lunedì 4 maggio 2009

NOTA sui Mercati N. 25 del 3/05/2009

NOTA SUI MERCATI N° 25

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Data: 03/05/2009

Gentili investitori e cari amici,
IL FOCUS
In primis mi scuso per il silenzio dell’ultima settimana. Impegni lavorativi mi hanno spostato fisicamente e di fatto mi hanno “limato” il tempo a disposizione e inoltre lo scenario rimaneva quello della settimana precedente senza caratteristiche di rilievo. D’altro canto le Note hanno quasi sempre avuto un carattere bisettimanale. Solo recentemente per motivi di impellenza e turbolenza sui mercati avevo dovuto renderle settimanali. In ogni caso per rispondere alle vostre domande pervenute ripeto che le Note vengono pubblicate normalmente la domenica (tardo pomeriggio o sera) o il lunedì mattina. Cercherò per quanto possibile di rispettare queste scadenze.
Per una volta abbiamo centrato quasi tutte le previsioni fatte 2 settimane fa. L’azionario ha rintracciato fino a toccare con lo S&P500 820/830 come previsto per poi ripartire e rompere la resistenza (anche se di pochissimo e con volumi calanti) di 870/875, ponendosi a 877 circa anche se nel continuo si sono visti valori superiori a 885. Rispettate anche pienamente le previsioni sulle obbligazioni con rendimenti in calo sulla parte a breve della curva in euro e rendimenti in rialzo su quelle in dollari. Idem per oro, con quotazioni lievemente ribassiste e sulle CRB (commodities) con quotazioni rialziste. Idem per le valute con dollaro in fascia 1.28 – 1.33 come da previsioni e svalutazione dello yen. Ancora in recupero le monete commodities. Molto bene i titoli corporate che beneficiano del calo del premio per il rischio che richiede il mercato.
La settimana è stata dominata dall’accordo Fiat - Chrysler e dal, a questo punto probabile accordo tra Fiat e Opel. Il prezzo diretto che la casa italiana dovrà pagare difficilmente potrà superare il 1,2 /1,3 Miliardi di Euro, un po’ perché la Fiat non ha di più da mettere sul piatto e un po’ perché la Opel, messa com’è, non vale sicuramente di più, anzi…
Il vero significato di questa operazione, comunque a nostro avviso, resta quello dell’accordo con i sindacati. Gli USA hanno perfettamente capito che questa crisi segna il passaggio per loro, da creatori di domanda (consumi) mondiale a creatori di offerta (produzione) mondiale. D’altra parte chiunque abbia un minimo di buon senso economico coglie come da questa crisi da super indebitamento si possa uscire solo producendo ricchezza reale per pagare la montagna di carta che gira sul mercato. Quello che hanno accettato i sindacati Chrysler né è un segno enorme e in parte incrtedibile. Con il rientro degli USA nella schiera dei produttori, la guerra della competitività, dopo questa crisi si sposterà su produttività e costi di produzione. Una cosa è certa, con le riduzioni di stipendio patteggiate, il rientro della previdenza in azienda e il divieto di sciopero per anni, ad oggi il costo del personale nella Chrysler è sicuramente molto più basso dello stesso costo in Italia. Temo che questo ragionamento sposterà la disputa sui salari italiani (a maggior ragione se va in porto l’accordo Opel) e ben presto su questi si verificheranno pressioni. Tutto il sistema del lavoro dipendente verrà, in tutto il mondo occidentale messo in discussione e profondamente rivisto. Vedremo in che termini e con che conseguenze pratiche. Probabile nello specifico la chiusura o il ridimensionamento degli stabilimenti Fiat in Italia a favore dei più economici e produttivi nuovi stabilimenti americani. La Chrysler non è stata comprata solo per rifilare la 500 agli americani (che vedrete non faranno la fila per comprarla) ma per garantirsi costi di produzione ultracompetitivi a medio periodo. Si passa come detto da una visione di USA come mercato di sbocco ad una visione di USA come produttori. Né più, né meno!
La sensazione è che la strada sia stata tracciata. Obama ha penalizzato gli obbligazionisti (soprattutto gli hedge fund, titolari di qualcosa come 6.8 mld di $ di debito senior di cui dopo il chapter 11 vedranno ben poco) e gli azionisti per favorire i lavoratori (che se però si guarda al loro nuovo contratto, tanto contenti non lo dovranno essere) e l’occupazione. E’ il suo costo “politico” per fare passare il concetto made in USA di “risanamento”. Se ci si pensa, nulla di nuovo se non nelle proporzioni, una grossa perdita di diritti e vantaggi economici sul lavoro dipendente e un’attenzione maniacale alla produzione di valor aggiunto aziendale per ripagare debiti già così “insostenibili”. Probabilmente dopo la finta guerra ai super stipendi dei manager, questa sarà la vera e propria “eredità” che ci lascerà questa crisi. È presto per dire se vinceranno gli svantaggio o i vantaggi di questo nuovo approccio. Però ci sembra (e lo andiamo dicendo da quando abbiamo teorizzato questa crisi) che l’unico modo per uscirne era rimboccarsi le maniche, lavorare duro e fare economia reale. Sembra delineata la strategia sul chi si deve rimboccarsi le maniche…



AZIONI

Beh, ora stiamo entrando nell’ultima fase del rialzo. Quella che ci dovrebbe portare come ricordato fin dalla prima teorizzazione del rimbalzo a quota 920/950 dello S&P500. In quest’area il rimbalzo va ad incontrare la media mobile a 200 gg che costituisce normalmente una potente resistenza dinamica. Difficilmente riuscirà a trovare gli stimoli e la forza per infrangerla e crescere ancora. Stiamo inoltre entrando nell’ottava settimana consecutiva di rialzo e anche qui storicamente ci iniziamo ad avvicinare a situazioni di iper comprato difficilmente sostenibili ancora nel prossimo futuro. Inoltre i volumi che sostengono il rialzo si stanno assottigliando (altro bruttissimo segnale). Idem il ROC (rate of change) che il MACD che sono in deterioramento. Inoltre i dati sui comportamenti di acquisto/vendita degli insider (quelli che per legge devono dichiarare se comprano o vendono le azioni delle aziende per le quali lavorano) denota una prevalenza notevole di vendite sugli acquisti (intorno a 8 volte). Altro segnale che invita alla prudenza. Se non ci credono più loro nelle loro aziende… Quindi iniziamo ad essere in quella fase di prezzi in cui in qualunque momento e con qualunque pretesto le borse potrebbero invertirsi. Finora ogni notizia negativa (e ne sono arrivate molte) sono state “ignorate” dal mercato, che ha preferito credere ancora sugli aspetti positivi degli interventi delle banche centrali. Lo abbiamo ripetuto alla noia. A nostro avviso tutto ciò non è sostenibile. Il primo duro scossone alla fiducia potrebbe arrivare in fine settimana con i dati sulla disoccupazione USA dove ci si attende un tasso intorno al 9% e una perdita di circa 600.000 posti di lavoro nel mese. Dati peggiori delle attese (probabili!) potrebbero dare un primo sussulto di inversione. Dati migliori delle attese invece potrebbero fornire quel carburante necessario per toccare quel 940 che da sempre avevamo indicato come fine della prima onda di rintracciamento. Seguirà uno storno discretamente importante probabilmente fino a 800 basso o 700 alto. Siamo propensi a pensare che il deterioramento delle borse dovrebbe indicativamente arrivare dopo una breve fase di lateralizzazione intorno a fine maggio primi di giugno, quando le nuove trimestrali ci informeranno della vera portata della crisi e alcuni inganni contabili inizieranno a sfumare.
Consci che il massimo relativo è impossibile da prendere, per chi si trovasse già soddisfatto del recupero messo a segno o degli utili di periodo consigliamo di iniziare gradatamente a prendere profitto iniziando ad alleggerire le posizioni azionarie. Forse siamo un filo in anticipo coi tempi, ma da oggi si entra in una fase difficilissima da interpretare.

Previsioni di breve: laterale – rialzista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista

OBBLIGAZIONI
Il caso eclatante è lo sfondamento del 3% effettuato da T-Bond americano che si è portato verso un rendimento del 3.20% (simile a quello del Bund tedesco). E’ un dato che va letto con attenzione. Potrebbe essere frutto del ritornato ottimismo, cioè della vendita di obbligazioni governative per comprare azioni o obbligazioni corporate da parte del grosso pubblico. E questo ci direbbe che nei primi giorni della settimana vedremo l’azionario salire copiosamente e i rendimenti sui T-bond in flessione o stabili. Sarebbe un segnale di forza dell’azionario che punterebbe verso quota 900 bassa ma anche un discreto segnale che la prima tosatura è vicina. Poi sicuramente c’è un altro fattore: gli USA devono collocare ancora qualche trilione di dollari di debito, al ritmo di 50 MLD di dollari a settimana. Il mercato potrebbe iniziare a chiedere qualche premio per il rischio governativo ancora non ben assimilato dalle compagnie di rating che continuano a sfornare una bellissima AAA. Terzo punto di attenzione è che potrebbero essere arrivati i primi segnali di tensione dovuti alle politiche inflazionistiche della FED. Nonostante si tratti di una bomba innescata che difficilmente se riesce a prevedere la detonazione, ci sembra adesso francamente prematuro pensare che i primi effetti siano già arrivati, soprattutto considerando che la liquidità per il momento è rimasta ferma in titoli di stato a favore dei bilanci delle banche americane. Preferiamo pensare ad un connubio dei primi due fattori unito al fatto che la Fed in queste settimane ha diminuito l’iniezione di moneta.
Sul fronte dell’euro, le governative sono rimesse alla politica che comunicherà la BCE nella riunione di giovedì 7. Dato quasi per certo il calo dei tassi all’ 1% (cioè un calo dello 0,25%) rimane avvolta da nebbia la politica monetaria “non convenzionale”. Cioè la stampa di moneta! Se la BCE dovesse seguire (come noi pensiamo) anche se per importi più limitati la politica della FED, allora ci sarebbero tassi in calo sulla curva a lungo con beneficio per il valore in conto capitale in caso contrario (che la BCE rinvii o annulli il programma di stampa monetaria) probabilmente si assisterà a tassi in ascesa e cali in conto capitale. Molto dipenderà anche dalle forme con cui verrà applicata che potrebbero scatenare malumori e risentimenti a livello europee. Facile pensare che abbiano già trovato un accordo di massima dal sapore di compromesso. Sicuri a questo punto i riaggiustamenti degli spread dei titoli più deboli (Italia, Spagna, Irlanda) rispetto ai Bund tedeschi sulla parte decennale.
Ancora positivo l’outlook sulle obbligazioni corporate, soprattutto quelle di miglior qualità e quelle bancarie. Dovrebbe continuare la riduzione del premio per il rischio e quindi l’abbassamento dei tassi di interesse.
Stesso discorso per gli emergenti, ancora sostenuti dal recupero di valore delle materie prime.
Noi optiamo per una scelta della BCE di una politica moderata di espansione monetaria (alla luce di una inflazione totalmente sotto controllo) e quindi del primo scenario ipotizzato.


Scenario di breve governativi euro: laterale- ribassista sui tassi
Scenario di medio governativi euro: ribassista sui tassi
Scenario di lungo governativi euro: rialzista sui tassi

Scenario di breve governativi USA: laterale rialzista
Scenario di medio governativi USA: laterale rialzista
Scenario di lungo governativi USA: rialzista sui tassi

Scenario di breve corporate: laterale- ribassista sui tassi
Scenario di medio corporate: ribassista sui tassi
Scenario di lungo corporate: rialzista sui tassi

COMMODITIES
Tutte in rialzo le materie prime, soprattutto quelle industriali, con il rame in testa che da inizio anno porta il guadagno ad un bel 50%. Sempre laterale il petrolio, intorno ai 50 dollari al barile. Trova un forte supporto in terrno 48 $ al barile e una discreta resistenza in area 52 dollari. Il petrolio è visto ancora laterale. Buone possibilità di guadagno sul gas naturale a -37% da inizio anno e che sfruttando la rotazione settoriale borsistica che si stà concentrando sugli energetici potrebbe offrire buone possibilità di recupero (e quindi di guadagno) nel breve termine. Non escludiamo operazioni di acquisto a giorni di qualche posizione rialzista sull’ETFS natural gas (NGAS.MI). Vi terremo informati. Monitorizzate il sito. In controtendenza i preziosi (con oro in testa) che come da previsioni hanno rintracciato venendo temporaneamente meno (come per i TBond americani) della loro funzione di protezione dal rischio. Sostanzialmente l’oro è tornato, come le borse ma con percorso inverso, ai valori di inizio anno. Pensiamo che la fase di storno sia in parte terminata e lo vediamo in leggero recupero o laterale.

Previsioni Oro di breve: laterale
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale rialzista
Previsioni CRB di lungo: ribassista


VALUTE
Unica cosa certa è che il canale laterale nel quale si era mosso il cambio euro dollaro nell’ultimo mese, questa sorta di pax valutaria (al fine di evitare forme di protezionismo) sarà destinata a rompersi a fine settimana o nella prossima. Molto dipende dalla politica della BCE. Se perseguirà politiche di inflazionamento, l’euro si svaluterà e il dollaro si porterà in area 1.25 altrimenti se terrà duro nel difendere una politica meno aggressiva (e più saggia a nostro avviso) potrebbe scivolare oltre 1.35. Stabile sul debole lo yen che dopo tanto cadere dovrebbe prendersi qualche pausa. Ancora relativamente forti le valute commodities. Per chi non volesse correre rischi viste le incertezze sulle decisioni BCE consigliamo di uscire dal dollaro intorno a martedì per tornarci la settimana prossima al fine di evitare sorprese sgradevoli. Riteniamo più probabile, alla luce di una crisi tutt’altro che passata politiche moderatamente espansive e quindi riteniamo più probabile un euro relativamente debole, ma qui, il dubitativo in questa settimana è d’obbligo.


DATI MACRO ENTRANTI

PORTAFOGLI
Molto bene entrambi sopra l’1% . Hanno beneficiato tutti i comparti. Nessun movimento per la settimana entrante.

Low : +1.12% da inizio anno e +8.10% da inizio 2008
High: + 1.78% da inizio anno e +16.34% da inizio 2008


I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Nessun investimento sulla falsariga dei portafogli tipo da noi pubblicati dovrebbe essere clonato senza averne prima valutato struttura e rischio e potenziale rendimento. Trattasi di portafogli di natura informativa e generici, non intendono assolutamente porsi quali sollecitazione all’investimento e men che meno consulenza personalizzata.
Chi scrive queste news può, col suo portafoglio personale detenere investimenti nei titoli utilizzati per i portafogli generici.

Un cordiale saluto

Claudio Bonilauri

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