NOTA SUI MERCATI N°21
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Data: 22/03/2009
Gentili investitori e cari amici,
Bene, la bomba è sganciata. Gli Usa hanno fatto sapere che nei prossimi 6 mesi acquisteranno Treasury a lungo (i BTP americani) per 300 MLD di dollari e titoli collegati ai mutui ipotecari per circa 700 MLD di dollari con moneta fresca fresca di stampa. Totale da paura: 1 trilione di dollari (pari al 8% circa del PIL americano) di liquidità aggiuntiva che entra sul mercato. Questa domanda “forzata” rappresenta circa 1/3 del totale emissioni che il Tesoro USA ha in mente per quest’anno! Normale che i rendimenti abbiano rintracciato di 0.50% nel volgere di una sola seduta; Si tratta del più grande rialzo del valore dei titoli obbligazionari in Usa negli ultimi 40 anni! Altro record di cui non andare troppo fieri! altrettanto normale che il cambio sia scivolato i area 1.35 – 1.38; Il messaggio Usa è chiaro:
Sono finiti i soldi buoni! Ora rimane solamente la moneta cartacea, che ha il vantaggio immediato di poter essere replicata all’infinito e a costi irrisori e il grossissimo svantaggio (ma per fortuna dei Governi, poco percepito dalle masse) di rappresentare una sorta di “tassazione” occulta futura. Questa tassazione minacciosa ha un nome: inflazione (vedere focus precedente). Qualcuno il secolo scorso la aveva chiamata “la tassa più ingiusta” in quanto va a danno principalmente dei percettori di redditi fissi (salariati e stipendiati) a scapito dei percettori di redditi variabili (profitti e rendite). Ha il anche l’indubbio vantaggio (vista dalla parte dei governi) di essere “occulta”, non percepibile nell’immediato, se non da chi si occupa in modo critico e serio di economia. Continua insomma per nuova e più subdola via quel gigantesco esproprio di ricchezza di cui più volte vi abbiamo, indignandoci non poco, dato notizia. L’inflazione comprimerà il potere d’acquisto reale e la capacità di risparmio di tutti quei cittadini che non potranno anticiparla o inseguirla in modo adeguato, cioè di tutti coloro che non possono automaticamente e/o in modo autonomo auto decidere i prezzi del proprio lavoro! Saranno tanto più poveri quanta più inflazione, questi governi ultra indebitati sapranno creare. La strada è segnata. Ora è questione solo di tempo. Una maggior povertà della stragrande maggioranza della popolazione a vantaggio di pochissimi che spesso coincidono con gli artefici di questo disastro (vedi focus su bonus) è tutto quello di cui non c’era bisogno in questa crisi, anzi ne rappresenta il contrario perfetto. Il male viene spostato dalla fase acuta a quella cronica!
È una chiara politica di protezionismo applicata coi cambi! La stanno furiosamente e prontamente eseguendo tutte le economie in default. Ha iniziato l’Inghilterra, oramai alla canna del gas, coi tassi vicino allo zero e 75 mld di sterline per acquisto di debito sovrano, lo ha fatto una Svizzera senza più fiato (guai a un franco che si rafforza contro euro!) visto che ha sacrificato sull’altare della sopravvivenza il pezzo da 90, il più importante, della sua economia: il segreto bancario a tenuta stagna! Lo sta facendo il Giappone in agonia cronica (per il semplice motivo di aver iniziato queste politiche prima) e lo fanno gli USA, artefici primi del collasso del sistema che avevano creato. Di fatto lo fa anche la Cina avendo lo Yuan legato in modo incrociato al dollaro. Già lo ha fatto (o subito) il rublo russo. Rimane fuori l’Europa. Le sue leggi comunitarie “burocratiche” di fatto gli impediscono, in nome dell’autonomia della BCE dai governi sovrani e per evitare politiche inflative. Morale i trattati europei vietano l’acquisto di titoli di Stato dei paesi membri. Non solo, di fatto, mancando un mercato comune del debito pubblico europeo (ogni stato emette il suo debito sovrano) non si saprebbe, senza far torto, quali titoli comprare. Gli italiani?, gli spagnoli? I francesi? E perché non i tedeschi o gli irlandesi? Vedrete che non c’è scampo! Il piccolissimo Trichet si accoderà, volente o nolente alla follia mondiale della stampa incontrollata di moneta e dei tassi a zero! Ben presto, con la lentezza burocratica che le è propria, l’UE troverà varianti, interpretazioni o si accorderà per cambiamenti legislativi al fine ultimo di stampare moneta e comprare debito. Troveranno anche il modo di distribuire queste risorse tra i Paesi partecipanti. Saranno i bond europei caldeggiati da Tremonti o forme più o meno “critiche” che non eviteranno malumori e polemiche tra i Paesi aderenti di redistribuzione della moneta nuova. Magari in proporzione al debito pubblico (e allora esulta l’Italia) con l’inconveniente di premiare gli sciuponi, oppure in proporzione al PIL (e allora gioisce la Germania), molto più “meritocratico”, o in proporzione alla popolazione, più democratico, o in proporzione ai bisogni, più “socialista”! non sarà facile ma vedrete che si metteranno in accordo e all’altare della sopravvivenza si accetterà il criterio e il mal di pancia!
È la prima volta che la FED la fa nella sua storia. Il deficit Usa ha raggiunto la stratosferica cifra del 13% del PIL circa! La straordinarietà dell’intervento, (e non è la sola cosa straordinaria di questi tempi) fa presumere che le nubi all’orizzonte siano non solo minacciose, ma enormi, quasi letali. Quando il malato accetta cure immediate che potrebbero prolungare di un filo la vita, compromettendo seriamente il futuro vuol dire che il malato è moribondo, terminale! E’ la conferma più limpida che quello che stiamo vivendo in borsa (ma per noi non c’erano dubbi da sempre) non è altro che un “bear market rally”, un rintracciamento di Fibonacci, classico, atteso e scontato. A scanso di equivoci e di chi pensa che il peggio è passato (sono bastate 2 settimane di rintracciamento per leggere già i primi articoli ottimistici di giornalisti sprovveduti o in mala fede), ripetiamo che il trend è e rimane fortemente negativo. Al culmine della crisi lo S&P 500 dovrà toccare e veleggiare su quota 400 o quote più basse! Saremo più precisi in futuro
AZIONI
Finalmente l’atteso rimbalzo preannunciato nelle precedenti note è partito. Lo S&P500 attualmente si è posizionato intorno a 780/800, circa il 50% di rintracciamento del percorso perso tra il picco massimo del 6 gennaio 2009 e il minimo in zona 650 circa del 6 marzo. E’ naturale che in zona 780/800 quindi si trovi una forte resistenza. A breve, potenziale rintracciamento dell’indice fino in zona 720/740 e poi nuovo rally fino in zona 820/840 ove si trova un'altra resistenza. Riteniamo che a scanso di bombe (il cui innesco è certo ma la cui esplosione dovrebbe avvenire più avanti) il rintracciamento di Fibonacci in corso dovrebbe portare ragionevolmente lo S&P500 intorno o poco sopra i 1.000 punti con fasi accelerative molto forti e fasi di mini rintracciamento altrettanto violente. Insomma non sarà proprio una crescita lineare, ma a strappi con approdo nell’arco di massimo 1, 2 mesi nell’area indicata. Riteniamo quindi ancora prematuro vendere azionario anche se ci aspettiamo volatilità settimanale intensa. La partenza dell’ultima macro onda ribassista dovrebbe aversi intorno a fine aprile, inizi di marzo, quando l’uscita delle trimestrali (pessime) aziendali darà una prima indicazione del vero spessore della crisi. Vedrete che a fine 2009 il calo del Pil delle maggiori economie si posizionerà intorno a numeri da paura, dal -4/5% dei più fortunati alle due cifre per i meno fortunati. Altrettanto virulenta sarà, purtroppo la disoccupazione, che in Europa scoppierà nei mesi estivi, quando le azienda finite ferie e metabolizzati i cali produttivi, faranno seri piani di downsizing con licenziamenti “mostre”! Come sempre saremmo i più contenti di sbagliarci!
Previsioni di breve: laterale – rialzista
Previsioni di lungo: fortemente ribassista
OBBLIGAZIONI
L’operazione “straordinaria” di quantitative easing messa in campo dagli Stati Uniti ha sorpreso gli operatori. A onor del vero non noi, che andavamo dicendolo da tempo. Questa sorta di “opzione put” di Bernanke ha avuto l’effetto immediato di abbattere i rendimenti sui decennali di mezzo punto percentuale (con buona soddisfazione dei possessori). Una delle finalità di questa operazione è proprio quella di trasmettere le politiche monetarie che finora avevano agito sui tassi a breve (orami verso lo zero) o brevissimo, lungo la curva a lungo al fine di appiattirla e di estendere i benefici ai debitori. Il problema che la FED sembra ignorare (ma non ha scelta) è che nella realtà, per i prenditori di denaro “corporate” (non sovrani) il risparmio sul costo del denaro ancora non si è visto. Le banche alla ricerca disperata di ossigeno e orami in default hanno risposto alla diminuzione dei tassi con aumenti degli spread di intermediazione. Alla fine questo ribasso serve solo per i loro conti economici, mentre le imprese languono in un credito che spesso non c’è e se c’è ha prezzi da usura. Questa crisi è prima di tutto finanziaria (il troppo grado di debito –vedere focus di gennaio-, finalmente riconosciuto anche da autorevoli fonti quale Roubini) e quindi non finirà fin che il mondo non avrà un sistema creditizio sano. E anche allora ci vorrà tempo per trasmettere il credito e ridare fiducia. Ecco perché ci ostiniamo a ritenere la crisi ancora lunga e dolorosa. Inoltre tenere in vita dei cadaveri bancari già morti e sepolti e politiche monetarie insensate e a nostro avviso disastrose non faranno altro che prolungarla.
Il motivo meno conclamato, del quantitative easing, ma più reale è che in primis hanno finito i soldi e che l’ingente debito accumulato deve essere svalutato con l’inflazione e tenuto basso come costo (tassi di interesse). Vedrete che almeno per tutto il 2009 i tassi sui decennali non supereranno il 3%. Se leggiamo le operazioni della FED sotto questa lente, ecco che tutto torna e invece che insensate e suicide, dal loro punto di vista diventano sagge e vitali anche se di breve respiro! Questo ci convince (lo andiamo dicendo da mesi) che i tassi rimarranno depressi per un bel po’, non tanto per ragioni di mercato (il rischio sui Treasury americani decennali, con deficit “volato” al 13% del PIL, dovrebbe portare le quotazione degli stessi almeno a livello di BBB se non peggio) ma per ragioni di FED: sostentamento della domanda di titoli con stampa di moneta! (vedere focus su quantitative easing e bonus). Non mancherà molto che l’ultima grande (o ex grande) economia ancora immune da questa pazzia li segua. L’UE ben presto si attrezzerà, sia per contrastare un euro forte sia perché sotto pressione dal rischio default dei neo paesi dell’Est Europa. Saranno anche quattro gatti (si fa per dire) in termini di PIL, ma un loro default manderebbe negli abissi il sistema bancario europeo, già moribondo! Finito il recupero di Fibonacci sui mercati borsistici bisognerà quindi posizionarsi sui titoli europei a 7-10 anni al fine di cavalcare con buone possibilità di utile il calo dei rendimenti che si sperimenterà! Ne staremo pronti per prendere l’occasione.
Tutte queste sono solo però considerazioni di breve. Nel medio lungo periodo la realtà è che ben presto questa massa monetaria ne ucciderà il valore e scatenerà inflazione e sfiducia. Allora bisognerà scappare lontano da questi titoli sovrani a lungo (e forse anche a breve) e probabilmente trovare nuove monete di scambio. C’è comunque tempo!
Gli spread (rispetto ai governativi) sui titoli corporate denominati in dollari si sono abbassati su tutta la curva e su tutti i rating di merito creditizio. Quelli in euro si sono leggermente rafforzati.
Scenario di breve: laterale - ribassista
Scenario di medio: ribassista sui tassi
Scenario di lungo: fortemente rialzista sui tassi
COMMODITIES
L’oro dopo aver tastato il supporto a 890 dollari per oncia ha violentemente rimbalzato fin versi 960 dollari per oncia. Lo stesso ha fatto il petrolio che ha rotto la resistenza psicologica dei 50 dollari per barile. Non riteniamo si tratti di una presa di valore “in” ma “out”, cioè dovuta a fattori di FED e non di mercato o intrinseci. Semplicemente l’oro e il crude oil hanno semplicemente incorporato dentro di sé, in quanto beni reali, il potenziale inflazionistico (e l’oro è molto amico dell’inflazione) e devalutativo della moneta in cui sono espressi. Cioè il dollaro. Non a caso il prezzo al grammo dell’oro in euro è rimasto praticamente stabile intorno ai 22.50! Questa correlazione inversa tra oro e petrolio con il dollaro (si tratta di due delle principali commodities mondiali) oramai visibile da qualche tempo rimarca a nostro avviso quanto andiamo dicendo da tempo: l’inizio della fine del dollaro come moneta di riferimento negli scambi mondiali; se è pur vero che questi beni vengono scambiati in dollari è altrettanto vero che oramai ne incorporano nel prezzo le variazioni, quasi come quei fondi o etf che quotano il NAV in euro ma hanno gli asset denominati in altre valute. Probabilmente è veramente un mondo che sta cambiando dal profondo! Se la BCE con il piccolissimo Trichet non si lasciasse irretire dalla audacia da kamikaze della FED (cosa per altro che non crediamo!) l’euro avrebbe l’occasione storica di imporsi sui mercati mondiali. Sarebbe un passaggio epocale e porterebbe grandi benefici all’UE.
Riteniamo quindi che la discesa dell’oro debba proseguire. Meglio, se la svalutazione del dollaro rallenta e continua il rimbalzo di borsa, l’oro dovrà tastare nuovi minimi. Discorso inverso per il petrolio. Dovrebbe beneficiare di questa mini ripresa e stazionarsi stabilmente intorno ai 50 - 60 dollari per barile.
Previsioni Oro di breve: laterale ribassista
Previsioni Oro di lungo: fortemente rialzista
Previsioni CRB di breve: laterale
Previsioni CRB di lungo: ribassista
VALUTE
La già menzionata notizia di quantitative easing non poteva lasciare indifferenti i tassi di cambio. Una semplice e banale legge di mercato che si trova nei primi capitoli di qualunque manuale di economia politica ci insegna che il valore di un bene dipende dalla sua rarità. Se il bene viene riprodotto in modo incontrollato, aspettarsi una sua diminuzione di valore è il minimo che ci possiamo aspettare. Ecco quindi che tutte le valute i cui governi hanno applicato politiche di stampa di moneta si sono svalutate con l’eruo (che per il momento ne è immune). Dollaro, sterlina, franco svizzero e yen rintracciano sui minimi. Il dollar index perde circa 7 figure, portandosi da circa 90 a circa 83 segnando una delle discese più marcate degli ultimi tempi.
Dopo qualche seduta di piccolo rintracciamento e consolidamento, la svalutazione dovrebbe proseguire lentamente o stabilizzarsi. Il tutto fin quando la BCE non deciderà anche lei di stampare moneta. Allora, nella follia collettiva i valori relativi tra le monete si dovrebbero ribilanciare. Se tutte le monete valgono meno, i prezzi relativa delle une con le altre dovrebbero risultare quasi invariati!
DATI MACRO ENTRANTI
PORTAFOGLI
I portafogli sono in miglioramento. Da inizio anno il low si porta vicino alla parità, mentre l’high intorno a -1%. Non sono al momento previsti cambiamenti. Sono usciti egregiamente dalla ultima ondata ribassista che ha fatto rintracciare in mercati di circa il -30%!
Low : -0.27%
High: -1.07%
Un cordiale saluto
Claudio Bonilauri
domenica 22 marzo 2009
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