NOTA SUI MERCATI N° 18
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Data: 15 febbraio 2009
Gentili investitori e cari amici,
LE NEWS
Altre 2 settimane piene di trimestrali e di dati interessanti:
la Banca Centrale Australiana, come nelle attese abbassa i tassi dell’1% (ora sono al 3.25%, livello più basso da 45 anni, comunque un’enormità rispetto alla ZIRP europea e americana). Approvata inoltre una manovra di incentivi economici per 29 MLD di $
i consumi americani sono calati dell’1% (contro attese dello 0,80%). Essendo in deflazione (prezzi ribassati) il risparmio delle famiglie migliora di un 3.6% sul reddito. Piccola notizia confortante!
La FED ha allungato di altri 6 mesi (con ennesima buona pace di quanti –ora totalmente scomparsi- sostenevano che il peggio era passato e che la ripresa si sarebbe vista a partire dal secondo semestre 2009), portandoli dal 30/4 al 31/10, i programmi di aiuti temporanei per garantire la liquidità agli operatori bancari e non.
· BAD NEWS
o I contratti swap sui tassi di interesse in Italia “rifilati” a Comuni, Provincie e Regioni hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 35.6 MLD di euro per un totale di 594 istituzioni coinvolte. Inizia una stagione di contenziosi ed insolvenze. Su questi swap, data la opacità, la non preparazione dei sottoscrittori, la mancanza di un mercato regolamentato, qualcuno (pochi) è diventato ricchissimo, i comuni, le province e le regioni (leggete noi, la collettività) è invece un filo più povera. Pazienza! Cercheremo di non dimenticarlo alle urne! Unico sollievo potrà venire dal ribasso dei tassi a lungo. Anche questa era quella mala finanza che la crisi speriamo spazzerà via!
o M&A: Pfizer acquista per 68 MLD di $ Wyeth.
o Sumimoto, Aioi Insurance e Nissay Insurance si fondono per dare vita in Giappone ad un colosso assicurativo da 90 MLD di $.
o Toshiba e Nec stanno progettando una fusione del business dei microchip.
o Il M&A (le fusioni e acquisizioni) sarebbero in un momento normale una buona notizia. Anzi spesso quando esplode questa attività si è vicini ad un inversione dei corsi borsistici e all’uscita dalla crisi. Questa volta si ha la sensazione che sia l’unico modo per sopravvivere ed è certo l’intento difensivo. Dobbiamo metterle, purtroppo, nelle cattive notizie!
o I comparti che subiranno maggiori M&A “difensivi” saranno:
§ Assicurazioni
§ Banche
§ Telecomunicazioni
§ Costruzioni
Non a caso i settori più colpiti.
o Auto Italia: gennaio -32% sulle immatricolazioni
o Moto Italia: gennaio -39% sulle immatricolazioni
o Forse sul comparto hanno pesato le attese (arrivate) di incentivi. Ma i dati sono terribili.
o Fiat viene messa sotto controllo da Fitch. Probabile il downgrade del rating
o Lehman 5 giorni prima del default dichiarava attivi di bilancio per circa 600 MLD di $. Il tribunale del fallimento, a prezzi di mercato e non contabili ne ha rilevati solo 115 MLD di $ con buona pace oramai dei vari finanziatori (obbligazionisti). La differenza erano i famigerati “asset tossici”. Alla lettera, pattume finanziario di poco valore e senza più mercato. Non riusciamo, nonostante gli sforzi, a capire come le altre ex “fab four” (le altre 4 merchand americane sopravvissute grazie alle enormi iniezioni di denaro pubblico) e le altre importanti banche mondiali siano riuscite, bazzicando negli stessi “tepidarium” e frequentando gli stessi bordelli ad avere svalutazioni molto meno imponenti…. Piccolo dubbio amletico…. Economisti seri e fuori dal coro (ma sempre meno fuori) stimano gli asset tossici in 3.6 trilioni di $ (un trilione = 1.000 MLD di $!!!) a fronte di un patrimonio netto bancario mondiale di 1.4 trilioni di $. Lo sappiamo che la parola suscita indisposizione e qualche mal di pancia, ma provate ad interrogate qualunque ragioniere di provincia e vi dirà che quando una azienda ha patrimonio netto negativo, è tecnicamente in default! E qui, alla faccia del negativo…
o Panasonic: -3.2 MLD di $ di perdita e -15.000 posti di lavoro
o GM: -49% di vendite a gennaio e -10.000 lavoratori
o Ford: -40% di vendite a gennaio licenziamenti in vista
o Toyota sorpassa (è leader mondiale per auto vendute) GM ma non ride per niente: - 4 MLD di perdite, prima perdita dal 1963 e perdita maggiore dal 1950, ha perso la AAA e prepara licenziamenti “altissimi”.
o New Corp. (leggete Murdoch): -6.4 MLD di $ e licenziamenti in vista
o Royal Mail: -16.000 dipendenti (poco meno del 10% del totale sua forza lavoro)
o Disoccupazione USA: -598.000 (circa 100.000 in più rispetto alle previsioni) posti di lavoro in un mese! Non avveniva dal dicembre del 1974. Il tasso di disoccupazione passa da 7.2% a 7,6% (il più alto dal 1992). Questi dati sono stati definiti da Obama “devastanti”. In un anno (leggete ultimo trimestre) sono andati persi 3.6 milioni di posti di lavoro. Il tasso di sottoccupazione (disoccupati più occupati part time per esigenza e non per scelta) schizza al 14% circa! In questa ottica gli aiuti forniti agli ex colossi dell’auto (che li stanno tutti bruciando rapidamente e senza migliorie di prospettive) possono essere letti come sussidi di disoccupazione. Hanno l’indubbio vantaggio di non finire nelle statistiche di stato sulla disoccupazione, ma costano molto di più dei puri sussidi…altro che 7.6% (nelle note precedenti abbiamo sempre dato un target di disoccupazione “reale” a fine crisi tra il 10 e il 15%)
o BOE segue FED e porta i tassi all’1% avvicinandosi pericolosamente alla ZIRP.
o La Russia crolla. Non è l’inverno russo, ma la crisi economica. Fitch abbassa il rating a BBB-, le sue rieserve valutarie stanno scemando rapidamente nel tentativo di salvare il rublo: -36% sul dollaro in 5 mesi e 210 MLD di $ (1/3 delle riserve totali) spesi; fuggi fuggi generale degli investimenti esteri.
o Pioneer: Abbandona il settore delle TV (era leader di qualità per gli LCD) sotto i colpi della recessione: -850 ML $ di perdita. Licenziamenti attesi.
o Nissan: -20.000 posti di lavoro.
o UBS: Prima banca svizzera, perde 13 MLD di € e circa -2.000 dipendenti!
o L’italianissima ITTIERRE, che produce i marchi italianissimi di Ferrè, Cavalli e Versace, chiede l’amministrazione controllata. A rischio 1.000 dipendenti
o Panasonic: -3.2 MLD di €, -15.000 dipendenti, chiusi 27 stabilimenti per il mondo!
o Pil Italia: Confindustria dice -2.5% per il 2009. E’ la triste gara all’aumento delle cifre. Come nelle stragi naturali o umane. Statene certi che ne usciranno via via di peggiori.
o Marklin: Era leader mondiale dei trenini elettrici. Dopo 150 anni di storia alle spalle e 2 guerre mondiali, chiede la amministrazione controllata e si prepara all’estinzione. Vi chiedo scusa e mi concedo una debolezza. Per la mia generazione era come il “Commodore 64” per quelli degli anni ’80, come i lettori walkman CD per gli anni novanta e come la “play station” per gli anni duemila. Era il massimo dell’elettronica. Avevo, un tempo, un piccolo locomotore vaporiera Marklin (che già dal nome con la k in mezzo e la consonante finale invece della vocale, mi richiamava nella mente di bambino qualcosa di magico, o di esotico…-hai tempi non conoscevo ovviamente ancora le fanciulle…) che dopo un po’ di funzionamento accendeva i fari ed emetteva un fischio. Ricordo anche un odore, di ferro e ruggine, di stazione bagnata in stile liberty, ma forse era chiedere troppo, questa è suggestione da ricordo. Non c’era niente di più bello, che nelle serate estive, quelle lunghe, lunghissime, a maniche corte e senza Carosello (che imponeva in inverno la “ritirata”) spegnere le luci e nel silenzio della famiglia aspettare i fari e il fischio della vecchia vaporiera Marklin. Entrava nella pelle! Sarà che a tutto questo associo i visi buoni di nonni o altri che il tempo, ora, ha fatto scomparire, ma questa crisi mi lascia con le mani vuote dentro tasche vuote. Questo gioco al massacro fatto di azzardi assurdi e insensati verso il bene comune e ambiantale mi ha scippato i ricordi! Me ne accorgo e chiedo venia, peggio perdere il posto di lavoro o vedere la propria ditta scivolare nel baratro, non discuto, ora che la vita mi ha in parte temprato e mi dà responsabilità di cui farei a meno, ma questo per noi è qualcosa di più di un fallimento aziendale, dopo Lima e Rivarossi è la fine dell’innocenza. Benvenuti nel mondo adulto!
o Time Warner: -16 MLD di dollari di perdita. Un altro mito in agonia!
· GOOD NEWS
o Seppure una goccia nel mare degli aiuti “a pioggia” made in USA, Obama mette sul piatto 32 MLD $ per modernizzare la rete elettrica americana (famosa per i black out); 11 MLD di $ per le smart grid (le reti elettriche intelligenti); 8 MLD di $ per finanziamenti a impianti che producono da fonti rinnovabili. Bene. Capiamo… briciole… ma meglio di niente!
o Obama si arrabbia con i mega manager multimilionari che hanno contribuito a sbattere il mondo in questa recessione. E dice: “toglieremo l’aria da sotto i paracaduti d’oro”. “Golden Parachute” i compensi milionari con licenza di disastri. Impone un tetto di 500.000 dollari annui ai manager di imprese che abbiano ricevuto aiuti statali. Siamo ben consci che questi manager siano in parte anche vittima di un sistema che portava necessariamente lì, ma siamo anche consci che questi hanno deliberatamente collaborato (e ne sono stati lautamente renumerati). Insomma pessimo esempio di circolo vizioso. Sarà populismo, sarà demagogia ma ci sembra sensato! Altrimenti alla fine ognuno ha le sue ragioni e nessuno è responsabile. Si sa la sconfitta non ha padri…
o Uniti agli incentivi eco, un bel 1-0 per Obama!
o Google e Nasa (maltrattatissima da Bush) raccolgono gli spiccioli e fondano “Singulary University” università della singolarità. Una singolarità è il buco nero. E’ il Big Bang. Quando una equazione fisica per variabili che tendono a zero o infinito retrocede o zero o infinito, le equazioni stesse perdono di significato e di previsionalità. Si dice che siamo in presenza di una “singolarità”. E’ una parola elegante per ammettere che l’equazione è incompleta e/o che la teoria fisica è fallace. Insomma che la nostra conoscenza degli eventi naturali è imperfetta! I due impianti fisici più straordinari e migliori che al momento disponiamo sono la relatività di Einstein e la fisica quantistica. Purtroppo non dialogano. In una manca la gravità e l’altra in condizioni estreme produce singolarità. Sicuramente andranno integrate e migliorate. Bene, questa Università preparerà i “futurologi”. Persone preparate a governare macchine più intelligenti degli uomini (previste da Google e Nasa per il 2050 circa). Questa è voglia di ricerca pura, quasi fantascientifica, di quelle che hanno fatto grande l’uomo. Questo è il sogno letterario di andare sulla luna! Magari non sortisce niente, ma questo tentativo in tempo di crisi e da parte di due di quelle poche istituzioni ancora degne di questo nome e quello che riuscirà a produrre è una gran bella notizia! Avanti così!
IL FOCUS
Come anticipato nella nota n. 17 oggi ci occupiamo di “protezionismo”.
Prima vogliamo solo fare una piccola precisazione che ci aveva quasi convinti a cambiare il focus di questa nota.
Negli ultimi tempi ci “fischiano” molto le orecchie. Chiunque di voi legga l’informazione finanziaria avrà notato, come negli ultimi tempi ci sia stata una grossa trasformazione del “sentiment” dei big delle istituzioni finanziarie ed economiche mondiali (vedete anche new della settimana sul blog). Siamo passati in poche settimane da un “ottimismo” che noi abbiamo più volte detto ingiustificato e dannoso ad un pessimismo che inizia quasi a sembrarci eccessivo. Capiamo che i dati usciti non incoraggino e sono tragici e ineluttabili, ma diverse domande ci ronzano in testa:
· Ma è proprio vero ed è mai possibile che se ne sono accorti solo ora della vera portata di questa crisi?
· Cosa bolle in pentola?
· A che gioco stanno giocando?
· Potrebbe esserci sotto qualcosa che mette a rischio i nostri sudatissimi piccoli risparmi come purtroppo spesso è successo?
Intanto che ci riflettete anche voi iniziamo a meditare anche noi. Di base non crediamo ai complotti “mondiali”, quelli “sionisti”, “massonici” o quant’altro. Ci è sempre (poi magari sbagliamo) sembrata spazzatura informativa anche se capiamo essere molto consona alla cultura italiana dell’Azzeccagarbugli manzoniano e anche se a volte si è dimostrata più o meno tragicamente vera (vedete P2, Gladio, Gelli, ed altri finiti più o meno male, galera ospedale e suicidi). Ma appunto sono eccezioni. E’ che iniziamo a sentire una piccola puzza di bruciato. Sarà la nostra cronica diffidenza verso l’informazione finanziaria (quella che poi riguarda i risparmi di tutti noi) che riteniamo essere, quasi sempre (salve rare e preziose eccezioni) viziata da un palese conflitto d’interessi molto ingarbugliato quando viene da queste istituzioni megaimportanti, sarà quel sano vizio alla prudenza che ci ha risparmiato in questo terribile ultimo anno, sarà quel minimo senso di coerenza, che capiamo benissimo non albergare nella classe dirigente mondiale, ma che a noi piace così tanto, quella logica di pensiero che porta a cambiare le opinioni (altrimenti si muore) ma non a stravolgerle nel giro di pochissimo tempo… Non sappiamo… o meglio qualche idea inizia a saltarci per la testa come grilli. Vi terremo informati tempestivamente sperando che le nostre supposizioni non siano corrette… Non escludiamo “nota” straordinaria a breve (nostro tempo permettendo…).
Il G7 riunito a Roma in questi giorni ha adottato un motto vero ma ipocrita: “blocchiamo il protezionismo”!
Tecnicamente il protezionismo è una corrente di pensiero economico che prevede la messa in atto di tecniche più o meno esplicite volte alla protezione dell’economia interna di una nazione o di un area commerciale al fine di salvaguardarla a scapito del resto del mondo. La corrente di pensiero opposta prende il nome di libero-scambismo (che è un aspetto del più generale liberismo). Normalmente viene effettuata attraverso diversi sistemi, che nel corso del tempo si sono stratificati diventando più o meno “occulti”:
I più espliciti sono i dazi all’importazione e il contingentamento: una sorta di tassazione all’origine che ha il duplice effetto di aumentare il prezzo di vendita dei beni importati (a tutto vantaggio di quelli nazionali) e di aumentare il gettito erariale dello stato. E’ come chi fuma. Chi compra un bene soggetto a dazi accetta in modo autonomo di aumentare la propria aliquota di tassazione globale. Una sorta di autotassazione. Siccome generalmente, a qualunque persona razionale, non piace aumentare il carico di tassazione effettivo, o spendere di più per lo stesso oggetto, il risultato generalmente (a meno di differenze enormi di qualità percepita) è uno spostamento della domanda su beni analoghi a produzione nazionale. Nel breve periodo si salvaguarda utili e occupazione nazionale (a scapito di quella estera) ma nel medio e lungo si tolgono importanti incentivi alle imprese nazionali a diventare più efficienti (manca il sano confronto concorrenziale, vedi URSS) e si incancreniscono le inefficienze nell’allocazione delle risorse.
Più sottile e meno “automatico” sono i dazi sull’esportazione. Sembrerebbe un controsenso in quanto renderebbero meno conveniente la vendita all’estero di beni a produzione nazionale; Generalmente, invece, risultano molto applicati (seppure in una variante meno esplicita) e riguardano materie prime, fonti energetiche ma anche prodotti agricoli e di altissima teconologia, in cui la nazione si trova ad essere per ragioni geologiche e storiche (la natura sembra non interessata ai problemi economici e politici dell’uomo) in condizione di monopolio od oligopolio. È un modo per mettere in difficoltà i paesi importatori e creare riserve più o meno pubbliche anche molto ingenti. Ne è un classico esempio il cartello del petrolio (OPEC - Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio). Un piccolo numero di nazioni (attualmente 12) che controlla circa il 78% delle riserve mondiali di oro nero (e puzzolente!). Questi non applicano veri e propri dazi all’esportazione, ma tramite controlli sull’attività estrattiva (quote per singolo aderente) tengono fittizziamente alto il prezzo di vendita creando un aggravio di costo ai consumatori di petrolio o loro derivati (praticamente tutto il mondo) e accumulano ingentissime risorse (i vari “fondi sovrani”).
Il discorso è analogo per la produzione di diamanti (e in parte di oro), in mano a pochissime aziende di pochissimi stati, per la produzione di prodotti agricoli da parte di quasi tutti i paesi mondiali (USA e UE in testa), con il sistematico e codificato utilizzo delle quote produttive (quote latte) o delle distruzione di derrate, ma anche nella tecnologia software (Microsoft) e hardware (produzione di silicio e chip).
Questa forma di protezionismo viene sostanzialmente applicato ogni qual volta una nazione si trova ad avere aziende monopolistiche mondiali in un determinato settore o per precise scelte politiche. La storia ci insegna che quando si presenta l’occasione, non viene mai lasciata scappare al di là dei proclami mondiali di facciata!
Come si intuisce, si tratta di una “drogatura”, di un “inciucio” di interessi che rappresenta per sua natura una aberrazione delle leggi del libero mercato e crea poderose inefficienze. Sono innegabili gli effetti deleteri delle quote latte (su cui torneremo presto) che “obbligano” le mucche a produrrne solo una certa quantità (ma anche qui la natura se ne strafrega delle esigenze dell’uomo) e si sostanzia in una distruzione dello stesso con sperpero e costi o in frodi difensive più o meno importanti. Idem tutti gli interventi a sostegno dell’agricoltura (la famosa autosufficienza alimentare) importantissima per i governi sovrani, quasi quanto gli armamenti, che arriva sempre a distruggere derrate per limitare l’offerta e tenere alto il prezzo.
Il contingentamento è una vera e propria limitazione quantitativa all’importazione di merci. Si stabiliscono quote massime per i diversi bene dei diversi settori.
controllo del rapporto di concambio tra monete: per evitare inutili dupplicazione vedere quanto detto nella nota 17. E’ la forma di protezionismo preferita dalle economie emergenti e dall’Italia pre-euro. Sono tese ad evitare il rafforzamento della propria moneta (vedere Cina) o alla “svalutazione” competitiva della stessa (vedere Italia dagli anni 70 agli anni 90 compresi).
Dumping: pratica attualmente in declino (ma a ondate ritorna sempre e questa fase ne è propizia). Si sostanzia in vendite sottocosto nei mercati esteri per favorire la “penetrazione” ed uccidere sul nascere le nascenti imprese locali. I margini persi nei mercati esteri vengono recuperati con prezzi alti sui mercati domestici. Per poterla fare occorrono diverse condizioni:
· Essere monopolisti nel mercato interno (cioè essere price maker)
· Avere dimensioni internazionali
· Appartenere ad una nazione economicamente avanzata
Premi, agevolazioni creditizie e fiscali a favore di aziende nazionali. È il caso, ad esempio, dei recenti aiuti al settore auto (uno dei più colpiti assieme al bancario assicurativo) dato dalla Francia, che ha fatto “arrabbiare” enormemente la Germania (altro notevole produttore di auto) e probabilmente vero motivo della dichiarazione del G7 di Roma. Sostanzialmente la libera concorrenza non vorrebbe che venissero concessi aiuti “speciali” ad alcune imprese del settore a tutto scapito delle altre. Sempre in questa ottica protezionistica si collocano gli aiuti all’auto (FIAT) dati dall’Italia. Sono solo più sottili e “furbi”, come è nel nostro carattere plurisecolare. Gli incentivi, fintamente generici e a favore di tutti, sono abilmente mascherati da sensibilità ecologiche notoriamente latitanti alla nostra classe dirigente. Andando a vedere (limite di emissione di 120 e cilindrata sotto i 1.300 cm cubici) scopriamo che i modelli attualmente sul mercato che beneficeranno degli incentivi massimi sono solo 4 (3 della Fiat leader di segmento e 1 della Citroen (in odore di matrimonio alla Carla Bruni con il Lapo Maximo) . Morale come più volte ricordato sono aiuti alla Fiat. L’esempio americano del settore è devastante per il liberismo: MLD di dollari a pioggia e bruciati in modo pessimo dalle ex tre big.
D’altra parte presto scopriremo che il liberismo sfrenato non è una panacea nel senso letterale della parola, la dergulation degli anni 90 e primi 2000 è stato l’humus su chi sono fioriti gli azzardi finanziari che ora ci stritolano. Ma ne parleremo diffusamente più avanti.
Storicamente, il mondo ha continuamente oscillato tra le due “vocazioni” senza probabilmente mai raggiungerle al 100%. Come se fossero due pensieri puri, hai quali si può legittimamente aspirare ma non approdare in maniera definitiva. Questo ci insegna che forse è arrivato il momento di superare questo approccio. Vedremo come!. Normalmente i sistemi economici scivolano nel protezionismo conclamato a seguito di crisi economiche (come quella attuale) e sviluppano un protezionismo più sottile e tollerato nei momenti di abbondanza! L’Italia (e la Germania nazista) ha sperimentato nel ventennio, un protezionismo tutto particolare. Venne chiamata Autarchia. Il modello era quello dei borghi medioevali o delle famiglie coloniche. Piccola comunità totalmente autosufficiente. Ha trovato le sue origini in quel “colonialismo da straccioni” (come l’apostrofò l’Inghilterra) che fu l’invasione dell’Abissinia. La società delle nazioni (l’alter ego dell’ONU di oggi) ci impose un embargo. Si sa, era caratteristica tipica di quel periodo far passare una sfortuna per un pregio eroico e virile. Del tipo: “tanti nemici tanto onore”. Vennero a mancare petrolio, carbone cotone e lana e tant’alrto. Si lanciarono con molta enfasi (ma era una difesa) i prodotti autarchici. Al posto del The c’era il karkadè (fiore dell’Ibisco) che proveniva dalle colonie africane. Non era proprio come bere il the, ma era ottimo contro la stipsi! Le auto venivano fatte andare ad alcool (non male per i tempi…) o a tutto ciò che bruciava, e alla fine ebbe grosso impulso la chimica e la ricerca scientifica (non male neanche questo…). In generale però fu un fallimento che portò abbrutimento e fame e che fini per sempre, come esperienza storica, con una guerra disastrosa. Una curiosità. I prodotti italiani surrogati di quelli esteri erano di qualità peggiore se non infima. Nacque lì, quel fenomeno culturale tipicamente nostro di “esterofilia”. Di trovare migliore e più bello il prodotto made in estero rispetto al nostro.! Insomma il contrario dei cugini francesi. Nacque sempre lì il modo di dire “merce di prima” tuttora usato nel linguaggio comune. Non stava ad indicare la qualità della merce, ma che si riferiva a prima dell’autarchia, quindi che era estera!
Questo è, in termini tecnici con una briciola storica, il protezionismo. Visto così sembra qualcosa di veramente negativo, e sicuramente lo è per davvero. Ma, le vere domande (perdonateci l’ironia con cui le poniamo, ma viene spontanea) a cui bisogna rispondere sono:
· Il libero-scambismo esiste davvero o è la solita “bugia” finanziaria?
· è il protezionismo un demone e il libero-scambismo (che già nel nome ricorda un gioco per adulti) l’acqua santa? Quali sono i limiti del libero scambiasmo?
· Chi propugna il libero-scambismo, questi paladini del G7 senza ne macchia ne paura è disposto a metterci la moglie (o il marito) o lo dice solo per gli altri e si gode la festicciuola?
· Soprattutto: esistono delle alternative a questi due modelli che per un verso o per l’altro sono fallaci e hanno entrambi provocato disastri inenarrabili?
La parte interessante capiamo essere questa, ma per motivi di tempo e di lunghezza li tratteremo nella news che vi spedirò la prossima settimana.
Intanto meditiamo sul fatto che il G7 viene a parlare di “abolizione del protezionismo” proprio quando gli USA hanno varato la più grande manovra protezionistica di tutti i tempi. Parlano di nuovo ordine mondiale proprio quando questa crisi la hanno scatenata loro con il loro “non” ordine mondiale. Meditiamo sul fatto che negli Usa sono già stati varati impegni finanziari per oltre 9 trilioni di dollari a fronte di un PIL di poco maggiore di 14 trilioni di dollari (e gli USA mantengono la AAA!). Meditate sul fatto che all’annuncio del piano del nuovo segretario del tesoro usa, la borsa ha fatto un tonfo di oltre il 4%.
Portate un filo di pazienza! A presto
AZIONI
Prime due settimane del mese ribassiste (come da previsione di nota 17).
Bene gli emergenti con Russia e Brasile in testa.
Il bias mondiale rimane tristemente e cronicamente fortemente ribassista!
Lunedì esce il dato sul PIL nipponico! Controllatelo. Sarà terribile! Col segno meno vicino alle due cifre! Vedremo l’impatto sulle azioni.
Da tempo la borsa è laterale. Si attende un veloce rimbalzo e la successiva ultima ondata di ribassi. Potrebbe essere che il rimbalzo non parta, ma il pessimismo che aleggia nei palazzi del potere che ora giocano a chi la vede più nera ci fa ritenere che presto partirà! Lo s&p viaggia tra gli 800 e gli 870 punti. Una rottura di questa banda in un senso o nell’altro dovrebbe dare la direzione. Se parte il rimbalzo, il dollaro crolla, altrimenti recupera.
Questa che stiamo vivendo è la classica calma piatta apparente prima della tempesta. Oramai le borse sembrano quasi assuefatte alle pessime trimestrali (in parte già scontate nei prezzi) e questo è un segnale positivo. In mancanza di dati catastrofici (sinistramente possibili in questo limbo) si attende un rimbalzo verso quota S&P di 1000 su cui alleggerire. Se arriva la vera bad news si dovranno tracciare nuovi minimi e attendere ancora per il rimbalzo
Orecchie dritte!
scenario di breve: laterale – rialzista
senario di lungo: fortemente ribassista
OBBLIGAZIONI
Nelle ultime due settimane i titoli di stato hanno offerto ottime soddisfazioni e hanno riportato in positivo i nostri personalissimi portafogli.
Riteniamo che con l’abbassamento dei tassi a breve (euribor ai più bassi livelli storici) e l’aumento dell’inclinazione della curva che ne è derivata, dovremmo assistere nel breve medio periodo ad un appiattimento verso il basso della curva a lungo (oggi con un differenziale sui 10 anni maggiore che negli USA). Morale dovrebbero continuare ad arrivare buone soddisfazioni su questo tipo di investimento. Quindi sul nostro personalissimo portafoglio ci teniamo sulla parte tra i 5-7 anni, per sfruttare l’abbassamento. Se dovessero rimbalzare le borse, probabile un rintracciamento che però non giustifica l’abbandono della posizione che riteniamo molto buona nel medio perido. Con un SE!!!
Su tutto il comparto aleggia un fantasma, rievocato da Tremonti:
questo ha buttato un sasso nello stagno in un momento delicatissimo, con anche qualche ripercussione di borsa. A sostenuto che non è da escludere nei fine settimana un fallimento di una banca europea. Poi ha ritrattato! Non è una frase leggera! Solo uno sprovveduto (e non lo pensiamo) o un ben informato si lascia, nella sua posizione, sfuggire una frase del genere. Non la abbiamo capita per niente ma ci lascia fortemente inquieti…
Deutsche Bank, per rincarare la dose, ha giocato a fare la furbetta. Ha calcolato la sua leva con i sistemi anglosassoni (rispettabilissimi) e ha pubblicato il bilancio con quelli europei. Piccolo problema, con i criteri anglosassoni (molto meno severi) il grado di leva risultava intorno ai 28 e aveva suscitato ammirazione ed entusiamsmo. Con quelli Europei passava il 72 in peggioramento!!!! Tutto questo veramente, non ci tranquillizza affatto. I trucchetti contabili sono bruttissimi segnali! La considerazione da fare è terribile e vogliamo credere da fanta-finanza. Se solo (lo diciamo come incubo peggiore, fanta finanza appunto) una delle prime 15 banche europee (che spesso hanno indebitamenti maggiori del PIL di intere nazioni europee!!!) e che sono ad altissima leva e spesso esposte verso i mercati dell’Europa emergente dovesse scricchiolare, il salvataggio della stessa per l’UE diventerebbe superproblematico. Se poi si considera l’effetto catena che ha dimostrato palesemente il caso Lehman, allora lo scenario sarebbe da catastrofe totale e il debito pubblico europeo diventerebbe incontrollato con rendimenti alle stelle. Il nostro portafoglio crollerebbe. Solo massiccia stampa di moneta con acquisto di titoli pubblici porrebbe un paracadute. Ovviamente i fallimenti verrebbero comunicati il fine settimana. A borse ferme. Chi è dentro non può più far nulla. Se qualcuno fosse timoroso in questo senso dovrebbe rimanere in liquidità. Staremo attentissimi e speriamo che questa pessima “buttade” di pessimo gusto sia stata solo funzionale a fare pressioni per l’emissione di obbligazioni pubbliche europee. Unico modo per raccogliere denaro a spread germanici e scaricare le tensioni dei paesi più deboli sull’intera erozona. Veramente siamo perplessi…
Benino anche il comparto corporate in euro
Salvo sorprese inimmaginabili:
scenario di breve: laterale
senario di lungo: rialzista sui corsi sulle scadenze più lunghe
scenario corporate di breve: laterale rialzista sui corsi
scenario corporate di lungo: rialzista sui corsi
COMMODITIES
L’oro ha toccato in settimana i suoi massimi storici da 8 mesi. Si è portato in vicinanza di 950 $ per oncia per chiudere intorno ai 942 $ per oncia a fronte di un record storico di sempre nel 2007 a 1.030 circa $ per oncia. Da inizio anno ha portato a casa un bel +7%. L’oro dunque si mantiene forte e va a delineare sempre più il suo ruolo di bene rifugio contro la sostituzione del debito privato con debito pubblico e a fronte dell’aumento spropositato di carta moneta. Una volta l’oro era l’approdo preferito dai risparmiatori in periodi di alta inflazione e tassi reali in territorio negativo e veniva “dimenticato” in periodi di bassa inflazione. Oggi ha assunto una funzione protettiva in deflazione! Non è un bel segnale! Il resto delle commodities (CRB) perde il 5%. Oggi con un grammo d’oro si acquistano quasi 25 barili di petrolio. Un anno fa poco più di 7! Questo segnale la dice lunga. Il mercato non crede alla ripresa, ma sembra credere al fallimento della politica economica. Oggi il valore dell’oro è dettato solo dalla paura. Nel nostro personalissimo portafoglio, dopo le soddisfazioni avute dall’oro iniziamo a prendere in seria considerazione un suo alleggerimento soprattutto se dovesse avvicinarsi come pensiamo a quota 1.000. Se si dovesse verificare il tanto ambito rimbalzo di Fibonacci sul mercato azionario, potrebbe iniziare a rintracciare pesantemente. Nel lungo periodo è ancora bene di investimento assoluto anche se non a buon mercato
Previsione di breve oro: moderatamente rialzista
Previsione di lungo oro: rialzista
Previsione di breve CRB: laterale
Previsione di lungo CRB: ribassista
VALUTE
Il dollaro si mantiene oramai da mesi nella fascia di oscillazione 1.27 – 1.32 e come detto in note precedenti ha una correlazione inversa rispetto alle borse. Vediamo male lo Yen, con un’economia troppo debole ed estero dipendente. Previsto un crollo del PIL (la stima arriva lunedì) impressionante! Per il momento non ci sentiamo di sbilanciarci, ma vi terremo informati sulle News del Blog. A presto, sul nostro personalissimo portafoglio prenderemo posizioni ribassiste sul dollaro. Il tutto è determinato dalla partenza o meno del rintracciamento borsistico. Se parte vendere dollari, se sfonda al ribasso comprarli.
State on line!
Scenario di breve dollaro: laterale ribassista contro euro
Scenario di lungo dollaro: ribassista verso euro con zona di arrivo 1,50 circa
Scenario di breve yen: ribassista verso euro e dollaro
DATI MACRO ENTRANTI
Settimana discretamente densa di notizie:
PORTAFOGLI
I portafogli con cambiamenti effettuati, performance, composizione e analisi sono sul blog: http://financialmarketanalisys.blogspot.com/
Li potete ingrandire e stampare cliccandoci sopra.
Questa Nota è disponibile per lo scarico in PDF sempre sul Blog
Abbiamo aggiunto nel Blog degli utilissimi tools (in fondo, in coda a tutti i post) quali il prezzo live dell’oro e del petrolio, il prezzo con aggiornamento automatico ed in real time di tutte le maggiori valute ecc. Speriamo di avervi fatto cosa gradita.
Un cordiale saluto
Claudio Bonilauri
lunedì 16 febbraio 2009
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