (probabilissima) e della bolla sui titoli di stato made in USA. C’è ancora tempo…



Un cordiale saluto

nota sui mercati 34 del 11/10/2009

NOTA SUI MERCATI N° 34

Data: 11/10/2009

Gentili investitori e cari amici,

IL FOCUS
La disoccupazione USA è arrivata al 9,8%. Da inizio crisi ci sono circa 7.200.000 americani in meno sul mondo del lavoro per un totale che supera i 15.000.000 di persone. A settembre sono stati bruciati 263.000 posti, circa 100.000 in più rispetto le previsioni. Il dato riapre legittimamente i dubbi sulla sostenibilità del rilancio economico. Mi spaventa non poco pensare che i 2 trilioni di dollari freschi di stampa (in realtà si tratta di scritture contabili!!!), i tassi a zero e gli incentivi fiscali(non più sostenibili) non si siano tradotti in economia reale e non abbiano avuto effetti sul PIL o sull’occupazione. Anzi forse ce li hanno avuti. Ci manca la controprova. Sicuramente però non hanno contribuito a portare segni positivi sulle variabili Macro per eccellenza dell’Economia. PIL e Occupazione. Il dato sulla disoccupazione è hai massimi da giugno 1983, l’ennesimo record negativo a cui oramai reagiamo con l’indifferenza dell’assuefazione. Non è un bel segnale. Il riacquisto dei titoli ipotecari USA da parte della FED ha raggiunto circa la metà del budeget proggramato, lasciando spazio per un'altra invasione di dollari nei prossimi due mesi.
Ma dove è finita tutta questa enorme liquidità? La domanda non solo è lecita ma pone anche questioni sulla sostenibilità della manovra. La liquidità si è sicuramente buttata sul mercato azionario (che ha iniziato il rimbalzo di Fibonacci proprio a marzo, in occasione del minimo a 667) proprio in coincidenza con l’invasione degli ultradollari. Sicuramente sui titoli di stato americani, che registrano oramai rendimenti storicamente minimi su tutta la curva nonostante la notevole offerta. Sicuramente alla periferia del mondo economico (gli emergenti), con le operazioni di curry trade (oggi indebitarsi a tre mesi sul dollaro costa meno che sullo yen!) sul dollaro per investire sulle valute commodities (dollaro australiano in primis). Sostanzialmente un passaggio dal centro verso la periferia. Sicuramente è rimasta lontano dall’immobiliare (troppo presto per tornare lì dove la crisi era partita…). Non è arrivata alle imprese! Quanto meno a quelle medio piccole. Anzi… La grossa impresa in parte ne ha beneficiato, in quanto ha potuto emettere corporate bond riscuotendo praticamente ovunque un enorme successo (da noi Eni per prima). E a pensarci questo è stato l’unico vero travaso tra economia monetaria a economia reale che si è verificato! Non ve ne è stato nessun altro. La liquidità è rimasta praticamente all’80% nelle banche, che spaventate dalla imminente crisi reale (dopo quella finanziaria), hanno deciso di tenere chiusi i cordoni (e presumibilmente lo faranno ancora per un bel po!). Si sono indebitate con le banche centrali a tassi prossimi allo zero e hanno investito in titoli di Stato e in Fast trading (sotto accusa negli USA e prossimo al bando – vedere focus di qualche nota fa) e in speculazioni borsistiche. Serviva anche questo, sicuramente.
Ogni tentativo di uscita dalla crisi non poteva che passare per un riassesto potente delle istituzioni finanziarie. Non stupiscono quindi né le loro trimestrali quasi da record, né la fragilità delle stesse. Gli utili sono da trading, non da core business! Siamo lontani da una vera e propria ristrutturazione, ma è pur sempre una boccata d’ossigeno.
Ora i mercati azionari si stanno avvicinando a quella soglia dello S&P500 che fina dalle note dei primi mesi dell’anno, quando prevedevo il rimbalzo avevo definito finire intorno a livelli di 1120, 1150 (50% del rintracciamento di Fibonacci). Siamo arrivati a 1071! Probabile in settimana dopo un lunedì mezzo festivo, un rintracciamento fisiologico per poi puntare verso quelle quote sopra riportate che dovrebbero anche rappresentare la fine del rimbalzo. I price earning medi hanno sfondato 18, ben superiori alla media ultracentenaria (intorno a 15). Sicuramente se calcolati sugli utili prospettici sono pericolosamente alti. Sono convinto che chi ha sostenuto questo rimbalzo (le istituzioni che hanno beneficiato della liquidità) ne sia ben conscio. Intorno ai limiti sopra riportati, le vendite dovrebbero farsi sentire e la borsa dovrebbe riaccusare l’ultimo grosso storno come ricordato anche nella nota di marzo che dovrebbe grosso modo coincidere con la fine degli stimoli monetari (che non possono durare per sempre!).
Ma la liquidità dove andrà a finire?
Ritengo si getterà sui titoli di stato, già fortemente gettonati (e non dispiacerà, alle autorità finanziarie, nel momento in cui gli stimoli monetari finiranno vedere un mercato che tiene basso i tassi per eccesso di domanda dovuta ad una seconda ondata di avversione al rischio!). Come detto non andranno negli immobili (se non nel pregio) in quanto ancora troppo fresca la bolla e forse ancora non del tutto pulita.
Ritengo molto probabile che finiranno nei preziosi (oro, argento, platino). Anzi ne sono, come sempre ricordo, molto convinto. A me non stupisce affatto il record storico di sempre dell’oro di questa settimana. I preziosi hanno un grosso pregio. Difendono dall’inflazione, non possono andare a zero (al contrario delle azioni) e NON possono essere “stampati” a piacimento. Per contro sono senza cedola. Ma quanto conta una cedola nulla nominalmente e fortemente negativa realmente come quelle attuali sui titoli di stato? Conta per rivalutare i preziosi… Appunto! Ci sarà probabilmente anche qualche movimento sulle materie prime, gli energetici, soprattutto il gas a mio avviso. Non certo il rame o gli industriali oramai a fine corsa. In ogni caso le commodities si difenderanno meglio delle azioni che dovranno tastare nuovi minimi, se non assoluti almeno di periodo.
Il tutto preparerà l’ennesima bolla, questa volta sui titoli di stato e sui preziosi! Ma ci sarà tempo per questo e ne riparleremo.
Poche cose per me sono certe in economia e finanza:
• Non si crea ricchezza dal nulla.
• Non ci sono pasti gratis
• Quando si butta liquidità in eccesso, dal nulla, nascono bolle (è sempre stato così). Si sposta il male senza curarlo, e quando si ripresenta sarà peggio di prima.
Statene certi, qualcuno il conto di quanto successo, dovrà pagarlo.





AZIONI
Prevedo le azioni ribassiste in settimana, poi due possibilità:
o rimbalzo verso quota 1120-1150 da sempre indicate come la fine del rintracciamento di Fibonacci preannunciato nei primi mesi dell’anno, o doppio massimo (e quindi figura di inversione) intorno a 1080 di S&P500 e inizio dello storno. Molto dipende dalle trimestrali che arriveranno copiose in queste due settimane. Se migliori del previsto, si punterà verso 1150 prima di vedere lo storno, se peggiori, la fine del rintracciamento parte subito. La crisi sta passando, via via, da finanziaria a reale (e quindi i titoli che soffriranno di più saranno i titoli industriali rispetto ai finanziari). La grossa impresa si salva ancora, ai danni della media e piccola (tramite il ricorso sistematico ai ritardi di pagamento e all’internalizzazione del lavoro – riportare all’interno quanto precedentemente esternalizzato) e presenterà trimestrali decenti. Ma ben presto, la disoccupazione crescente (e quindi i consumi calanti), la chiusura di imprese di piccole e medie dimensione, gli stimoli fiscali e monetari che dovranno pur avere fine avranno la meglio… Poi, dopo questo ultimo storno, le imprese migliori, ristrutturate nei costi e nel capitale umano, troveranno la forza per un nuovo rilancio. Abbiamo ancora da vivere una stagione all’inferno…
Nei nostri portafogli abbiamo quindi deciso di sottopesare fortemente gli azionari in questo periodo in attesa di tempi migliori.

Le previsioni sono le seguenti:

Previsioni di breve: laterale ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Ritengo ancora premature le paure inflazionistiche. Troppa capacità produttiva inutilizzata e domanda che languirà per effetto della disoccupazione. La liquidità mollata a cane sciolto nel sistema creerà bolle, fuori discussione, ma localizzate, tipo proprio sui titoli di stato o sui preziosi (i miei preferiti), non generalizzate a livello di prezzi al consumo. Questo si verificherà, quando la liquidità arriverà in tasca ai cittadini e alle imprese piccole e medie… ne siamo ancora molto lontani, anche se sono certo che ci arriverà.


Le previsioni sono le seguenti:

Scenario di breve governativi euro: laterale – ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Oro ai massimi, +4,7% in settimana e più 19% annuale, argento + 9,3% (+57%), rame + 102% da inizio anno, petrolio +62%, gas naturale -15% (mi aspetto forti recuperi). Oro a 1062 $ per oncia. Record nominale di sempre. Si è vociferato di un complotto che vedrebbe coinvolti paesi come la Francia, paesi medio orientali esportatori di fonti energetiche e soprattutto la Cina (acquirente a mani basse di oro) per fare fuori il dollaro quale moneta di riferimento nella contrattazione di petrolio. Qualcuno ha già categoricamente smentito. Ritengo che la sostituzione del dollaro quale moneta di riferimento internazionale non sia già partita (non manca G qualcosa come G20, G8 ecc. ove qualche leader tira in ballo l’argomento) ma come ribadito oramai da un anno, scritta nel destino stesso del dollaro. E’ finita un era. Bisogna solo comprenderlo e digerirlo. Non mi stupirei quindi che il gioco ventennale di inondazione del mondo di dollari poi riassorbiti dal debito pubblico americano (sottoscritto dal mondo intero appunto) sia terminata. Gli eccessi e gli squilibri dell’economia USA sono al canto del cigno… il conto sta arrivando. Auspico da sempre una moneta internazionale aurea (o al limite una moneta internazionale paniere di tante monete). Sembra che qualcuno inizi a pensarla come me…

Previsioni Oro di breve: laterale rialzista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale
Previsioni CRB di lungo: laterale ribassista


VALUTE
Il dollaro australiano, beneficiando del primo (di una lunga serie) di aumenti dei tassi ufficiali ha messo a segno sul dollaro un bel +4,5%(nei paesi commodities, la periferia del mondo economico, la più viva) premiando tutti quegli avventurieri (grosse istituzioni finanziarie) che applicano il curry trade. Probabilmente in questi paesi l’inflazione inizia a farsi sentire (e soprattutto la crisi non si è praticamente mai sentita). Si è portato a 0,90 con dollaro USA. Stessa sorte appunto per gli altri, il dollaro canadese, il neozelandese. Forte anche lo yen, a 88 contro dollaro.
Se è vero che Russia, Cina, Giappone, Brasile e Arabia Saudita e Francia stia tramando per sostituire in 9 anni il dollaro come moneta di prezzamento del petrolio (fonte quotidiano inglese “indipendet”) prevedo docce fredde. Ma non credo ai complotti. Penso che il debito pubblico insostenibile, la mancanza di risparmio dei cittadini (i tassi a zero stanno facendo il loro effetto e il risparmio Usa, cresciuto per qualche tempo si è riportato al 3% del PIL, contro un valore “normale” del 10% circa) e gli squilibri “cronici” di un economia alla fine della sua egemonia storica ne abbiano già di fatto decretato la morte. Non sarà violenta o immediata, ma un agonia lenta, uno stillicidio. È sempre così! Non penso ci sia bisogno di nessun complotto!
Nel breve il dollaro probabilmente si rafforzerà, in prossimità dello storno borsistico in quanto ancora ritenuto a ragione e/o a torto moneta rifugio. Il colpo di grazia al dollaro verrà sfoggiato al momento dello scoppio dell’inflazione (probabilissima) e della bolla sui titoli di stato made in USA. C’è ancora tempo…



Un cordiale saluto

lunedì 14 settembre 2009

SCUSE UFFICIALI

Purtroppo problemi tecnici ora finalmente risolti hanno tenuto bloccato l'aggiornamento del blog per un mese (tolte le vacanze). Ho provveduto a mandare le note direttamente sugli indirizzi mail in mio possesso e quindi probabilmente non a tutti. Ora riprendono le pubblicazioni on line.
Buona lettura
Cordiali saluti
Claudio Bonilauri

NOTA SUI MERCATI N° 33 14/9/2009

NOTA SUI MERCATI N° 33

Data: 14/9/2009

Gentili investitori e cari amici,

IL FOCUS: Niente di nuovo sul fronte occidentale

Il vero sostegno di questo mini rally estivo va ricercato non tanto nei dati macroeconomici che sono contrastanti e nonostante gli aggiustamenti sicuramente più sul brutto che non sul bello. Forse qualcuno potrebbe pensare che il fatto che siano bruttini e non bruttissimi è già un fattore di discreto ottimismo.
In realtà il rally non ha nulla di straordinario:
1) come detto a suo tempo, quando lo si aspettava, altro non è che un rimbalzo di Fibonacci, già visto e già sperimentato in tutte le crisi finanziarie vissute fino ad oggi. Il rintracciamento come più volte ricordato si aggira intorno al 50% del percorso perso durante l’ondata ribassista. Così è stato nel 1930 e nel 1938. Attualmente siamo arrivati ad un recupero del 43% circa e quindi potrebbe esserci ancora un po’ di spazio. Un recupero del 50% dell’indice S&P500 dovrebbe portarsi intorno a 1120 circa cioè a metà tra il massimo di 1576 e il minimo di 667. Prudentemente, essendo questa crisi discretamente profonda ho preferito alleggerire le posizioni quando il rintracciamento era arrivato a poco più di 1/3 , a giungo quando l’indice si era posizionato sui 980 circa, in quanto si entrava in quella terra di nessuno in cui ogni news bella o brutta può essere utilizzata per invertire la tendenza e riprendere il trand primario (che è ribassista). Penso che le borse possano tranquillamente arrivare verso questa soglia del 50% soprattutto in quanto tecnicamente sono state rotto le resistenze poste sulla media mobile (sia semplice che esponziale) a 320 gg.
2) La durata del rimbalzo è perfettamente in linea con il passato: ad oggi abbiamo toccato i 6 mesi, di più dei 5 mesi del 1930 e meno degli 8 mesi del 1938; probabilmente ci sarà respiro per ancora un mese, forse due. Il vero sostegno fornito a questo rally è la manovra senza precedenti degli stati sovrani. L’enorme mole di liquidità immessa sui mercati stà sostenendo i corsi azionari, come sta sostenendo i valori delle commodity. Non è un caso che il rimbalzo borsisitco sia iniziato con la manovra espansiva e che probabilmente terminerà con questa. Se la FED nella riunione del 23 prossimo confermerà di chiudere nel mese di ottobre l’immissione di liquidità probabilmente contestualmente crolleranno le borse.
3) Gli USA hanno inondato l’economia con circa 1 trilione di dollari freschi freschi. Questi dollari non sono finiti nell’economia reale come prestiti degli istituiti di credito, ma sono rimasti nei forzieri di questi ultimi per oltre 880 milioni di dollari. Quindi non si vedono ancora gli effetti sull’economia reale (la deflazione continua e continuerà ancora per un po’) e sugli indici dei prezzi al consumo. L’Europa e l’Inghilterra hanno fatto altrettanto. La sensazione è che questa marea di denaro non essendo andata a prestiti produttivi, non potendo andare nel settore immobiliare (la bolla è partita da lì ed ora è troppo presto per rimontarla) siano finiti in attività speculative sui titoli azionari e anche obbligazionari (altrimenti non si spiegano tassi così irrisori tra il 3% e il 4% sulla curva a medio lungo su entrambe le sponde dell’Atlantico). Che sulla borsa di W.S. si stia assistendo alla creazione di una piccola bolla è oramai di dominio pubblico. Più sottile ma potenzialmente più devastante la bolla che si sta creando sui titoli di debito pubblico. Mai come in questo periodo ho la sensazione spiacevolissima che le borse e le altre grandezze economiche siano pilotate. Non è mia abitudine credere hai complotti di nessun genere ma il piatto ora è veramente importante. Quando per risanare gli azzardi di grossi banchieri gli Stati sovrani sono rimasti in brache di tela e hanno impegnato almeno un paio di generazioni di cittadini, probabilmente decidere di fare pagare ai mercati (e quindi a tutti o a nessuno a secondo di come lo si vede) quella parte di debiti incolmabili col debito pubblico può sembrare una soluzione ragionevole e abbastanza indolore. Il trading ad alta frequenza, che permette “furbescamente” sovrapprofitti alle grosse istituzioni finanziari, di cui parlavo nella nota precedente e i volumi in crescita su W.S. in certe fasce orarie (nell’ora di pranzo) personalmente mi lasciano senza grossi dubbi.
Una ragione in più per starne lontani!



AZIONI
Come detto nel Focus, la grande liquidità si fa sentire sui prezzi delle azioni. Alcuni comparti come l’auto godono anche delle incentivazioni fiscali che hanno funzionato benissimo e per il momento, tamponato il momento buio. In realtà sono una droga e come tale hanno il fiato corto. Ben presto chi doveva cambiare auto la avrà già cambiata…..
Probabilmente lo S&P500 si avvicina a grossi passi alla soglia del 50%.
In quell’intorno dovrebbe iniziare l’ultima ondata ribassista che dovrebbe coincidere con il rallentamento se non lo stop nell’immissione di moneta.
Previsioni azzeccate nella settimana scorsa
Per la settimana entrante si prevede quanto segue:
Previsioni di breve: laterale – rialzista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Anche qui previsioni per il momento azzeccate: i tassi dell’area euro sono scivolati in basso lungo tutta la curva, -4 cts a 2 anni e – 10 cts a 10 anni, 30 ennale a -9 cts.
In forte calo anche gli spread sugli emergenti con il decennale brasiliano al 5.19% e quindi con buoni guadagni in conto capitale.
In calo anche i corporate che potrebbero, con l’inversione delle borse avere terminato la loro corsa e quindi suggerisco di iniziare ad alleggerire.
In Europa si alzano i tassi a breve e salgono quelli a lungo (+11 cts sul biennale tedesco e -1 cts sul decennale) e quindi si assiste ad un appiattimento della curva come negli USA. E si sa, curve piatte preannunciano cambiamenti borsistici…
Queste le previsioni:
Scenario di breve governativi euro: laterale- ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale ribassista
Scenario di medio governativi USA: laterale
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale- ribassista sui tassi
Scenario di medio corporate: laterale sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Oro in grande evidenza. Sopra i 1000 dollari oncia e +14% da inizio anno. Chi ha seguito i miei consigli di acquistarlo dovrebbe essere contento. Il progresso dell’oro secondo me ha tre significati:
1) di base mantiene la sua correlazione inversa con il dollaro e quindi funge da bene rifugio contro le svalutazioni delle valute. In sostanza il valore in euro per oncia rimane stabile tra i 690 e i 680 euro.
2) La Cina si è messa a comprare oro. Forse si è accorta che il dollaro rischia di diventare moneta debole e che la potente opera di inflazionamento non si è preoccupata troppo dei suoi creditori (che poi sono oramai anche la FED stessa). Ha ragione. E infatti di fronte ad un dollaro in difficoltà si assiste ad un yuan che tiene. La Cina che accumula riserve in buona sostanza diverrà il maggior compratore d’oro e ne garantirà il prezzo. Probabilmente il dollaro sta iniziando a perdere, come più volte ricordato, il suo status di moneta internazionale per gli scambi. Non sorprende che anche l’ONU si sia espressa in tal senso, auspicando la creazione di una moneta nuova per proteggere i mercati emergenti dalla speculazione.
3) L’inflazione: è presto, ma qualcuno si muove per tempo. Quando arriverà l’inflazione grossa (e arriverà, ma ora è presto) con lo scoppio della bolla sui titoli di stato che dovranno per forza assistere ad un incremento dei tassi ed a un ribasso dei corsi, con una crisi economica ben lungi dall’assere risolta (e quindi con commodities sotto tiro) l’oro rappresenterà una delle pochissimi alternative. Personalmente sfrutto i ribassi per accumulare.

Difficile prevedere se superà il record storico degli inizi anno, molto dipende da cosa farà il dollaro e quindi da cosa faranno le borse (vedere sezione sui cambi)
L’indice delle commodities CRB a messo a segno un +1.2% (+9.4%) da inizio anno. Fin che tengono le borse trerranno anche le materie prime.
Buon recupero sul gas naturale che ha messo a segno un +9% e +18% dai minimi dell’inizio settimana. Personalmente sui ribassi stò accumulando gas naturale.

Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale rialzista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Dollar index in calo del 2% a 76,6.
Incidono pesantemente sul dollaro due fattori:
1) il deficit commerciale riesploso: luglio + 32 MLD di dollari. La lezione della crisi non è servita. Appena qualcosa si muove si nota che i grossi squilibri economici mondiali non solo non sono stati risolti ma giacciono dormienti pronti ad esplodere con nuova forza. E’ un ulteriore argomentazione per cogliere che la crisi è ben lungi dall’essere superata
2) Il dollaro è diventato una valuta da curry trade (come lo era lo era e lo è ancora lo yen): letteralmente ci si indebita in dollari a tassi praticamente nulli e si investe in azioni, commodities o altri asset a rendimenti attesi reali maggiori. Il gioco presenta rischi notevoli ma anche potenziali guadagni interssanti. Queste operazioni spingono il dollaro al ribasso in quanto viene venduto per acquistare asset in altre valute
Morale il cambio euro dollaro ha sfondato 1.46 che rappresenta il 61.8% del rintracciamento di Fibonacci da il minimo di 1.6033 al massimo di 1.2315. Come più volte ricordato nelle note dei mesi primaverili, il dollaro è predestinato a scivolare verso i suoi minimi. Giocano contro di lui la politica eccessivamente espansiva della Fed soprattutto se raffrontata con l’Europa. Potrebbe beneficiare della chiusura veloce delle operazioni di curry trade nel momento che le borse invertono il segno, portandosi magari ad una quota intorno a 1.35. Lo scenario di fondo resta fortemente ribassista.

DATI MACRO ENTRANTI
Martedì: vendite al dettaglio e prezzi alla produzione negli USA. Indice manifatturiero Zew in Europa
Mercoledì: inflazione americana (dato importante) e indice delle costruzioni edili, della produzione industriale
Giovedì: sussidi alla disoccupazione settimanali
Venerdì: giornata di chiusura dei futures e delle opzioni su settembre

I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

martedì 30 giugno 2009

NOTA SUI MERCATI N° 29 del 29/06/2009

Data: 29/06/2009

Gentili investitori e cari amici,

IL FOCUS
Ben ritrovati al nostro appuntamento bisettimanale con i mercati. Rispondo subito ai coloro che mi scrivono chiedendo note settimanali come nei mesi di gennaio febbraio e marzo. Probabilmente vi ho abituato bene. Purtroppo il mio tempo è dato e il lavoro è sempre più feroce e assetato. In momenti di relativa tranquillità finanziaria (tranquillità sibillina e foriera di possibili tempeste future) tendo a fare le note con commenti e previsioni su base bisettimanale. Il vostro entusiasmo genuino, le vostre critiche sempre costruttive e il vostro sostegno mi incentiva a fare meglio e di più. Vedrò cosa potrò fare e cercherò per il possibile di accontentarvi. State sintonizzati.
Chi cerca di rimanere informato sulle vicende economiche e finanziarie avrà certamente colto il riacutizzarsi in queste settimane di antiche paure e lo sfiorire di quei “germogli” così intensamente sostenuto solo pochi mesi fa. Qualche irrimediabile parla ancora di il “peggio è passato ma la crisi rimane”; frase di dubbia interpretazione. Ci dice tutto e niente e si parano il sedere da errori (visto l’abbondanza di previsioni sbagliate in passato). Decisamente preferiremmo il silenzio. Il nostro Premier continua ad incolpare della crisi i giornalisti e l’informazione in generale, arrivando a sostenere che la crisi è soprattutto psicologica e che bisognerebbe dare dati falsi pur di far percepire un reale diverso.
Il problema purtroppo, temiamo essere notevolmente più serio:
la disoccupazione in Europa e negli Usa inizia a sfiorare (e ben presto passerà) il 10% con un incremento solo negli Stati Uniti da dicembre 2007 di ben 7.000.000 di nuovi disoccupati. I sussidi alla disoccupazione del secondo trimestre hanno superato ancora i 600.000. Su base annuale il PIL USA del 1 trimestre è calato del -5.5% mentre le stime per l’Europa e in particolare per l’Italia non sono certamente rosee. A livello globale le stime della Banca Mondiale per la crescita nel 2009 sono state portate da un -1.7% ad un -2.9%. In Italia il fatturato dell’industria ad aprile è calato del -22% (su aprile 2008) e gli ordinativi del -31%. Unici indici in controtendenza sono quelli sulla fiducia, che dopo mesi di debacle negli ultimi tempi sembrano riprendersi. Si tratta comunque di indici psicologici, se non addirittura emotivi ed evanescienti. Dopo forti storni e in concomitanza con un rimbalzo borsistico molto mediatico e che ha ridato fiato ai portafogli massacrati dei risparmiatori è una cosa discretamente normale. Ben presto sui prossimi venturi storni di borsa, l’umore inizierà di nuovo a cambiare.
Purtroppo a ben vedere, le cifre date rappresentano numeri a cui ci si inizia pian piano ad abituare mentre nella loro freddezza sono terribili.
L’unico modo per rilanciare questo tipo di economia e tornare a crescere sarebbe quello di rilanciare i consumi, soprattutto privati (negli USA il 70% del PIL). E qui arrivano le note dolenti. Negli Stati Uniti, nonostante un aumento dei soldini in busta paga (dovuti per altro alle misure fiscali una tantum e non riproducibili) questi non si sono tramutati in maggiori consumi come ci si aspettava, ma in un più alto tasso di risparmio, tornato al 6.9% livello che non vedeva da 17 anni. In ottica di lungo periodo è panacea, in quanto il risparmio reale permetterà il ricostituirsi di quei capitali “reali” che ora mancano all’economia. Nel breve periodo vuol però dire, che nonostante gli interventi, i consumi non decolleranno e la crisi mostrerà la sua virulenza correttrice. Probabilmente il modello stesso di consumi ad oltranza sostenuti da debiti inesigibili che ha dominato gli ultimi 20/30 anni è definitivamente stato messo in crisi e sicuramente non sarà riproponibile né nel breve né nel lungo periodo. La stessa sostenibilità ambientale di questi consumi, oltre che quella economico finanziaria sarebbe problematica e di fatto inaccessibile. Se si aggiunge che la disoccupazione con un certo gap temporale (un disoccupato prima di calare il proprio tenore di vita impiega un discreto asso temporale) si rifletterà sui consumi, deprimendoli, il quadro diventa ben delineato. Nel contempo il sistema sta sempre più prepotentemente scivolando da un economia di mercato verso un economia pubblica o statale per lo più inflazionistica. Fuori da ogni considerazione di stampo politico la cosa ha un solo significato. L’annientamento dell’efficienza dell’allocazione dei fattori produttivi che solo un libero mercato potrebbe garantire (e forse che ne rappresenta l’unico vantaggio di medio lungo termine). Questa forza propulsiva che nel lungo periodo permetterebbe il miglioramento delle condizioni generali viene a mancare. Al suo posto ci saranno maree di soldi pubblici che risponderanno a logiche di difficile interpretazione, più o meno condivisibili che siano, e che sposteranno gradatamente il sistema economico verso equilibri più bassi. Ci saranno maggiori tasse e minori risorse per scegliere liberamente cosa cosumare e cosa no. La faccenda straordinaria è che queste ultime righe non sono propriamente mie, ma di un certo A. Greenspan in un suo artico sul WSJ datato 26 giugno. L’artefice maggiore di questa bolla speculativa sui mutui a basso rating e sulle strutture costruiti su questi lancia i suoi moniti sinistri. Certo non dovevamo aspettare lui con i suoi goffi tentativi di pulirsi il viso e di scaricare i suoi errori per le disgrazie future che arriveranno sui nuovi decisori per cogliere il significato delle sue affermazioni, che per una volta ci trovano in accordo. Le abbiamo dette e scritte più volte. Non è neanche un mistero che il deficit pubblico americano abbia in pochissimo tempo raggiunto la cifra monstre di 2 trilioni di dollari pari al 10% del PIL. Purtroppo si manterrà su questi livelli elevati (e anche più) per molto tempo. Le stesse politiche di espansione della base monetaria verranno potenziate; questo cocktail micidiale di disoccupazione crescente (anche se a tassi decrescenti), di sostituzione del mercato con la burocrazia, di bassi consumi e di iniezione di inflazione disegna il quadro di riferimento almeno dei prossimi 12 / 18 mesi.
E non è un quadro d’autore. Decisamente!
Lo scenario evolutivo della crisi seguirà le seguenti tappe nei prossimi 12/24 mesi:
1. calo sostenuto della disoccupazione (è il dato più importante per i prossimi 12 o 18 mesi- dalla crisi si uscirà solo con quattro mesi di occupazione cresente!);
2. calo dei consumi a livello globale
3. calo degli investimenti industriali
4. crescita degli investimenti pubblici improduttivi (copertura di buchi altrui – per la cronaca mancano all’appello degli asset tossici solo in Europa più di 1.000 miliardi di euro)
5. cali borsistici
6. calo del PIL
7. aumento dell’inflazione soprattutto in USA e Inghilterra
8. aumento dei tassi di interesse sui titoli di stato e sui prestiti (soprattutto nei paesi anglosassoni)
9. lenta e progressiva svalutazione del dollaro e successiva perdita dello status di moneta mondiale.
10. rivalutazione di metalli preziosi e oro
11. nascita di nuova moneta mondiale

Una buona notizia che arriva è che B. Madoff rischia 150 anni di galera e sequestro globale del suo patrimonio personale (e probabilmente se li prederà tutti); il tutto in meno di 8 mesi! non ci provo neanche ad entrare in un confronto con l’Italia dove tutti i banditi finanziari sono liberi, nella piena disponibilità finanziaria e festaioli e dove un processo se va bene si conclude con la morte naturale dell’imputato (quindi dopo decenni!). L’unico rammarico è che negli Usa non sia stato usato lo stesso metro per i creatori di questa nefandezza che coinvolgerà buona parte del nostro prossimo futuro e che in termini qualitativi e quantitativi è enormemente maggiore di quella perpetuata da B. Madoff. Anzi BoA ha annunciato seguita da altri, di aver aumentato gli stipendi dei proprio manager del 50% per ricompensarli della perdita dei bonus dovuti agli aiuti pubblici….
Dopo le considerazioni fatte sorge spontanea una domanda: dove sono finiti quei ciarlatani compromessi con tutto e tutti che dicevano che la crisi sarebbe già passata con il secondo semestre del 2009? Ora che ci stiamo entrando e la crisi sembra sempre presente? la stanno rinviando al primo semestre del 2010 o al secondo (i più ravveduti). Probabilmente ha ragione il Premier. Sarebbe meglio tappargli la bocca, ma non perché i dati veri deprimono l’umore, ma perché contrabbandano dati mistificati! Chiedetelo a quei 25 milioni di nuovi disoccupati a livello mondiale che la crisi e i banditi finanziari hanno provocato!

AZIONI
Anche in queste due settimane previsioni azzeccate quasi su tutti i settori di investimento trattati in queste note. Lo S&P500 ha rotto la media 21 e si è appoggiato sulla media a 50 dove ha fatto un piccolo rimbalzo arrivando dai massimi a perdere 67 punti e recuperando circa il 50% (33). Ora le borse dopo qualche giorno positivo (fino probabilmente a mercoledì ove escono dati macro importanti) dovrebbero rintracciare in movimento laterale – rialzista, per poi chiudere la settimana in territorio negativo. Il trend rialzista partito il 9 di marzo in ogni caso non si può ancora dire concluso. Soltanto la rottura di 905 /904 porterebbe lo storno borsistico a livelli più profondi con primo targhet a 975. La rottura di questo supporto porterebbe quasi sicuramente alla partenza della terza ondata ribassista. Quella più grossa e devastante. Al contrario il superamento di quota 935 e della media mobile a 200 gg porterebbe un allungamento inatteso del trend rialzista con obiettivo 1000/1020. Molto dipende dai dati macro veramente intensi e significavi che usciranno questa settimana e in particolar modo quello di giovedì sulla disoccupazione. La nostra sensazione è che il rimbalzo abbia il fiato corto. Potrebbe ancora avere qualche sussulto di orgoglio ma è sicuramente a fine corsa. Con prospettive di guadagni piccoli e prospettive di perdite sostanziose abbiamo iniziato coi nostri portafogli ad allontanarci (consci di essere un filino in anticipo) dagli assets rischiosi. Venduti tutti gli azionari sui rialzi di oggi della LOW e della HIGH volatility.
Le previsioni sono le seguenti:

Previsioni di breve: laterale ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Come previsto negli USA, in concomitanza con il ribasso borsistico si è assistito ad un notevole rintracciamento dei tassi su tutta la curva. I Bills a 3 mesi sono allo 0.18%, i bonds a 2 anni all’ 1.03% (-16cts) a 5 anni al 2.51% (-27cts) e a 10 anni 3.53% dal 4% sfiorato due settimane fa raggiungendo l’obiettivo che avevamo posto del rendimento al 3.50%. Probabile una ulteriore discesa con stabilizzazione del decennale intorno ad area 3 -3,5% a seguito dei nuovi afflussi di capitali in fuga dall’azionario (i volumi sono sulle borse americane nelle ultime 2 settimane sono fortemente decresenti) e in virtù della boccata di ossigeno presa dopo il collocamento senza problemi (inaspettato) di più di 100 MLD di dollari di titoli di stato. Non è un bel segnale. Soprattutto se incrociato coi tassi sui mutui i quali non sono affatto calati. Semplicemente sta tornando una certa avversione al rischio che apre potenzialmente le porte ad un ribasso borsistico. Il debito pubblico americano (su chi presto dedicheremo un focus) è estero dipendente. Una sorta di enorme schema Ponzi o Madoff. Le nuove emissioni sono sottoscritte dai paesi esteri (in primis Cina) e servono per rimborsare le emissioni in scadenza. Sono gli stessi compratori che versano i soldi per i propri rimborsi. Il malumore aumenta e la Cina sempre più insistentemente chiede al FMI di utilizzare una valuta internazionale che non sia dollaro dipendente. Qualcuno in Cina inizia ad avere seriamente paura per tutti i crediti concessi al governo americano.
In Europa sono partite le operazioni di iniziane di moneta e subito i tassi ne hanno risentito abbassandosi su tutta la curva. Previsto un taglio (inimmaginabile fino a 2 settimane fa) di 0,25% con probabilità del 50% (e forse qualcosa in più). La situazione è peggiore di quello che pensavano.

Le previsioni sono le seguenti:

Scenario di breve governativi euro: laterale - ribassista
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Nonostante la Cina continui a riempire i suoi magazzini di materie prime, quasi fossero una riserva migliore dei treasury in dollari le materie prime, rispettando la correlazione con le borse, hanno leggermente stornato a livello di CRB. Come da previsioni di due settimane fa, oro leggermente rialzista e CRB leggermente ribassista. Contrastati gli agricoli, ancora in recupero il rame.
Le previsioni sono le seguenti

Previsioni Oro di breve: laterale rialzista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Dollaro leggermente in difficoltà con le principali valute. E’ destinato a svalutarsi lentamente e progressivamente, ma nel breve, mantenendo la sua correlazione inversa con le borse e le materie prime, probabilmente si rafforzerà sugli storni bosrsistici più che probabili e lo troveremo più facilmente verso 1.38 che 1.42 (range naturale per le due settimane a venire). Previste in indebolimento le valute commodities.
Euro sugli scudi per la decisione in settimana della BCE. Come detto ci si aspetta un taglio di 0.25% o tassi stabili contro un probabile rialzo atteso fino a 2 settimane fa. Il sistema bancario europeo si scopre ancora fortemente vulnerabile e la crisi economica non sembra dare segni di ripresa ma solo di rallentamento (che è cosa ben diversa). Sarebbe praticamente impossibile una crisi con ritmi di caduta simili a quelli dei primi tre trimestri.


I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

martedì 16 giugno 2009

moneta dello Zimbabwe

Nota sui mercati n. 28 del 15/06/2009

Data: 15/06/2009

Per scaricare in PDF


Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
Dopo un paio di settimane eccoci qui! La notizia di questi tempi che pone serie riflessioni è il raggiungimento nella settimana uscente da parte dei tassi sul decennale americano della quota 4% (dal 3% di un mese fa) e di quelli ipotecari oltre il 5% (al 5.12% , ben un 1,15% in più rispetto a 20/25 giorni fa!). Non si tratta di tassi astronomici di per se stessi, ma in una situazione DICHIARATA di politica di tassi a zero (zirp) sembrano alquanto bizzarri e in controtendenza. Soprattutto vanificano in 20 giorni tutti gli sforzi della FED di trasmettere l’abbassamento dei tassi sulle scadenze medio lunghe al fine di rilanciare seriamente l’economia. La cosa grave è che questo avviene nonostante la FED abbia già “speso” metà (circa 150 MLD di dollari) del pacchetto di 300 MLD di dollari freschi freschi di stampa immessi in esecuzione delle poltiche “easy quantitative”.
Ora per definizione, i tassi a 10 anni dovrebbero rispecchiare la somma della crescita prevista media del PIL nel decennio più il tasso di inflazione atteso nello stesso periodo. Qualche inguaribile ottimista (o qualche compromesso col sistema) potrebbe pensare che sia una cosa più che naturale e che non testimoni altro che le attese del mercato per un veloce e prossima uscita dalla crisi e quindi semplicemente un ritornato appetito per il rischio.
Preferiamo vedere il bicchiere mezzo vuoto. La verità secondo noi è che le attese inflazionistiche iniziano, come più volte ricordato, a concretizzarsi negli incubi degli investitori; non tarderà molto che la FED si troverà nel dilemma di dover continuare a stampare moneta all’impazzata per comprare debito pubblico americano nel goffo e deleterio tentativo di mantenere i tassi a lungo americani sufficientemente bassi da non uccidere l’economia. Questo nuova creazione di moneta (inflazionamento) non farà altro che spingere successivamente i tassi ad un maggiore rialzo (in quanto “incorporano” l’inflazione) e nello svalutare il dollaro (con ulteriore creazione di inflazione importata) nel classico gioco senza uscita del gatto che si morde la coda! E allora scoprirà suo (e nostro) malgrado che l’inflazione è un virus resistente, velocissimo e auto replicante. Una volta introdotto nell’organismo, anche solo con una piccola iniezione diventa difficilmente controllabile e potenzialmente mortale (vedere Weimar e recentemente Zimbabwe – dove l’inflazione annua ha un tasso ad 21 zeri! Circa il 5,000,000,000,000,000,000,000% annuo e il governo ha già tagliato 25 zeri dalla moneta locale, il dollaro dello Zimbabwe, con la disoccupazione schizzata all’80% -
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/africa/article5645441.ece -); Ben venga anche se tardiva e fragile la sana concezione monetarista tedesca che si sta riproponendo all’interno della BCE (ha bloccato il ribasso dei tassi) e per bocca di Angela Merkel. Temiamo non ci salverà, di fatto, ma ci ammorbidirà la caduta.
Una situazione di inflazione porterà poi necessariamente a svalutazioni della moneta (dollaro) come succedeva per la lira negli anni 80 e primi 90. Il problema è che il dollaro non è la lira, ma la moneta ufficiale dell’impero, la moneta di scambio internazionale per antonomasia. Una perdita di valore (e quindi di fiducia) su questa avrà conseguenze difficili da immaginare ed effetti lunghi e profondi. Metterà sicuramente in crisi il debito pubblico USA (e le proteste di Cina e Russia su esigenze di maggior protezione dei loro crediti in dollari verso gli USA ne sono i primi sintomi). Sposterà le ricchezze dagli Stati Uniti verso la periferia, soprattutto verso i paesi produttori di materie prime e fonti energetiche i cui prezzi in dollari saliranno. Alla lunga imporrà al mondo una moneta di riferimento nuova. Se la leggete così, né più ne meno è la storia della caduta dell’impero romano!
Bernanke e il suo codazzo hanno una sola possibilità. Dolorosa ed oggi più difficile di ieri. Smettere di battere moneta, alzare i tassi di interesse per difendere creditori e dollaro, inasprire la politica fiscale USA al fine di cercare di rimediare gli squilibri profondi della sua economia (debiti privati, debito pubblico e deficit della bilancia dei pagamenti). Questo comporterà sacrifici enormi per il consumatore americano e nuova povertà. Riteniamo che questa scelta sia di fatto inapplicabile. Gli Usa sono una democrazia multietnica basata sul consenso economico. Se lo stato cede o perde consenso succedono cose sgradevoli, molto più sgradevoli che in altri paesi (vedere rivolta di Los Angeles e il caos di New Orleans dopo l’uragno Katrina, con sciacallaggi e stupri e confrontatelo con la dignità del terremoto in Umbria). Inoltre il consenso economico, unico vero collante del sistema USA è di breve se non immediato periodo. Le scelte devono produrre effetti subito e con vantaggi tangibili nel breve. Non c’è spazio per progetti di lungo respiro. Rimediare a 20/30 di mala economia e di distorsioni strutturali nel tempo di una legislatura è di fatto utopia. La realtà dura e cruda e che per troppi anni il cittadino americano medio ha vissuto sopra le sue possibilità. Ora è arrivato il conto. Non ci sono pasti gratis!
La via più facile (e alla fine più deleteria) sarà quella di stampare moneta e quindi finta ricchezza. Non stupisce che sia proprio quella imboccata e pensiamo senza ritorno.
A dire il vero ci sarebbe anche una terza via, indolore e lodevole, ma difficilissima e alla fine quasi miracolosa. Potenziare la ricerca scientifica e creare surplus di ricchezza reale con questa da usare integralmente per risanare i pasticci passati. Purtroppo la ricerca scientifica non risponde a tempi e modi cari agli economisti e spesso quello che si vede oggi è il frutto di scelte lungimiranti passate!


AZIONI
Sostanzialmente si sono avute due settimane di movimenti laterali. All’ottimismo dei piccoli risparmiatori incentivati dai mass media e da dichiarazioni sempre più ottimistiche (quanto interessate e fallaci) si è tenacemente opposto il realismo degli istituzionali. Questi ultimi posizionati come da manuale sulla media mobile a 200 gg hanno sempre ricacciato (spesso sul finire delle sedute) indietro lo S&P500 mantenendolo nello strettissimo canale compreso tra la media a 200 e la media a 21 giorni. Tecnicamente si stà configurando un triangolo, figura che normalmente rompe a ¾ del proprio tracciamento (e quindi questa settimana o al massimo la prossima); a seconda che rompa al rialzo (media a 200) o al ribasso (media a 21) determinerà l’onda rialzista o ribassista. I dati macro (sussidi di disoccupazione intorno a 600 mila, previsioni di PIL europeo al ribasso, deficit USA in costante e perenne peggioramento) non fanno presagire nulla di buona anche se in questi mesi fortemente ignorati dagli investitori. E tra poco arrivano le trimestrali…. Sostanzialmente il canale è il seguente. Resistenza a 961 e supporto a 924 (con altro supporto decisivo a 875). Riteniamo molto probabile una rottura del supporto con una prima ondata ribassista che indicativamente riporti l’indice intorno a 800 basso. In ogni caso eventuali posizioni short si aprono solo con la rottura di un supporto. Evitare in ogni caso di prendere posizioni al rialzo. Il rimbalzo ci sembra a fine corsa e potrebbe, nella migliore delle ipotesi posizionarsi in area 1000 con rischi di storni molto più probabili e pressanti.
Previsioni di breve: laterale ribassista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI

Come detto qualcosa si è inceppato nella FED. Suo malgrado ha scoperto che la liquidità iniettata in un mercato altamente speculativo non va dove programmato (distribuzione su tutta la curva dei rendimenti con relativo abbassamento) ma si concentra sui mercati più promettenti in base alle attese di inflazione. In primis le materie prime e le piazze finanziarie dei paesi produttori di queste (gli emergenti). Riteniamo che comunque dopo il violento rialzo, magari in concomitanza con uno storno borsistico i tassi possano tornate vicino al 3% o comunque intorno sotto il 3.5% in via momentanea prima di vedere nuove e potente azioni di easy quantitative e riassistere ad una impennata severa ben oltre il 4% mettendo in difficoltà la FED e/o il dollaro. Tassi stabili in settimana sull’euro su tutta la curva o anche qui in leggero calo se si verifica il calo delle borse con la rottura del supporto che noi riteniamo più probabile. Corporate ancora interessanti nonostante le massicce emissioni che sono partite e dureranno per tutto l’anno, ma con problemi seri sui bancari. È notizia che le banche europee portano in pancia ancora asset tossici per circa 283 MLD di dollari come divulgato dalla BCE. Questi asset tossici prima o poi dovranno essere oggetto di “write down”, cioè di perdite a bilancio! La BCE inoltre ci avverte (in momento di stranissima lucidità) che il ciclo del credito non ha ancora raggiunto il suo minimo. Non osiamo pensare cosa si nasconde sotto frasi così sibilline… Su buona parte del sistema inoltre aleggia il tetro fantasma, orami in via di materializzazione, del default di qualche economia dell’est europeo.
Le previsioni sono le seguenti:

Scenario di breve governativi euro: laterale sui tassi
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista sui tassi
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Industriali ancora in rialzo, con il rame a +4% in settimana e a +70% da inizio anno. Il petrolio arriva probabilmente a fine corsa, raddoppiando i prezzo in poco più di un mese e mettendo a segno un +60% da inizio anno.
Oro e preziosi in storno su voci che le banche occidentali stiano vendendo le proprie scorte. Probabile un rintracciamento dell’oro (che ha rotto il supporto rappresentato dalla media a 20 giorni) in area 900 basso o addirittura 800 alto. Nell’ottica dell’inflazionamento delle economie, una sua discesa sotto i 900 dollari all’oncia rappresenterebbe un ottima occasione per incrementare. Non a caso, mentre le banche centrali occidentali vendono oro la Cina lo compra. Probabile in queste settimane un rintracciamento di petrolio, rame e CRB (che hanno corso molto), magari in concomitanza con lo storno delle borse. Lo scenario di fondo rimane comunque rialzista nel medio periodo.



Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale ribassista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Dollaro in leggera perdita su tutte le moneta e sull’euro oramai entrato nella fascia 1.38 -1.42. A evitare una svalutazione più potente del dollaro sono stati i paesi BRIC (Crasile, Russia, India e Cina) che al fine di salvare il loro cambio e le loro esportazione, per impedire una svalutazione di questo ne hanno comprato per 60 MLD arrivando a detenerne una quota orami superiore al 40% dei dollari totali in circolazione. Il dollar index che sembrava stabilmente ancorato a quota 90, ora si è posizionato a quota 80. Di concerto con il probabile rintracciamento di materie prime e borse potrebbe leggermente rivalutarsi riportandosi in area 1.35 contro euro. Lo scenario di base però rimane fortemente inflativo (e quindi svalutativo) del dollaro contro quasi tutte le monete e in particolare contro euro. Su quest’ultimo influiranno notevolmente i dati sui prezzi, in quanto potrebbero convincere la BCE ad azioni più aggressive di espansione della base monetaria, soprattutto a seguito delle rinnovate difficoltà dei paesi baltici (Lettonia in primis) che rischiano di riaccendere fari sinistri sui sistemi bancari di Austria, Svezia e Italia. Alto in questo momento il rischio di una svalutazione monetaria della lat lettone in cambio con euro intorno ad 1.40; una decisione drastica in questo senso oltre che a rappresentare il grido di disperazione di questi paesi, di fatto in default, rischierebbe di destabilizzare le economie dell’est (le 3 repubbliche baltiche, Ungheria e Polonia) con riflessi difficilmente immaginabili sull’euro e sull’intera eurozona. Il tempo dell’ottimismo del rimbalzo stà arrivando al capolinea.


PORTAFOGLI
aperta posizione su ETF natural gas comprato a 0.49 euro

Aggiornamento in settimana

I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

lunedì 25 maggio 2009

Nota sui Mercati n. 27 del 24/05/2009

NOTA SUI MERCATI N° 27

Data: 24/05/2009

Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
Quella appena passata doveva essere una settimana piatta e senza particolari scossoni vista l’assenza di dati importanti sui mercati. Non è stato così!
Le vere note salienti di questa settimana sono due. Una estera e una di fonte italiana.
La prima è il fatto che la società di rating Standard and Poor’s ha abbassato le previsioni sul rating dell’Inghilterra da stabile a negativo a seguito delle politiche inflazionistiche e all’aumento del debito pubblico che si sta registrando in conseguenza della collettivizzazione del debito e della riduzione delle entrate tributarie dovute alla recessione. Quindi la brillante AAA sfoggiata da GB inizia a scricchiolare. La domanda che balza in testa velocemente è la seguente: se rischia la AAA l’Inghilterra, come è messa quella degli USA? Direi peggio! Con un deficit pubblico che si avvicina al 13% e previsioni di deficit costanti intorno al 10% per i prossimi 5 anni non andranno tanto lontano. Se è pur vero che lo stock di debito da cui partono gli USA è più basso di quello di altri (in primis Giappone) è anche vero che ben presto sfonderanno quel tetto del 100% del PIL che viene ritenuto da più parti come una sorta di spartiacque per le partenze del downgrading del rating. La domanda se la devono essere posta anche i mercati e la risposta deve essere stata simile a quello che noi andiamo dicendo almeno da inizio anno. La AAA made in USA è un bluf frutto di un inciucio (o meglio, un incesto a trois) infruttuoso tra FED, governo e società di rating. E onestamente da tempo oramai non sappiamo dire chi tra le tre sia la più seria (o la meno ciarlatana)! Morale, mani molto pese stanno vendendo Tbond in dollari sulle lunghe scadenze: il rendimento dei tbond è arrivato a sfiorare il 3.50% e il dollaro è scivolato in area 1.40 contro euro. Che siano i cinesi, gli indiani o i russi? Non lo sappiamo! La vera cosa che ci sorprende è perché proprio ora si mette sotto tiro il rating inglese (notoriamente il 51 stato americano di stanza in Europa) e non quello della vera madrepatria di queste politiche che per altro presenta numeri peggiori. Onestamente pensavamo che il potenziale downgrading o anche solo la sua preventivazione e anche solo partendo dalla periferia (l’Inghilterra appunto) avvenisse molto più tardi, a crisi in via di risoluzione e non nel bel mezzo. A nostro avviso questo notizia ha una sola spiegazione: è ufficialmente partita la corsa all’inflazione. L’insostenibilità del debito pubblico accumulato e la sua totale manifesta inutilità generale, unita all’improduttività di questo aumento (non si è trattato, se non marginalmente, di aumenti per infrastrutture o investimenti, ma semplicemente di rilevazione di debiti privati di una piccola elite di banditi finanziari e successivo scarico sulle tasche di tutti) ha di nuovo messo alle corde i grandi burattinai. Ora si invoca a grandi mani l’inflazione (veder focus di febbraio) come grande risolutore finale; l’unica in grado di ridurre magicamente il peso dei debiti e costringere la gente ad aumentare i consumi per anticipare gli aumenti di prezzi. Ora i grandi debitori hanno il fiato corto, cortissimo. Quando vince la disperazione si è disposti a tutto. Lo testimoniano i kamikaze giapponesi (partiti ad ottobre del ’44 a guerra oramai persa e le famose armi segrete di Hitler, al più, sogni disastrosi e mortali del tramonto ineluttabile e prossimo). Questa ultima “arma segreta” (neanche tanto) e soprattutto l’averla giocata così presto non ci fa presagire niente di buono. Passata la bufala delle trimestrali fasulle e il sussulto bosrsistico dell’ultimo mese la realtà richiama a futuri molto meno rosei di quello che ci volevano far credere. In questa logica, tornano come colombi viaggiatori fedelissimi le dichiarazioni settimanali di kenneth Rogoff (economista capo del Fondo Monetario Internazionale), quelle di Gregory Mankiw (ex consigliere di Bush) e di Bill Gross (capo del più grande fondo obbligazionario del mondo, Pimco) tutte volte a “sponsorizzare” l’inflazione e i suoi segnali premonitori e il suo potere benefico. Temiamo che la realtà sia vestita di nero. La situazione era e continua ad essere insostenibile. L’inflazione evocata non porterà benessere e un nuovo Eldorado, come i kamikaze e le armi segrete non hanno cambiato le sorti della guerra, ma porterà solo stagflazione, cioè miseria e incancrimento dei mali economici.
Temo che ci avviciniamo al canto del cigno di questa classe dirigente incapace e delirante. L’unica speranza flebile e vuota è che si rifaccia la 180 del 1978 (legge Basevi) e tutti stì pazzi li si rimetta dentro legati stretti.
L’altra nota saliente è una dichiarazione del nostro Tremonti (oramai quasi controcorrente e quindi affidabile). Ci informa che ad ottobre si è rischiata la catastrofe. Chi ci segue sa che non c’erano molti dubbi in merito. Il punto è che questa comunicazione da una fonte autorevole ci informa che non solo ci hanno raccontato bugie per convincerci a lasciare i nostri risparmietti in azioni a farseli massacrare ma soprattutto che la catastrofe non è un nostro personale incubo (che ci ha attirato anche qualche critica) ma un rischio possibile se non addirittura probabile. Vi riporto per dovere di cronaca le parole precise del Ministro: “In quel mese (ottobre 2008), ha aggiunto il ministro, «abbiamo visto da vicino gli effetti dell'apocalisse finanziaria, gli effetti di una guerra senza averla combattuta». Il rischio, ha concluso, è stato quello «della bancarotta dell'Occidente».
Ora che la dichiarazione si innestai sicuramente in un quadro di elezioni e sia stata fatta per dimostrare quanto sono stati bravi a evitarla, non ci sono molto dubbi, ma resta il “sentiment” che Tremonti abbia detto il vero. Il problema non è quanto siano stati bravi a evitarla, è che chi c’è la fatta evitare sono gli stessi che l’hanno creata e soprattutto che la cura messa in atto ci porterà ad una catastrofe diversa e per certi versi peggiore.


AZIONI
Siamo arrivati ad uno spartiacque. Poniamo questo spartiacque a livello di S&P 500 pari a 875. Se le borse entro questa o al massimo la prossima settimana rompono questo supporto al ribasso allora si apre probabilmente lo storno borsistico. Se invece le borse riescono a galleggiare nel canale e rompere 930 allora si aprono spazi per l’ultima gamba rialzista del rimbalzo, fino a quota 1000 - 1050 . Oramai il tempo per percorrere quest’ultimo micro rimbalzo si va esaurendo in quanto le seconde trimestrali (e relative previsioni) irromperanno pesantemente abolendo ogni possibile ottimismo. Onestamente per una volta (ci succede raramente) non ci sbilanciamo in previsioni. L’incertezza è veramente totale. Cosa certa è che a scanso di cattive sorprese sarebbe logico iniziare già da ora ad alleggerire le posizioni azionarie in quanto le possibilità di rimbalzo e la sua entità non ci sembrano giustificare i rischi. Personalmente apriremo posizioni short solo quando il mercato ci fornirà segnali inequivocabili di ribasso (che ancora non ci sono), cioè dopo la rottura di quota 875.

Previsioni di breve: laterale
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Previsioni centrate in pieno. L’auspicio propagandato come panacea economica dell’imminenza dell’arrivo dell’inflazione sta facendo i suoi effetti spingendo al rialzo le lunghe scadenze sia in euro che (soprattutto) in dollari. Purtroppo per innescare bombe inflazionistiche e relative attese basta poco. Qualche dichiarazione folle di qualche istituzionale importante (segnali di perdita di AAA, auspici di inflazione) e un indebolimento del dollaro (che è una misura inflativa) che in un mercato speculativo e isterico come questo immediatamente ci si risponda a tono. La realtà è che tutta questa attenzione sull’inflazione ci pare eccessivamente prematura. La deflazione aveva appena cominciato a fare i suoi benefici effetti (domandatelo alle imprese che hanno evitato di licenziare e salvato i margini nonostante il calo di fatturato solo per la riduzione dei costi delle materie prime) che già la si cerca di uccidere. Un infanticidio! Molto deleterio. Purtroppo sulle materie prime si iniziano già a vedere le ripercussioni inflazionistiche e questo, unito alla crisi peggiorerà drasticamente le cose. E’ come interrompere una cura di antibiotici prima del dovuto. Assolutamente controproducente.
Quindi, o tutta questa fretta è perché qualcuno si rende conto di essere alla fine, e quindi è l’ultima “arma segreta” da giocare contro il prossimo crollo dell’economia reale (e allora il quadro è grave) come detto nel focus o questa marea di folli patentati cerca di uccidere una deflazione in rafforzamento che vedono come peste. Solo i prossimi dati resi pubblici permetteranno a noi piccoli risparmiatori sapere dove sta la verità. In ogni caso l’operazione mediatica dell’accettazione dell’inflazione, neanche come minore dei mali ma addirittura come cura di ogni cosa è iniziata. Inflazione e tassi nominali a zero vogliono dire tassi reali negativi. Cioè massacro per i creditori e feste alcoliche per i grandi debitori. Staremo con le orecchie apertissime e vi terremo informati
Comunque gli scenari sono i seguenti:

Scenario di breve governativi euro: laterale rialzista
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale rialzista
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Anche qui previsioni azzeccate. Tutte le commodities sulla spinta delle voci inflative hanno reagito con corposi rialzi. Bene i preziosi, con oro a +2.7% e argento a +4.9% (sono i migliori in caso di inflazione mista a stagnazione). Gli industriali salgono sulla spinta delle scorte cinesi con rame a +4% (+49% da inizio anno) e petrolio a +8% (+38). Questi ultimi due incrementi ci informano che l’ottimismo non è ancora del tutto scemato. L’indice CRB sale del 3.3%. Unica nota stonata il gas naturale che perde in settimana il -14%. La cosa avviene senza particolari notizie in merito. Sul gas esiste una crisi di sovrapproduzione ben nota e la domanda langue, ma proseguono le chiusure di impianti e ben presto ci aspettiamo un rimbalzo corposo coerentemente con gli altri energetici e con la carenza che si verificherà non appena si riattiverà un poco la domanda e/o l’inflazione. Con il nostro personalissimo portafoglio abbiamo provveduto a vendere metà dell’etf naturl gas all’inizio della settimana scorsa con un guadagno del 25% sull’acquisto e a ricomprarne per la stessa cifra oggi a 0.466 portando ora il prezzo medio di acquisto a 0.48 circa.
Non si esclude una piccola correzione dei valori in settimana visti i corposi rincari messi in atto nella precedente. I trend comunque rimangono rialzisti:

Previsioni Oro di breve: laterale rialzista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale rialzista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Anche qui come da previsioni di ultima nota il dollaro ha raggiunto circa 1.40 contro euro, confermando l’innaugurazione di una politica fortemente inflazionistica del governo Obama. Il dollar index perde circa il 4% e finisce in zona 80. Ha praticamente perso contro tutte le valute (in particolare con quelle commodities dove porta a casa mediamente un -6%). Stabile contro yen (-0.50%) altro grande malato intorno a 1.32 contro euro. In settimana il dollaro è previsto in leggero recupero, ma sempre dentro il canale 1.38 – 1.42, ma la sua svalutazione è destinata a continuare nel tempo.




PORTAFOGLI

Low : +1.57% da inizio anno e +8.55% da inizio 2008
High: + 2.26% da inizio anno e +16.82% da inizio 2008


I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

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