lunedì 25 maggio 2009

Nota sui Mercati n. 27 del 24/05/2009

NOTA SUI MERCATI N° 27

Data: 24/05/2009

Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
Quella appena passata doveva essere una settimana piatta e senza particolari scossoni vista l’assenza di dati importanti sui mercati. Non è stato così!
Le vere note salienti di questa settimana sono due. Una estera e una di fonte italiana.
La prima è il fatto che la società di rating Standard and Poor’s ha abbassato le previsioni sul rating dell’Inghilterra da stabile a negativo a seguito delle politiche inflazionistiche e all’aumento del debito pubblico che si sta registrando in conseguenza della collettivizzazione del debito e della riduzione delle entrate tributarie dovute alla recessione. Quindi la brillante AAA sfoggiata da GB inizia a scricchiolare. La domanda che balza in testa velocemente è la seguente: se rischia la AAA l’Inghilterra, come è messa quella degli USA? Direi peggio! Con un deficit pubblico che si avvicina al 13% e previsioni di deficit costanti intorno al 10% per i prossimi 5 anni non andranno tanto lontano. Se è pur vero che lo stock di debito da cui partono gli USA è più basso di quello di altri (in primis Giappone) è anche vero che ben presto sfonderanno quel tetto del 100% del PIL che viene ritenuto da più parti come una sorta di spartiacque per le partenze del downgrading del rating. La domanda se la devono essere posta anche i mercati e la risposta deve essere stata simile a quello che noi andiamo dicendo almeno da inizio anno. La AAA made in USA è un bluf frutto di un inciucio (o meglio, un incesto a trois) infruttuoso tra FED, governo e società di rating. E onestamente da tempo oramai non sappiamo dire chi tra le tre sia la più seria (o la meno ciarlatana)! Morale, mani molto pese stanno vendendo Tbond in dollari sulle lunghe scadenze: il rendimento dei tbond è arrivato a sfiorare il 3.50% e il dollaro è scivolato in area 1.40 contro euro. Che siano i cinesi, gli indiani o i russi? Non lo sappiamo! La vera cosa che ci sorprende è perché proprio ora si mette sotto tiro il rating inglese (notoriamente il 51 stato americano di stanza in Europa) e non quello della vera madrepatria di queste politiche che per altro presenta numeri peggiori. Onestamente pensavamo che il potenziale downgrading o anche solo la sua preventivazione e anche solo partendo dalla periferia (l’Inghilterra appunto) avvenisse molto più tardi, a crisi in via di risoluzione e non nel bel mezzo. A nostro avviso questo notizia ha una sola spiegazione: è ufficialmente partita la corsa all’inflazione. L’insostenibilità del debito pubblico accumulato e la sua totale manifesta inutilità generale, unita all’improduttività di questo aumento (non si è trattato, se non marginalmente, di aumenti per infrastrutture o investimenti, ma semplicemente di rilevazione di debiti privati di una piccola elite di banditi finanziari e successivo scarico sulle tasche di tutti) ha di nuovo messo alle corde i grandi burattinai. Ora si invoca a grandi mani l’inflazione (veder focus di febbraio) come grande risolutore finale; l’unica in grado di ridurre magicamente il peso dei debiti e costringere la gente ad aumentare i consumi per anticipare gli aumenti di prezzi. Ora i grandi debitori hanno il fiato corto, cortissimo. Quando vince la disperazione si è disposti a tutto. Lo testimoniano i kamikaze giapponesi (partiti ad ottobre del ’44 a guerra oramai persa e le famose armi segrete di Hitler, al più, sogni disastrosi e mortali del tramonto ineluttabile e prossimo). Questa ultima “arma segreta” (neanche tanto) e soprattutto l’averla giocata così presto non ci fa presagire niente di buono. Passata la bufala delle trimestrali fasulle e il sussulto bosrsistico dell’ultimo mese la realtà richiama a futuri molto meno rosei di quello che ci volevano far credere. In questa logica, tornano come colombi viaggiatori fedelissimi le dichiarazioni settimanali di kenneth Rogoff (economista capo del Fondo Monetario Internazionale), quelle di Gregory Mankiw (ex consigliere di Bush) e di Bill Gross (capo del più grande fondo obbligazionario del mondo, Pimco) tutte volte a “sponsorizzare” l’inflazione e i suoi segnali premonitori e il suo potere benefico. Temiamo che la realtà sia vestita di nero. La situazione era e continua ad essere insostenibile. L’inflazione evocata non porterà benessere e un nuovo Eldorado, come i kamikaze e le armi segrete non hanno cambiato le sorti della guerra, ma porterà solo stagflazione, cioè miseria e incancrimento dei mali economici.
Temo che ci avviciniamo al canto del cigno di questa classe dirigente incapace e delirante. L’unica speranza flebile e vuota è che si rifaccia la 180 del 1978 (legge Basevi) e tutti stì pazzi li si rimetta dentro legati stretti.
L’altra nota saliente è una dichiarazione del nostro Tremonti (oramai quasi controcorrente e quindi affidabile). Ci informa che ad ottobre si è rischiata la catastrofe. Chi ci segue sa che non c’erano molti dubbi in merito. Il punto è che questa comunicazione da una fonte autorevole ci informa che non solo ci hanno raccontato bugie per convincerci a lasciare i nostri risparmietti in azioni a farseli massacrare ma soprattutto che la catastrofe non è un nostro personale incubo (che ci ha attirato anche qualche critica) ma un rischio possibile se non addirittura probabile. Vi riporto per dovere di cronaca le parole precise del Ministro: “In quel mese (ottobre 2008), ha aggiunto il ministro, «abbiamo visto da vicino gli effetti dell'apocalisse finanziaria, gli effetti di una guerra senza averla combattuta». Il rischio, ha concluso, è stato quello «della bancarotta dell'Occidente».
Ora che la dichiarazione si innestai sicuramente in un quadro di elezioni e sia stata fatta per dimostrare quanto sono stati bravi a evitarla, non ci sono molto dubbi, ma resta il “sentiment” che Tremonti abbia detto il vero. Il problema non è quanto siano stati bravi a evitarla, è che chi c’è la fatta evitare sono gli stessi che l’hanno creata e soprattutto che la cura messa in atto ci porterà ad una catastrofe diversa e per certi versi peggiore.


AZIONI
Siamo arrivati ad uno spartiacque. Poniamo questo spartiacque a livello di S&P 500 pari a 875. Se le borse entro questa o al massimo la prossima settimana rompono questo supporto al ribasso allora si apre probabilmente lo storno borsistico. Se invece le borse riescono a galleggiare nel canale e rompere 930 allora si aprono spazi per l’ultima gamba rialzista del rimbalzo, fino a quota 1000 - 1050 . Oramai il tempo per percorrere quest’ultimo micro rimbalzo si va esaurendo in quanto le seconde trimestrali (e relative previsioni) irromperanno pesantemente abolendo ogni possibile ottimismo. Onestamente per una volta (ci succede raramente) non ci sbilanciamo in previsioni. L’incertezza è veramente totale. Cosa certa è che a scanso di cattive sorprese sarebbe logico iniziare già da ora ad alleggerire le posizioni azionarie in quanto le possibilità di rimbalzo e la sua entità non ci sembrano giustificare i rischi. Personalmente apriremo posizioni short solo quando il mercato ci fornirà segnali inequivocabili di ribasso (che ancora non ci sono), cioè dopo la rottura di quota 875.

Previsioni di breve: laterale
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Previsioni centrate in pieno. L’auspicio propagandato come panacea economica dell’imminenza dell’arrivo dell’inflazione sta facendo i suoi effetti spingendo al rialzo le lunghe scadenze sia in euro che (soprattutto) in dollari. Purtroppo per innescare bombe inflazionistiche e relative attese basta poco. Qualche dichiarazione folle di qualche istituzionale importante (segnali di perdita di AAA, auspici di inflazione) e un indebolimento del dollaro (che è una misura inflativa) che in un mercato speculativo e isterico come questo immediatamente ci si risponda a tono. La realtà è che tutta questa attenzione sull’inflazione ci pare eccessivamente prematura. La deflazione aveva appena cominciato a fare i suoi benefici effetti (domandatelo alle imprese che hanno evitato di licenziare e salvato i margini nonostante il calo di fatturato solo per la riduzione dei costi delle materie prime) che già la si cerca di uccidere. Un infanticidio! Molto deleterio. Purtroppo sulle materie prime si iniziano già a vedere le ripercussioni inflazionistiche e questo, unito alla crisi peggiorerà drasticamente le cose. E’ come interrompere una cura di antibiotici prima del dovuto. Assolutamente controproducente.
Quindi, o tutta questa fretta è perché qualcuno si rende conto di essere alla fine, e quindi è l’ultima “arma segreta” da giocare contro il prossimo crollo dell’economia reale (e allora il quadro è grave) come detto nel focus o questa marea di folli patentati cerca di uccidere una deflazione in rafforzamento che vedono come peste. Solo i prossimi dati resi pubblici permetteranno a noi piccoli risparmiatori sapere dove sta la verità. In ogni caso l’operazione mediatica dell’accettazione dell’inflazione, neanche come minore dei mali ma addirittura come cura di ogni cosa è iniziata. Inflazione e tassi nominali a zero vogliono dire tassi reali negativi. Cioè massacro per i creditori e feste alcoliche per i grandi debitori. Staremo con le orecchie apertissime e vi terremo informati
Comunque gli scenari sono i seguenti:

Scenario di breve governativi euro: laterale rialzista
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale rialzista
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Anche qui previsioni azzeccate. Tutte le commodities sulla spinta delle voci inflative hanno reagito con corposi rialzi. Bene i preziosi, con oro a +2.7% e argento a +4.9% (sono i migliori in caso di inflazione mista a stagnazione). Gli industriali salgono sulla spinta delle scorte cinesi con rame a +4% (+49% da inizio anno) e petrolio a +8% (+38). Questi ultimi due incrementi ci informano che l’ottimismo non è ancora del tutto scemato. L’indice CRB sale del 3.3%. Unica nota stonata il gas naturale che perde in settimana il -14%. La cosa avviene senza particolari notizie in merito. Sul gas esiste una crisi di sovrapproduzione ben nota e la domanda langue, ma proseguono le chiusure di impianti e ben presto ci aspettiamo un rimbalzo corposo coerentemente con gli altri energetici e con la carenza che si verificherà non appena si riattiverà un poco la domanda e/o l’inflazione. Con il nostro personalissimo portafoglio abbiamo provveduto a vendere metà dell’etf naturl gas all’inizio della settimana scorsa con un guadagno del 25% sull’acquisto e a ricomprarne per la stessa cifra oggi a 0.466 portando ora il prezzo medio di acquisto a 0.48 circa.
Non si esclude una piccola correzione dei valori in settimana visti i corposi rincari messi in atto nella precedente. I trend comunque rimangono rialzisti:

Previsioni Oro di breve: laterale rialzista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale rialzista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Anche qui come da previsioni di ultima nota il dollaro ha raggiunto circa 1.40 contro euro, confermando l’innaugurazione di una politica fortemente inflazionistica del governo Obama. Il dollar index perde circa il 4% e finisce in zona 80. Ha praticamente perso contro tutte le valute (in particolare con quelle commodities dove porta a casa mediamente un -6%). Stabile contro yen (-0.50%) altro grande malato intorno a 1.32 contro euro. In settimana il dollaro è previsto in leggero recupero, ma sempre dentro il canale 1.38 – 1.42, ma la sua svalutazione è destinata a continuare nel tempo.




PORTAFOGLI

Low : +1.57% da inizio anno e +8.55% da inizio 2008
High: + 2.26% da inizio anno e +16.82% da inizio 2008


I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

lunedì 11 maggio 2009

NOTA n. 26 del 10.05.2009

NOTA SUI MERCATI N° 26

Data: 10/05/2009

Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
La settimana è stata dominata dai risultati degli stress test sulle 19 banche americane. Come più volte affermato crediamo molto poco alla validità tecnica di questi test (che più che uno scenario disastroso sembrano testare uno scenario normale) e la riteniamo ne più e ne meno una operazione mediatica per iniettare fiducia sui mercati.
Non è un mistero che guardando nelle trimestrali delle banche (sulla cui validità contabile manteniamo seri dubbi) gli utili dichiarati derivino principalmente dalle operazioni di trading. Sembra che le autorità appurata l’impossibilità pubblica di erogare altri finanziamenti (le tasche sono vuotissime), abbiano deciso di rimettere il pagamento del pattume finanziario al mercato. Questo rimbalzo da 35% – 40% in 9 settimane sembra, anche alla luce delle esperienze passate troppo veloce e repentino! La crisi non è passata. Fannie Mae ( che non fa trading) ha annunciato una perdita nel primo trimestre di -23 MLD di dollari (-77 ML in 9 mesi). Idem Toyota che è passata dal miglior bilancio di sempre alla peggiore trimestrale di sempre.
Il mercato sembra aver abboccato e il premio per il rischio sul mercato si sta abassando. Ha voluto vedere il bicchiere mezzo pieno e interpretare dati macro, pessimi ma migliori delle attese, come linfa per sostenere il rialzo. Morale il Vix è ai livelli minimi dal fallimento di Lehman (31) e gli spread sui titoli sovrani dei paesi periferici dell’Europa rispetto ai Bund si sta comprimendo. La realtà rimane invece tesissima. Alle banche USA soggette a stress test servono almeno oltre 70 MLD di dollari e la disoccupazione è aumentata per il 16 mese consecutivo arrivando a quota 8.9% con un incremento da inzio crisi di quasi 6 milioni di disoccupati.
La settimana ha anche visto l’ingresso in sordina della BCE nei grandi stampatori di moneta, partendo con una cifra a prima vista modesta (60 MLD di euro) ma con possibilità di concedere pronti contro termine fino a 12 mesi dietro presentazione di covered bond (e qui si annida la possibilità di iniettare moneta in quantità incredibili). Non ha escluso l’acquisto diretto di obbligazioni statali. Chi ci segue sa che per noi tutto era già scritto da un pezzo. Non ci ha stupito. Anzi la avevamo abbondantemente prevista. A nostro avviso sono numeri da disastro economico e il rafforzamento di misure “non convenzionali” è bel lungi da farci ritenere passato il peggio.

AZIONI
Eccoci a poma. Fin da quando avevamo teorizzato il rimbalzo avevamo identificato la prima zona di arrivo intorno a 950 – 930 dello S&P 500. A venerdì eravamo a 929. In questa area l’indice va ad impattare con la media mobile a 200 giorni (che costituisce una potente resistenza dinamica con tanti venditori appostati in attesa) e rappresenta anche il traguardo del rimbalzo di inizio marzo. Il Nasdaq 100 ha provato a forzarla ed è stato ricacciato sotto questa soglia. Il DJ è in prossimità come lo S&P500. Riteniamo quindi molto probabile che presto inizi una correzione. Intendiamoci, storicamente i rimbalzi dopo periodi di impervenduto arrivano mediamente a quota 50% del recupero del terreno perso (e quindi dovrebbero arrivare in zona 1050 -1100 dello S&P500) e quindi riteniamo la correzione che arriverà non come segnale di fine del rimbalzo. Il rimbalzo finirà definitivamente in zona 1100. Inoltre il rialzo dei tassi sui Tbond americani sembra far pensare a liquidazioni di posizioni di sicurezza e fornire nuova liquidità ai mercati azionari. Il ribasso congiunto del dollaro però ci fa anche suggerire che ci siano mani grosse estere che stanno vendendo titoli del tesoro usa. Magari i cinesi? Non lo sappiamo. Certo questi ultimi non devono vivere molto tranquilli nel momento in cui hanno un trilione di riserve in titoli di stato americani in dollari e si vedono il prezzo al minimo da novembre e il dollaro al minimo da due mesi. Potrebbe essere iniziata la lente e progressiva fuga dal dollaro e dal Tbond.
Mentre il rintracciamento fino al 33% del terreno perso circa è discretamente certo, stabilire se questo possa arrivare fino al 50% è cosa abbastanza ardua. Entriamo in quella zona rossa di incertezza che ci suggerisce, per chi non ami il rischio di iniziare a realizzare i bei recuperi messi a segno. Come ricordato, grazie alla potente operazione di persuasione messa in atto dai governi e alla incredibile liquidità fornita al sistema, riteniamo possibile il raggiungimento di quota 1.100 per lo S&P500 non prima però di aver corretto dopo 9 settimane consecutive di rialzi e alleggerito gli indici tutti in ipercoprato! Da quel livello dovrebbe riprendere il canale discendente evidenziato fino a tutto febbraio.


Previsioni di breve: laterale
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Anche qui previsioni azzeccate. La politica di espansione monetaria della BCE è stata improntata alla prudenza come avevamo suggerito essere probabile.
Sul mercato quindi prevale una ritornata voglia di rischio che comprime gli spread (quelli sul decennale italiano rispetto al bund tedesco sono passati da un max di 170 circa ad un minimo di 89!) sia dei governativi più deboli (Spagna, Italia, Grecia e Irlanda) che dei corporate bond che degli emergenti.
Restano le tensioni sulla parte lunga della curva dei tassi.
Molto dipende dalla correzione di borsa. Il livello dei TBond è al minimo da novembre e in prossimità di forti supporti. Se la correzione di borsa arriva in questa settimana o in quella dopo, probabile un piccolo rimbalzo delle quotazioni, ottimo per alleggerire e portare a casa i lauti guadagni, oppure in caso di ulteriore proseguo del rimbalzo, i tassi saranno ancora in modesta crescita

Le previsioni sono le seguenti:
Scenario di breve governativi euro: laterale rialzista
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale rialzista
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Ottima la scelta di prendere posizione sul gas naturale pubblicata sul blog nella giornata di lunedì mattina. Il gas naturale ha messo a segno un bel +22 (+19% sull’etf in quanto risente della piccola perdita sul cambio). Riteniamo abbia ancora possibilità di rivalutarsi essendo a -23% da inizio anno e in deciso ritardo sui rialzi messi a segno dalle altre commodities. In rialzo oro, petrolio (+10%), argento (+12%) . l’indice generale CRB ha segnato un bel +6% settimanale. Le politiche di inflazionamento messe in atto dalle maggiori banche iniziano a dare i loro amari frutti. Non riteniamo comunque sostenibile nel medio periodo questo rialzo, nemico giurato di una congiuntura economica tutt’altro che rosea. Anzi, questi rialzi mineranno sul nascere quella lieve stabilizzazione dei pessimi indici macro a cui si era assistito in questi due mesi. La pulizia della crisi richiederebbe forte deflazione sui costi di produzione. La cosa è avvenuta, e anche per queste materie prime si può parlare solo di rintracciamento.
Le previsioni sono le seguenti:
Previsioni Oro di breve: laterale rialzista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale rialzista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Il dollar index perde il 2.4% a 82.5 e perde contro tutte le principali valute (eccetto lo yen) soprattutto verso le valute commodities. Come previsto nella nota 25 ha rotto il canale 1.28 – 1.33 scendendo sotto la media mobile a 200 gg. A questo punto ce lo aspettiamo in area 1.35 – 1.40. Nel momento in cui però, materie prime e borse inizieranno a correggere il dollaro dovrebbe rirafforzarsi verso euro. Previsto dollaro e yen deboli nella settimana.

DATI MACRO ENTRANTI
Lunedì discorso di Bernanke, nel quale muoverà la borsa a seconda dei toni che userà e delle posizioni di trading delle banche usa
Martedì i dati sui deficit della bilancia commerciale e quello statale USA; indice dei prezzi al consumo tedeschi;
Mercoledì vendite al dettagli USA (previste in miglioramento)
Giovedì indice dei prezzi alla produzione atteso in negativo
Venerdì indice dei prezzi al consumo atteso ancora stabile o in diminuzione. Indice dei prezzi al consumo area euro e PIL trimestrale. Molta attenzione ai dati sui prezzi! Se solo dovessero intravedersi i primi segni di inflazione (che noi riteniamo prematuri però) ci sarebbero repentini cambiamenti.


PORTAFOGLI
Molto bene entrambi. Hanno beneficiato. A fine settimana probabilmente prevediamo di uscire completamente dall’azionario, parcheggiando la liquidità nell’etf Lyxor Euro Cash pronti poi a rientrare dopo la correzione attesa. Iniziamo ad essere con le orecchie tese!

Low : +1.66% da inizio anno e +8.64% da inizio 2008
High: + 2.62% da inizio anno e +17.18% da inizio 2008


I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

lunedì 4 maggio 2009

OPERAZIONE DI TRADING

Come accennato nella nota del 3 maggio 2009 stamattina abbiamo aperto posizione sull'etfs natural gas (NGAS). Siamo entrati col nostro personalissimo portafoglio per una porzione moderata a 0.493 euro a quota. Uscita con stop loss a 0.443 euro per quota (pari al 10%) e uscita in guadagno a 0.65 euro per quota circa (pari ad oltre il 30%). Riteniamo ragionevolmente che ci siano buone probabilità di guadagno sfruttando lo slittamento settoriale sugli energetici della borsa e visto il bellissimo -37% realizzato da inizio anno senza nessun accenno al minimo rimbalzo. Ci hanno inoltre confortato i volumi in forte crescita degli ultimi giorni, segno che qualche mano forte inizia ad accumulare. Attenzione a due rischi potenti:
il primo è che nonostante sia denominato in euro in realtà il sottostante è in dollari e quindi potrebbe risentire di brusche oscillazioni di questo contro euro a seguito di decisione di BCE di giovedì 7 (ma noi prevediamo un rafforzamento moderato del dollaro)
il secondo e che, come per tutti gli etc sulle materie prime industriali non è fatto da sottostante fisico ma da contratti forward. Quindi esiste un rischio controparte (per intenderci la principale controparte su questi tipi di contratto nel 2008 era proprio AIG...) e inoltre vi è il rischio di rollover. Si tratta dell'aggiornamento mensile sul nuovo contratto. Normalmente ad ogni aggiornamento si perde per strada qualche punto percentuale; ciò rende lo strumento molto buono per operazioni di trandig ma molto meno per operazioni da cassettista. Inoltre si tratta di un etc non eccessivamente liquido e quindi con una spread bid e ask relativamente ampio (pari circa a 0.40%. A tutti gli effetti va considerato come un costo aggiuntivo di trading
Cordiali saluti

NOTA sui Mercati N. 25 del 3/05/2009

NOTA SUI MERCATI N° 25

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Data: 03/05/2009

Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
In primis mi scuso per il silenzio dell’ultima settimana. Impegni lavorativi mi hanno spostato fisicamente e di fatto mi hanno “limato” il tempo a disposizione e inoltre lo scenario rimaneva quello della settimana precedente senza caratteristiche di rilievo. D’altro canto le Note hanno quasi sempre avuto un carattere bisettimanale. Solo recentemente per motivi di impellenza e turbolenza sui mercati avevo dovuto renderle settimanali. In ogni caso per rispondere alle vostre domande pervenute ripeto che le Note vengono pubblicate normalmente la domenica (tardo pomeriggio o sera) o il lunedì mattina. Cercherò per quanto possibile di rispettare queste scadenze.
Per una volta abbiamo centrato quasi tutte le previsioni fatte 2 settimane fa. L’azionario ha rintracciato fino a toccare con lo S&P500 820/830 come previsto per poi ripartire e rompere la resistenza (anche se di pochissimo e con volumi calanti) di 870/875, ponendosi a 877 circa anche se nel continuo si sono visti valori superiori a 885. Rispettate anche pienamente le previsioni sulle obbligazioni con rendimenti in calo sulla parte a breve della curva in euro e rendimenti in rialzo su quelle in dollari. Idem per oro, con quotazioni lievemente ribassiste e sulle CRB (commodities) con quotazioni rialziste. Idem per le valute con dollaro in fascia 1.28 – 1.33 come da previsioni e svalutazione dello yen. Ancora in recupero le monete commodities. Molto bene i titoli corporate che beneficiano del calo del premio per il rischio che richiede il mercato.
La settimana è stata dominata dall’accordo Fiat - Chrysler e dal, a questo punto probabile accordo tra Fiat e Opel. Il prezzo diretto che la casa italiana dovrà pagare difficilmente potrà superare il 1,2 /1,3 Miliardi di Euro, un po’ perché la Fiat non ha di più da mettere sul piatto e un po’ perché la Opel, messa com’è, non vale sicuramente di più, anzi…
Il vero significato di questa operazione, comunque a nostro avviso, resta quello dell’accordo con i sindacati. Gli USA hanno perfettamente capito che questa crisi segna il passaggio per loro, da creatori di domanda (consumi) mondiale a creatori di offerta (produzione) mondiale. D’altra parte chiunque abbia un minimo di buon senso economico coglie come da questa crisi da super indebitamento si possa uscire solo producendo ricchezza reale per pagare la montagna di carta che gira sul mercato. Quello che hanno accettato i sindacati Chrysler né è un segno enorme e in parte incrtedibile. Con il rientro degli USA nella schiera dei produttori, la guerra della competitività, dopo questa crisi si sposterà su produttività e costi di produzione. Una cosa è certa, con le riduzioni di stipendio patteggiate, il rientro della previdenza in azienda e il divieto di sciopero per anni, ad oggi il costo del personale nella Chrysler è sicuramente molto più basso dello stesso costo in Italia. Temo che questo ragionamento sposterà la disputa sui salari italiani (a maggior ragione se va in porto l’accordo Opel) e ben presto su questi si verificheranno pressioni. Tutto il sistema del lavoro dipendente verrà, in tutto il mondo occidentale messo in discussione e profondamente rivisto. Vedremo in che termini e con che conseguenze pratiche. Probabile nello specifico la chiusura o il ridimensionamento degli stabilimenti Fiat in Italia a favore dei più economici e produttivi nuovi stabilimenti americani. La Chrysler non è stata comprata solo per rifilare la 500 agli americani (che vedrete non faranno la fila per comprarla) ma per garantirsi costi di produzione ultracompetitivi a medio periodo. Si passa come detto da una visione di USA come mercato di sbocco ad una visione di USA come produttori. Né più, né meno!
La sensazione è che la strada sia stata tracciata. Obama ha penalizzato gli obbligazionisti (soprattutto gli hedge fund, titolari di qualcosa come 6.8 mld di $ di debito senior di cui dopo il chapter 11 vedranno ben poco) e gli azionisti per favorire i lavoratori (che se però si guarda al loro nuovo contratto, tanto contenti non lo dovranno essere) e l’occupazione. E’ il suo costo “politico” per fare passare il concetto made in USA di “risanamento”. Se ci si pensa, nulla di nuovo se non nelle proporzioni, una grossa perdita di diritti e vantaggi economici sul lavoro dipendente e un’attenzione maniacale alla produzione di valor aggiunto aziendale per ripagare debiti già così “insostenibili”. Probabilmente dopo la finta guerra ai super stipendi dei manager, questa sarà la vera e propria “eredità” che ci lascerà questa crisi. È presto per dire se vinceranno gli svantaggio o i vantaggi di questo nuovo approccio. Però ci sembra (e lo andiamo dicendo da quando abbiamo teorizzato questa crisi) che l’unico modo per uscirne era rimboccarsi le maniche, lavorare duro e fare economia reale. Sembra delineata la strategia sul chi si deve rimboccarsi le maniche…



AZIONI

Beh, ora stiamo entrando nell’ultima fase del rialzo. Quella che ci dovrebbe portare come ricordato fin dalla prima teorizzazione del rimbalzo a quota 920/950 dello S&P500. In quest’area il rimbalzo va ad incontrare la media mobile a 200 gg che costituisce normalmente una potente resistenza dinamica. Difficilmente riuscirà a trovare gli stimoli e la forza per infrangerla e crescere ancora. Stiamo inoltre entrando nell’ottava settimana consecutiva di rialzo e anche qui storicamente ci iniziamo ad avvicinare a situazioni di iper comprato difficilmente sostenibili ancora nel prossimo futuro. Inoltre i volumi che sostengono il rialzo si stanno assottigliando (altro bruttissimo segnale). Idem il ROC (rate of change) che il MACD che sono in deterioramento. Inoltre i dati sui comportamenti di acquisto/vendita degli insider (quelli che per legge devono dichiarare se comprano o vendono le azioni delle aziende per le quali lavorano) denota una prevalenza notevole di vendite sugli acquisti (intorno a 8 volte). Altro segnale che invita alla prudenza. Se non ci credono più loro nelle loro aziende… Quindi iniziamo ad essere in quella fase di prezzi in cui in qualunque momento e con qualunque pretesto le borse potrebbero invertirsi. Finora ogni notizia negativa (e ne sono arrivate molte) sono state “ignorate” dal mercato, che ha preferito credere ancora sugli aspetti positivi degli interventi delle banche centrali. Lo abbiamo ripetuto alla noia. A nostro avviso tutto ciò non è sostenibile. Il primo duro scossone alla fiducia potrebbe arrivare in fine settimana con i dati sulla disoccupazione USA dove ci si attende un tasso intorno al 9% e una perdita di circa 600.000 posti di lavoro nel mese. Dati peggiori delle attese (probabili!) potrebbero dare un primo sussulto di inversione. Dati migliori delle attese invece potrebbero fornire quel carburante necessario per toccare quel 940 che da sempre avevamo indicato come fine della prima onda di rintracciamento. Seguirà uno storno discretamente importante probabilmente fino a 800 basso o 700 alto. Siamo propensi a pensare che il deterioramento delle borse dovrebbe indicativamente arrivare dopo una breve fase di lateralizzazione intorno a fine maggio primi di giugno, quando le nuove trimestrali ci informeranno della vera portata della crisi e alcuni inganni contabili inizieranno a sfumare.
Consci che il massimo relativo è impossibile da prendere, per chi si trovasse già soddisfatto del recupero messo a segno o degli utili di periodo consigliamo di iniziare gradatamente a prendere profitto iniziando ad alleggerire le posizioni azionarie. Forse siamo un filo in anticipo coi tempi, ma da oggi si entra in una fase difficilissima da interpretare.

Previsioni di breve: laterale – rialzista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Il caso eclatante è lo sfondamento del 3% effettuato da T-Bond americano che si è portato verso un rendimento del 3.20% (simile a quello del Bund tedesco). E’ un dato che va letto con attenzione. Potrebbe essere frutto del ritornato ottimismo, cioè della vendita di obbligazioni governative per comprare azioni o obbligazioni corporate da parte del grosso pubblico. E questo ci direbbe che nei primi giorni della settimana vedremo l’azionario salire copiosamente e i rendimenti sui T-bond in flessione o stabili. Sarebbe un segnale di forza dell’azionario che punterebbe verso quota 900 bassa ma anche un discreto segnale che la prima tosatura è vicina. Poi sicuramente c’è un altro fattore: gli USA devono collocare ancora qualche trilione di dollari di debito, al ritmo di 50 MLD di dollari a settimana. Il mercato potrebbe iniziare a chiedere qualche premio per il rischio governativo ancora non ben assimilato dalle compagnie di rating che continuano a sfornare una bellissima AAA. Terzo punto di attenzione è che potrebbero essere arrivati i primi segnali di tensione dovuti alle politiche inflazionistiche della FED. Nonostante si tratti di una bomba innescata che difficilmente se riesce a prevedere la detonazione, ci sembra adesso francamente prematuro pensare che i primi effetti siano già arrivati, soprattutto considerando che la liquidità per il momento è rimasta ferma in titoli di stato a favore dei bilanci delle banche americane. Preferiamo pensare ad un connubio dei primi due fattori unito al fatto che la Fed in queste settimane ha diminuito l’iniezione di moneta.
Sul fronte dell’euro, le governative sono rimesse alla politica che comunicherà la BCE nella riunione di giovedì 7. Dato quasi per certo il calo dei tassi all’ 1% (cioè un calo dello 0,25%) rimane avvolta da nebbia la politica monetaria “non convenzionale”. Cioè la stampa di moneta! Se la BCE dovesse seguire (come noi pensiamo) anche se per importi più limitati la politica della FED, allora ci sarebbero tassi in calo sulla curva a lungo con beneficio per il valore in conto capitale in caso contrario (che la BCE rinvii o annulli il programma di stampa monetaria) probabilmente si assisterà a tassi in ascesa e cali in conto capitale. Molto dipenderà anche dalle forme con cui verrà applicata che potrebbero scatenare malumori e risentimenti a livello europee. Facile pensare che abbiano già trovato un accordo di massima dal sapore di compromesso. Sicuri a questo punto i riaggiustamenti degli spread dei titoli più deboli (Italia, Spagna, Irlanda) rispetto ai Bund tedeschi sulla parte decennale.
Ancora positivo l’outlook sulle obbligazioni corporate, soprattutto quelle di miglior qualità e quelle bancarie. Dovrebbe continuare la riduzione del premio per il rischio e quindi l’abbassamento dei tassi di interesse.
Stesso discorso per gli emergenti, ancora sostenuti dal recupero di valore delle materie prime.
Noi optiamo per una scelta della BCE di una politica moderata di espansione monetaria (alla luce di una inflazione totalmente sotto controllo) e quindi del primo scenario ipotizzato.


Scenario di breve governativi euro: laterale- ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale rialzista
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale- ribassista sui tassi
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Tutte in rialzo le materie prime, soprattutto quelle industriali, con il rame in testa che da inizio anno porta il guadagno ad un bel 50%. Sempre laterale il petrolio, intorno ai 50 dollari al barile. Trova un forte supporto in terrno 48 $ al barile e una discreta resistenza in area 52 dollari. Il petrolio è visto ancora laterale. Buone possibilità di guadagno sul gas naturale a -37% da inizio anno e che sfruttando la rotazione settoriale borsistica che si stà concentrando sugli energetici potrebbe offrire buone possibilità di recupero (e quindi di guadagno) nel breve termine. Non escludiamo operazioni di acquisto a giorni di qualche posizione rialzista sull’ETFS natural gas (NGAS.MI). Vi terremo informati. Monitorizzate il sito. In controtendenza i preziosi (con oro in testa) che come da previsioni hanno rintracciato venendo temporaneamente meno (come per i TBond americani) della loro funzione di protezione dal rischio. Sostanzialmente l’oro è tornato, come le borse ma con percorso inverso, ai valori di inizio anno. Pensiamo che la fase di storno sia in parte terminata e lo vediamo in leggero recupero o laterale.

Previsioni Oro di breve: laterale
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale rialzista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Unica cosa certa è che il canale laterale nel quale si era mosso il cambio euro dollaro nell’ultimo mese, questa sorta di pax valutaria (al fine di evitare forme di protezionismo) sarà destinata a rompersi a fine settimana o nella prossima. Molto dipende dalla politica della BCE. Se perseguirà politiche di inflazionamento, l’euro si svaluterà e il dollaro si porterà in area 1.25 altrimenti se terrà duro nel difendere una politica meno aggressiva (e più saggia a nostro avviso) potrebbe scivolare oltre 1.35. Stabile sul debole lo yen che dopo tanto cadere dovrebbe prendersi qualche pausa. Ancora relativamente forti le valute commodities. Per chi non volesse correre rischi viste le incertezze sulle decisioni BCE consigliamo di uscire dal dollaro intorno a martedì per tornarci la settimana prossima al fine di evitare sorprese sgradevoli. Riteniamo più probabile, alla luce di una crisi tutt’altro che passata politiche moderatamente espansive e quindi riteniamo più probabile un euro relativamente debole, ma qui, il dubitativo in questa settimana è d’obbligo.


DATI MACRO ENTRANTI

PORTAFOGLI
Molto bene entrambi sopra l’1% . Hanno beneficiato tutti i comparti. Nessun movimento per la settimana entrante.

Low : +1.12% da inizio anno e +8.10% da inizio 2008
High: + 1.78% da inizio anno e +16.34% da inizio 2008


I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

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